Cabernet di Atina, vent’anni di eccellenza (Nunc est bibendum)

Ad Atina Patrizia Patini celebra il ventennale della certificazione Doc per il Cabernet locale. È stata l'occasione per ascoltare i discorsi tra i produttori di una grande eccellenza del territorio.

Marco Stanzione

Non invitatemi mai a bere...

Essere invitato da Patrizia Patini a presenziare ad un incontro sul vino è motivo di orgoglio personale. Patrizia non lo sa ma ho imparato molto da lei. Prima di diventare sommelier e scribacchino bevitore guardavo Patrizia quando era ospite fissa del programma Cibum di Alessandro Venturini su Teleuniverso. Lei è addetta agli abbinamenti dei vini che propone con i piatti cucinati durante la trasmissione. Mi sono spesso soffermato ad ascoltare le sue spiegazioni e ne ho fatto tesoro (impara l’arte e mettila da parte… Lo sto facendo bene! ).

Per l’incontro in questione il piacere è doppio perché il vostro affezionatissimo ha partecipato ad un confronto per celebrare il Ventennale dell’assegnazione della certificazione Atina Doc. Un traguardo notevole per il territorio della Val di Comino e per tutto il basso Lazio in generale.

Nella splendida cornice (si dice così nelle presentazioni serie, vero?) del ristorante Le Cannardizie nel centro storico di Atina, si sono ritrovati produttori, il Consorzio Tutela Atina Doc, il sindaco della cittadina ciociara e addetti ai lavori. Per capire ciò che è stato di questi vent’anni. E programmare le azioni per il futuro.

Tutto iniziò con il cavalier Visocchi

L’ escursus storico inizia dal secolo scorso, da figure del calibro di Pasquale Visocchi, la prima persona ad aver avuto una visione votata al futuro dell’agricoltura tout court per la Val di Comino. Agronomo ed imprenditore eccellente fu il primo ad avere l’idea di piantare i più celebri vitigni francesi nel territorio.

Perché quell’area è vocata ai vigneti da sempre: a Montecassino sono custoditi i contratti agrari relativi alle produzioni delle vigne in epoca medievale. I viaggiatori del ‘600 descrivevano quelle colline ed “i loro soavissimi frutti”. Poi grazie alle intuizioni del cavalier Visocchi Cabernet, Merlot e Semillon trovarono asilo e prosperità nella valle, che si dimostrò nei decenni a venire terreno ideale per queste tipologie.

Come non ricordare poi Giovanni Palombo… Pochi sanno che all’inizio, rientrato da anni di lavoro in Belgio, aveva una rivendita di materiali edili: era quello il suo lavoro, il vino invece lo faceva per passione, solo per lui stesso e qualche amico; andò a finire che c’era la fila per comprare il suo vino, così tanta che decise di farne l’attività principale.

Giovanni, insieme ad altri volenterosi produttori diede il là all’affermazione di questi vini e dunque al raggiungimento della certificazione Doc. Atina Rosso e Cabernet Atina sono ormai entrati nella cultura locale, sono radicati ed affermati. 

L’anno appena cominciato si prospetta essere dunque molto interessante e, si spera, ricco di avvenimenti che vedranno la Doc di Atina assoluta protagonista. Come trasformare questo ventennale un anno trionfale?

L’unione fa la forza

La “mission” di Patrizia parte proprio da un concetto tanto antico quanto attuale : “l’unione fa la forza”. Sembra un concetto semplice e naturale ma purtroppo non è sempre così nel mondo del vino, dove ogni produttore è sicuro di custodire un segreto antico, tramandato da generazioni, in questa nobilissima arte.

L’appello è allora quello di superare divisioni e  individualismi e pensare, agire e sostenersi a vicenda. Insieme. Fa piacere constatare che il “Manifesto Programmatico Atina DOC” sia stato accolto con favore dai presenti, resta da vedere se verrà messo in pratica.

Le premesse ci sono. Perché la formalità dell’incontro si è trasformata in un piacevole brainstorming dove ognuno ha detto la sua ed avanzato proposte. Il confronto è stato vero e la voglia di collaborare tangibile. Credetemi non è affatto facile, spesso provo ad organizzare degustazioni nel mio locale e trovare produttori che vengano ad assaggiare vini degli altri produttori è una cosa quasi impossibile.

Non è affatto scontato vedere tutto questo entusiasmo, la percezione che ci si può trovare di fronte ad un’annata memorabile è palpabile. Dunque ora tocca solo aspettare e vedere i fatti ma le premesse sembrano ottime, l’esperienza e la qualità ci sono. Noi di “nunc est bibendum” seguiremo e saremo presenti agli eventi di cui abbiamo parlato e cercheremo di raccontarveli nella maniera più entusiasmante possibile. 

E ora… libiamo

Si è parlato di vino con i produttori e non abbiamo assaggiato nulla? Non esiste! Fortunatamente abbiamo degustato e mangiato meravigliosamente bene: Le Cannardizie è un ristorante di vera cucina tipica, il territorio è un must da amare e rispettare. Sono tipici i fagioli Cannellini di Atina, il Pecorino di Picinisco DOP, le fettuccine, i funghi, verdure e carni sono cucinati seguendo le tradizioni. Lo chef Vittorio ci ha deliziato con un Timballo alla Bonifacio, un filetto di maiale in crosta con riduzione al Cabernet, patate al forno ed una torta per celebrare il ventennale con mandorle, ricotta e cioccolato.

Abbiamo degustato Cabernet, Merlot e anche il Semillon, molto sottovalutato nella zona ma è un bianco eccellente e dalle grandi qualità. Non farò nomi di aziende perchè erano presenti all’incontro e perchè non è questa la “sede opportuna” per rispetto di tutti, ci tengo solo a precisare che erano tutti buonissimi! Ad Maiora Atina DOC!

Non avendovi raccontato una degustazione vera e propria non propongo questa volta un abbinamento musicale ma un semplice consiglio: Atina è famosa non solo per il vino ed i prodotti tipici ma anche per la musica Jazz.

Appuntamento fisso nell’estate atinese è “Atina Jazz” quindi consiglio di assaggiare un buon Cabernet con un duo visto live proprio nell’edizione 2017 del festival, Marialy Pacheco e Joo Kraus con “Tres Lindas Cubanas”.

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Recensione a cura di Marco Stanzione, sommelier di Officine Sannite