Tutto il Partito Democratico si aggrappa a Pompeo

Ecco perché la conferma alla presidenza della Provincia diventa decisiva per i Dem. Il risultato di Frosinone diventa strategico anche su uno scenario nazionale. E proietterebbe in una dimensione diversa il sindaco di Ferentino

Tutto il Pd a sostegno di Antonio Pompeo”. In realtà va letto “Tutto il Pd si aggrappa a Pompeo“.

Va interpretata cosi la dichiarazione rilasciata nel pomeriggio da Domenico Alfieri, segretario provinciale reggente del Partito. Perché davvero i Democrat a livello locale si aggrappano al presidente della Provincia e sindaco di Ferentino. O rischiano di affondare.

 

Alfieri annuncia:  «Per la prima settimana di ottobre convocheremo la direzione provinciale del Partito Democratico nella quale ufficializzeremo il sostegno e l’appoggio ad Antonio Pompeo per la riconferma alla guida della Provincia di Frosinone».

È la risposta del Pd al proclama con cui il Centrodestra ha annunciato la candidatura unitaria di Tommaso Ciccone, sindaco di Pofi.

Il centrosinistra una le stesse armi lessicali, lancia gli stessi segnali di unità e compattezza al proprio elettorato. Se possibile, ancora più forti.

Alfieri infatti sottolinea che «Antonio Pompeo 4 anni fa ha vinto con un Pd diviso, oggi i Democratici sono tutti con lui (…) Abbiamo la maggioranza dei consiglieri nelle amministrazioni locali per fare la differenza anche stavolta. ».

 

Fin qui è strategia della comunicazione. Come pure il mettere in risalto l’immagine vincente di Antonio Pompeo nel Pd: due volte sindaco di Ferentino e presidente della Provincia; mai sconfitto. Non solo: esattamente come Nicola Zingaretti, Pompeo ha vinto in controtendenza, nel momento in cui il Pd è crollato. Sul piano nazionale e locale.

 

Ma il punto politico è un altro: Pompeo ormai rappresenta l’ultima architrave dei Dem: enti come la Saf e l’Asi, strategici per le politiche dei rifiuti e dell’industria, sono guidati da Lucio Migliorelli e Francesco De Angelis. Però è la Provincia che tiene il filo rosso, soprattutto per quanto riguarda l’assemblea dei sindaci.

Il partito Democratico non può permettersi di perdere la guida della Provincia. Perché crollerebbe l’intero argine politico. Cadrebbe la serie di relazioni che Antonio Pompeo è riuscito a costruire, soprattutto con i civici. Al punto da mettere in difficoltà quello che è emerso come il suo alter ego naturale a centrodestra, Nicola Ottaviani. Come è avvenuto nelle ultime assemblee su Saf e Asi.

 

I riflessi del risultato alle Provinciali di Frosinone si allungheranno su scala regionale e nazionale: la vittoria di Antonio Pompeo andrebbe a confermare che il Pd prospera tutto intorno a Nicola Zingaretti, che il Lazio è l’area da prendere come esempio amministrativo e politico. Che c’è una parte d’Italia nella quale il Partito si sta riorganizzando e sta ripartendo, portando i risultati. Soprattutto dopo il crollo registrato a marzo con 7 parlamentari a zero per il centrodestra.

Una vittoria metterebbe in luce la capacità di mobilitazione del Pd in provincia di Frosinone.  Proiettando su una dimensione più vasta anche il sindaco di Ferentino: al quale andrebbe riconosciuta la capacità  di aggregare “pescando” anche nel bacino trasversale. Perché oggi, di fronte allo strapotere di Lega e Movimento Cinque Stelle, è solo il “civismo” che può rappresentare un serbatoio per alimentare un Pd ridotto al lumicino.

 

La sconfitta rappresenterebbe il crollo definitivo per un’intera classe dirigente.

Ecco perché la conferma di Antonio Pompeo alla presidenza della Provincia rappresenta una necessità politicamente inderogabile per il Pd.