Un vaccino per la sindrome di Stoccolma

Il voto al Senato mette in luce una chiara serie di casi da 'Sindrome di Stoccolma'. Parlamentari e leader che si consegnano ai loro avversari lodandoli. Da Salvini - Meloni - Berlusconi per passare ai casi Rossi e Polverini. Il più grave è Conte: si consegna alle Big Pharma che non gli mandano poi i vaccini: per darli agli Usa o a chi li paga molto di più

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Il 23 agosto 1973 Jan-Erik Olsson, detenuto in permesso, un omaccione con lo sguardo improbabile e due baffetti da sparviero, fece irruzione in una banca nella piazza di Norrmalmstorg, a Stoccolma e tentò una rapina. Con l’arrivo della polizia prese quattro ostaggi tra gli impiegati e ottenne di essere raggiunto da un suo ex-compagno di detenzione. L’assedio durò cinque giorni e mezzo, poi la polizia fece irruzione col gas lacrimogeno, liberando gli ostaggi e arrestando i due uomini. Nessuna vittima. Mentre il dramma veniva trasmesso in diretta dalla tv svedese, lo psichiatra e criminologo Nils Bejerot aiutava la polizia nella trattative. Fu lui a usare per la prima volta la parola  Norrmalmstorgssyndromet, sindrome di Norrmalmstorg, durante un’intervista.

Patricia Hearst aiutò il SLA durante una rapina in banca due mesi dopo il proprio rapimento (Foto: Closed circuit security camera – FBI)

Con questa espressione intendeva descrivere il fatto che le vittime, controintuitivamente, avevano sviluppato sentimenti positivi verso i sequestratori, dimostrando preoccupazione per la loro sorte. L’attenzione si concentrò soprattutto sulla 23enne Kristen Emmark, che dalla banca aveva parlato con il primo ministro Olof Palme manifestando più paura della polizia che per Olsson. In seguito si scrisse addirittura che si era fidanzata e sposata con lui, ma era falso.

Rapidamente l’espressione mutò in sindrome di Stoccolma, e da lì in avanti è stata usata per descrivere situazioni ritenute analoghe.

Sindrome della ‘badante

Proprio l’altra sera durante il tragicomico dibattito sulla fiducia in Senato mi è venuto da chiedermi cosa avrebbe pensato il qualificato dottor Bejerot di Maria Rosaria Rossi, Senatrice di Forza Italia. Lei che ha espresso voto favorevole alla fiducia al Governo Conte, sostenuto da Pd e Cinque stelle i quali, da anni, ininterrottamente, ricoprono di insulti e contumelie non solo il Cavaliere ma tutti gli esponenti forzisti.

Una vita vicinissima a Berlusconi, eletta solo ed esclusivamente per intercessione di questo e della Pascale di cui era intima amica. La si vedeva in ogni inquadratura pubblica di Silvio, lo aiutava a scendere dalla macchina, sistemava il vestito, pronta ad ogni tipo di servizio, lo quasi scortava a tal punto e con tale intimità da essersi meritata l’acrimonioso appellativo de “la badante” per gli addetti ai lavori.

Maria Veronica Rossi (Foto Benvegnù Guaitoli / Imagoeconomica)

Cosa porta una donna, tutto sommato una mediocre parlamentare, dopo aver ricevuto da una parte politica insulti di ogni tipo, allusioni sessuali, tonnellate di contumelie ad immolarsi goffamente sull’altare della stessa fazione che la detestava?

Lo potrebbe spiegare forse solo la sindrome di Stoccolma.

Anche se sovente in Italia si trovano spiegazioni e motivazioni meno scientifiche e più terra terra spesso evidentemente legate agli affari propri. Ma scienza o no, la volgarità di compiere un determinato gesto nell’ignavia assoluta va sottolineata. Senza annunciarlo, senza fare una dichiarazione di voto, nemmeno una nota giornalistica.

La sindrome della Governatrice

Si scopre che un parlamentare cambia Partito e schieramento politico nel momento in cui vota. In cui vota la fiducia ad un governo che dagli elettori era stato chiamato ad avversare. Roba da far impallidire anche lo scandinavo dottor Bejerot che con la Rossi avrebbe vacillato ma sarebbe certamente  impazzito ad analizzare il caso della Polverini.

L’ex presidente della Regione Lazio ha compiuto la stessa identica operazione alla Camera dei Deputati. Non una badante qualsiasi ma la presidente della più importante regione italiana, eletta dalle nostre provincie dopo la mancata presentazione delle liste romane.

Renata Polverini e Mario Abbruzzese (Foto: Daniele Scudieri / Imagoeconomica)

Passionaria Finiana convertita al Berlusconismo assoluto e bersaglio continuo degli strali della sinistra. Sindacalista dell’unico sindacato di destra da sempre schiacciato e martoriato dai mastodonti della triplice. Si iscrive, come una qualsiasi, alle fila del neonato ed ipotetico Partito di Conte dopo aver pure flirtato (politicamente) tramite Luca Lotti con i Renziani che, infatti, si uniscono al coro degli insulti unanimi del centrodestra.

Roba da fare impazzire pure gli psicologi svedesi più coriacei.

La sindrome di Salvini e Meloni

Ma la sindrome è subdola, si insinua, colpisce silenziosa ed in altri modi e contesti si afferma anche nei vertici del centro destra. Come altro leggere altrimenti l’incontro che Berlusconi Salvini e Meloni hanno richiesto ed avuto con il presidente Mattarella.

Incontro finalizzato ad un intervento nella non più sostenibile situazione governativa che mostra le note difficoltà di azione e di sostegno parlamentare, salvata solo dalle suddette badanti e da qualche estemporaneo Ciampolillo. (Leggi qui Attaccati ad un Ciampolillo: è la democrazia, bellezza).

Sergio Mattarella
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Diciamocelo, anche politici meno blasonati hanno chiaro che tutto questo ambaradan non sarebbe stato possibile se non avallato dal Presidente Mattarella. È evidente che non vuole la caduta del Governo, le elezioni le vede come il diavolo, non ha un Presidente del Consiglio di riserva.

E che fanno i leader del centro destra? Vanno a chiedere a colui che più sostiene questa operazione di prendere provvedimenti per ristabilire il corretto ed equilibrato funzionamento delle istituzioni. Avrei pagato oro per vedere la faccia di Mattarella mentre glielo esponevano.

E qui assistiamo alla sindrome di Stoccolma di gruppo un caso più unico che raro. Una innovazione assoluta. Infatti che effetti ha sortito l’incontro? Zero.

Ma se non eravamo ancora convinti, il giorno dopo, predicando stabilità a favore degli italiani, lo stesso esatto argomento dei loro avversari, hanno pure votato tutti i provvedimenti economici del governo che altrimenti non sarebbero mai passati. Anche se questo somiglia più alla sindrome di Tafazzi, ma questa è un’altra cosa.

Se Sparta piange Atene non ride

Cosa dire del povero Pd che pur di stare al governo è costretto ad assistere a “la qualunque”. Sopportare quel damerino narciso di Conte, le follie dei 5 stelle ed ingoiare qualsiasi ameno provvedimento. Un Partito dall’antica tradizione ostaggio di un premier mai eletto e di gruppi parlamentari popolati di strani soggetti dalle idee balzane. Se non sono loro innamorati dei loro carcerieri per sopportare tanto chi allora.

Ma il più colpito dalla sindrome nelle ultime ore è evidentemente Conte. Non per i suoi equilibrismi parlamentari, il mercato delle vacche, le casalinate. No molto peggio.

Giuseppe Conte

Dopo mesi di bombardamenti mediatici di annunci di negazionismi e antinegazionismi. Dopo profluvi di ringraziamenti e salamelecchi nei confronti delle grandi aziende farmaceutiche mondiali, indicate come i salvatori del mondo. Le Big Pharma, Essenze taumaturgiche degne di mondiale devozione. Scopre dopo innumerevoli messaggi di amore e sottomissione che con cinismo unico e baro unilateralmente riducono più che dimezzando le dosi del vaccino all’Italia.

Un colpo esiziale non per le sciocche diatribe politiche nazionali ma per la salute di milioni di italiani che erano in attesa della promessa e sbandierata vaccinazione. Se permettete una cosa molto seria.

Il cinismo delle Big Pharma

Adducono problemi logistici e di produzione. Fanno ridere. Lo capiscono pure i sassi che stanno concentrando più dosi possibili negli Usa per far trionfare il neopresidente Biden come salvatore della salute della patria dopo che ne avevano addirittura ritardato lo sviluppo con Trump.

Alle più si scopre che le stanno vendendo al Sudafrica ed altri stati a due volte e mezzo il prezzo dell’italia. Ed il dio denaro, se in aumento, attrae molto più anche dei contratti già firmati.

Questo scopre nuovamente un nervo che abbiamo già affrontato riguardo al dominio privato e commerciale dei social. (Leggi qui Tutti giù dalla finestra).

(Foto: Vince Paolo Gerace / Imagoeconomica)

È possibile che la salute di uno Stato sia sottomessa alle decisione di una industria privata che può decidere, in barba a contratti sottoscritti, di mettere a repentaglio la vita di milioni di italiani perseguendo solo il massimo guadagno?

No, non lo può essere. La salute degli italiani dovrebbe essere difesa con ogni mezzo non solo minacciando una causetta tramite gli avvocati dello Stato.

Ma il premier non lo può fare, non lo sa fare e non lo farà evidentemente la classe dirigente debole ed inconcludente che trasversalmente governa la nostra nazione. Perché nella quasi totalità ed in ogni ordine e grado è infatuata e devota dei nostri immaginari carcerieri. Di coloro che in vari subdoli modi che siano sociali, sanitari, economici ci tengono in ostaggio.

Il dibattito che si evita

Dove troveremo la forza politica e l’autorevolezza di contrastare questo pericolo imminente? Questo dovrebbe essere il dibattito di una classe politica interessata alle vere sorti del Paese. Ma per ora non lo è.

Allora risulta di tutta evidenza ormai che, oltre a quello del Covid, che peniamo per avere, forse per salvarci dovremmo veramente inventare un vaccino anche contro la sindrome di Stoccolma.

Ma prima di assumerlo quando sarà pronto ricordiamo di leggere attentamente il bugiardino, se ce lo consentiranno, ci potrebbe cambiare la vita.