Via al biodigestore ma tutti pensano ad altro

Il via libera all'impianto per produrre il metano in maniera green ad Anagni. Il tavolo con tutti gli enti interessati ammette: è sicuro. Ma nessuno ora discute su cosa significa sul piano economico, industriale, per le bollette dei cittadini, i posti di lavoro che si potrebbero salvare. Si pensa solo a trasformarlo in polemica politica. Perché ci sono le elezioni.

Paolo Carnevale

La stampa serve chi è governato, non chi governa

Nel 2014 era stata la ex Polveriera (o più propriamente l’ex Deposito Munizioni dell’Esercito Italiano) a diventare il perno della campagna elettorale ad Anagni. Al di là del destino dei 187 ettari acquistati al Demanio nel 2009 dall’amministrazione del sindaco Carlo Noto, a tenere banco era stato soprattutto lo scambio di accuse tra destra e sinistra sulla possibilità che quella zona diventasse una discarica regionale. Ovviamente la zona era rimasta ( ed è ancora) inutilizzata ed in disuso.

Era accaduto anche nel 2018: la Sanità usata come clava elettorale, senza però fare qualcosa di concreto. Un esempio da manuale di come in Italia (ad Anagni, in questo caso) si preferisca spesso individuare i temi più per la loro valenza polemica che per la loro importanza specifica. Non per risolvere problemi, ma per dare addosso al rivale.

E’ quello che da qualche ora sta capitando ad Anagni. Il tema è quello del biodigestore. Nello specifico: il fatto che poche ore fa la Conferenza dei Servizi (il tavolo con tutti gli organismi competenti sulla materia) ha dato il proprio parere favorevole all’impianto progettato da Energia Anagni. Società formata da Saf SpA (composta al 100% dai Comuni della provincia di Frosinone in parti uguali) da A2A SpA (il colosso da 11,5 miliardi e 13mila dipendenti posseduto in maggioranza dai Comuni di Brescia e di Milano) da Saxa Gres SpA (il gruppo ceramico che per primo aveva individuato la potenzialità del progetto).

Il merito? No, solo caciara politica

La Regione ha concesso l’autorizzazione condizionandola però alla preventiva bonifica approfondita del sito per far rientrare dentro la soglia di attenzione i livelli di alcune sostanze presenti nel terreno.

Nell’attesa che la situazione si evolva ad Anagni non si parla però minimamente del merito. Ma delle possibili ricadute a livello politico. Una specie di gioco del cerino per individuare i responsabili dell’accaduto. Un minuto dopo la decisione della Conferenza infatti, il sindaco Daniele Natalia (che fino al giugno del 2021 aveva dato il proprio assenso al progetto) ribadisce che la colpa di tutto ce l’hanno la Regione Lazio ed il Ministero della Transizione ecologica.

Dopo pochissimo, arriva la nota  comune di tutte le forze della maggioranza. Che confermano per filo e per segno quello che aveva detto il sindaco. Non ci vuole un genio per capire che questo diventerà il tema portante di una campagna elettorale già iniziata per le Comunali 2023; con l’amministrazione anagnina a tuonare contro la Regione. Quasi un replay di quanto accaduto cinque anni fa ma con l’ex ospedale: anche quella volta il governo cittadino a minacciava sfracelli contro la maggioranza regionale.

L’assurdo rimpallo

Daniele Natalia

Non che dall’altra parte le cose cambino di molto. Le forze di opposizione partono sì dal dato specifico. Usandolo però soprattutto per tuonare contro “le decisioni sbagliate del sindaco e dei suoi consiglieri”. Definiti senza mezzi termini “persone e personaggi che non rappresentano Anagni nei valori e negli interessi”. E di nuovo , dal merito si passa alla valenza politica del tema.

La verità, anche se è scomodo dirlo, è che su certe questioni bisognerebbe avere il coraggio di mettere da parte rivalità e steccati. E cercare di capire sul serio cosa serve a questa terra. Discutere su dati, cifre, cose concrete. Esattamente quello che non si è (quasi mai) fatto.

Su questo tema, come sull’ex ospedale, o sull’ex Polveriera, lo sport preferito è e rimane quello di usare un problema per attaccare l’avversario. Che la questione si possa risolvere  e come è un fattore secondario.

Ma di liti e rinfacci sterili un territorio può anche morire.

La salvezza per centinaia di famiglie

È quello che ha rischiato di fare l’intero comparto industriale di Anagni. Pochi hanno chiara in mente la catastrofe economica alla quale sta andando incontro il Lazio e con lui la provincia i Frosinone. La bolletta del gas con cui far camminare i macchinari si è moltiplicata di dieci volte.

Non è stato così per tutti. In altre parti del mondo ed anche d’Italia il gas lo fanno con i biodigestori ed i termovalorizzatori: ce ne sono un paio anche ad Anagni ma a quelli ormai la gente si è abituata e non dice più nulla. Anche perché non puzzano e non inquinano a differenza di quanto si dicesse pure all’epoca delle loro autorizzazioni. Tanto che l’allora sindaco Franco Fiorito si dimise pur di non firmare le autorizzazioni.

Il Pnrr parla chiaro: se vogliamo sperare che il mondo si salvi bisogna evitare che continui scaldarsi; per rallentare il suo riscaldamento dobbiamo smettere di usare petrolio e carbone, passando a combustibili meno inquinanti. Sta tutta lì la spiegazione dei miliardi messi nel Pnrr per la Transizione Ecologica: ti fai il gas in casa e smetti di usare il petrolio, evitando di far bollire la terra.

Ha provato a dirlo ancora una volta il Segretario della Uiltec Mauro Piscitelli come fece già un anno fa in Consiglio Comunale: quel progetto è stato esaminato dai sindacati. E sono favorevoli. Quel progetto, se non verrà rallentato, salverà il distretto ceramico della provincia di Frosinone mentre quelli di Civita Castellana e Sassuolo sono nelle stesse difficoltà ma non hanno la prospettiva del gas.

La Terra sta bollendo

Foto © Jplenio / Pixabay

La Terra sta bollendo e gli anni per salvarla sono pochi. Il colosso A2A sta partecipando a quella corsa. Il biodigestore di Anagni contribuirà a quel progetto green mondiale.

Il biometano che verrà prodotto in maniera green ad Anagni è equivalente al consumo annuo di circa 4.000 famiglie. È destinato al ridurre la dipendenza da combustibili fossili nelle fabbriche e sul territorio. Non solo: è un argine alle ecomafie ed alla terre dei fuochi. Perché non si interra più nulla ma si trasforma in gas per riscaldamenti, in anidride carbonica per acqua minerale e bibite gasate, in concime di qualità. Proprio per questo, l’impianto permetterà di risparmiare anche sull’utilizzo di concimi chimici, sostituendoli con quelli naturali.

Ma di questo non si parla. Si cerca solo il pretesto per la polemica. Per alimentare lo scontro politico.