Videocon, c’è un nuovo bando e (forse) un imprenditore interessato

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La prossima settimana il consorzio Asi di Frosinone annuncerà il quarto bando per tentare la vendita dello stabilimento ex Videocon di Anagni. E questa volta, secondo le indiscrezioni, c'è già un'impresa molto interessata all'area.

La settimana prossima il Consiglio d’Amministrazione del Consorzio Industriale Asi di Frosinone annuncerà il nuovo bando per tentare la vendita dello stabilimento ex Videocon di Anagni.

Ben 168mila metri quadrati di area industriale (come 22 campi di calcio), dei quali 73mila (cioè quasi 10 campi di calcio) sono coperti. Dopo la Fca Cassino Plant  è la seconda area produttiva per dimensioni in tutta la provincia di Frosinone. Tra le prime nel Lazio. Per la quarta volta il presidente Asi Francesco De Angelis ne tenta la vendita.

Il prezzo era stato ribassato di altri 2 milioni, portandolo a 5 milioni complessivi. Ma nessuno aveva risposto.

Ora si scende di nuovo. Ma il prezzo non è il problema: cinque milioni o anche meno rappresentano una fumata di sigaretta di fronte ai costi di ristrutturazione per un’area così vasta. Come paragone, basti pensare che a Cassino Plant Sergio Marchionne ha spesso miliardi per trasformare lo stabilimento Fca nel gioiello che è oggi. (leggi qui E De Angelis scoprì che non si può vendere il ghiaccio agli esquimesi)

 

L’imprenditore interessato

Non sarà il prezzo a spaventare l’imprenditore che ha fatto nelle settimane scorse una telefonata all’Asi per avere informazioni sulla disponibilità dell’area.

A quella telefonata è seguita, secondo alcuni, anche una visita alla struttura per rendersi conto delle condizioni in cui si trova.

Nessuna indiscrezione filtra dalle maglie dell’Asi. Che si limita a confermare l’indiscrezione del quarto bando in fase di definizione. Non conterrà variazioni sostanziali: verranno mantenuti i vincoli produttivi. E verrà limato ancora una volta il prezzo.

L’offerta, se ci sarà, potrà essere formalizzata soltanto dopo la pubblicazione del bando. E all’Asi c’è un cauto ottimismo.

 

All’interno della stabilimento stanno operando le ditte incaricate di ‘svuotare’ la fabbrica: un incarico di ‘bonifica’ affidato quando l’immobile era ancora nella disponibilità del curatore fallimentare, prima che venisse fatta scattare le clausola in virtù della quale aveva la possibilità di reclamarlo chi aveva finanziato negli anni Settanta la sua realizzazione. Facendolo finire così alla Regione Lazio e poi all’Asi.