L’urlo di Calenda: “Stanno soffocando l’automotive”

Carlo Calenda a Cassino attacca ad alzo zero Stellantis: "Non ha un piano né per Cassino né per l'Italia”. Ma Tavares a marzo è stato qui ed il piano lo ha detto. Il fondatore di Azione non ci crede. Per l'immediato: "Incentivi per svecchiare il parco auto. Ed Elkann chiamato a rispondere delle bugie”

È venuto a dire che il re è nudo. E che sotto il simbolo Stellantis c’è poco o niente per l’Italia. Lo è venuto a dire in una terra che cinquant’anni fa occupava 12mila addetti in quella che una volta era la Fiat mentre oggi ne conta poco meno di tremila. Carlo Calenda sceglie lo stabilimento che è la sintesi di un marchio: qui nascevano le 126 per il popolo e le 131 per i dirigenti, le Bravo e le Brava della ripresa, qui c’era la culla della Tipo che insieme alla Duna è stato uno dei più clamorosi buchi nell’acqua in epoca recente. Qui si fanno Giulia e Stelvio ma anche Grecale.

«A Cassino la situazione è veramente molto difficile: dalla fine del 2017, siamo al 62% in meno della produzione e al 30% in meno dei livelli occupazionali. Grandi incognite sul futuro e sulla riconversione elettrica. Tremila operai senza alcuna chiarezza su ciò che accadrà. Una volta era la più grande fabbrica Fiat dopo Mirafiori. Bisogna che questi dati si sappiano a livello nazionale: nessuna fabbrica si salva da sola».

La scomparsa silenziosa

Enzo Salera e Carlo Calenda (Foto © IchnusaPapers)

Sceglie Cassino Carlo Calenda per iniziare il giro nelle città italiane che ospitano gli stabilimenti Fca e Magneti Marelli. Ma anche per portare la sua sfida politica sui territori. La Sala Restagno del Comune di Cassino è piena. Ci sono molti di quelli che un tempo erano i quadri dei Democratici di Sinistra, da Luciano Gatti ad Antonello Antonellis, dall’ex Dem Massimiliano Quadrini all’ex Segretario provinciale della Margherita Ettore Urbano.

C’è chi nel Pd non si sente più a casa perché si è assoggettato ad un Movimento 5 Stelle che provoca l’orticaria appena viene nominato. Ma per trasformare il sentiment in preferenze occorre lavorare. Molto. Le scorse Politiche e più ancora le Regionali dicono che se non si dissodano i territori durante l’anno non crescono i voti in primavera. Ma restano tutti nel Pd o al massimo se ne stanno a casa.

E allora Carlo Calenda inizia quest’opera di semina sui terreni preparati dai quadri locali. “Quello a cui stiamo assistendo è molto particolare: la scomparsa del sistema automotive in Italia nel silenzio generale” ha detto il senatore. 

Per l’ex ministro “la fusione tra Fca e Psa in Stellantis è una balla colossale. Si è trattato di una vendita a tutti gli effetti ai francesi. Nessuno dei grandi gruppi dell’informazione tocca questo tema”.

Brutta aria per Cassino Plant

Sul caso dello stabilimento Cassino Plant dove si producono Alfa Romeo Giulia e Stelvio con Maserati Grecale dice “Non pensate di risolvere il problema del futuro di questo stabilimento se non diventa una vertenza nazionale. La realtà è che non si conosce il vero piano industriale del Ceo Tavares”.

A dirla tutta, il potentissimo capo del colosso francotorinese Carlos Tavares a Cassino c’è venuto ed a detto a chiare lettere che lui un piano ce l’ha. Ed è ben chiaro. A marzo è venuto ad annunciare che Cassino farà i nuovi Suv full electric sulle piattaforme Large. Lo ha ribadito ai sindacati. Aggiungendo che tra lavori, trasformazioni e riposizionamenti le nuove macchine usciranno da qui nel 2025. (leggi qui).

Calenda esprime tutte le sue riserve sul futuro del settore automobilistico in Italia ed in Europa: “Tavares ci dice che il massimo sarà produrre un’auto elettrica per le famiglie che costerà 30mila euro. Peccato che in Cina la facciano a metà del prezzo. In questo momento non c’è nessun piano industriale credibile di Stellantis per Cassino o per l’Italia”. (leggi qui: Tavares annuncia: “C’è un futuro premium per Cassino Plant”).

Parlare e svecchiare

Per il fondatore di Azione è in atto una specie di congiura del silenzio. Affinché tutto il settore dell’automotive lentamente vada via dall’Italia. Indica il rapporto tra i brevetti depositati in Francia e quelli in Italia: 10 a 1. La soluzione proposta come Azione è quella di “girare tutte le città italiane sede di stabilimento Stellantis e sollevare la questione affinché non cada nel silenzio”.

Vede una enorme contraddizione in quello che sta accadendo intorno a Stellantis: Carlo Calenda dice che i giornali italiani non ne parlano ed anzi continuano a parlare di fusione. “Tranne l’Economist dove i soci non possono nemmeno permettersi di telefonare all’editore” specifica, lasciando intendere che La Repubblica e La Stampa in Italia non abbiano altrettanta libertà d’azione.

Ma anche i sindacati. “In un Paese normale sarebbe innanzitutto il sindacato a chiedere a Elkann di riferire in Commissione parlamentare e ad esigere risposte certe su una situazione grave come quella di Magneti Marelli. Ma l’Italia non è un Paese normale e quindi Landini fugge il confronto in favore di paginate su Repubblica dove parla della crisi dell’automotive senza mai nominare Stellantis“.

L’ora degli incentivi

Il piazzale Ecoliri

Nell’immediato per riaccendere i motori della produzione “Occorre un grande piano di svecchiamento del parco auto circolante in Italia. Però gli incentivi non vanno destinati solo all’elettrico ed all’ibrido ma anche e soprattutto ai modelli con combustione interna che garantiscono un bassissimo livello di emissioni e sulla cui tecnologia possiamo ancora dire molto in Italia” ha detto Carlo Calenda

L’ex ministro, sollecitato sulle azioni da intraprendere dice “John Elkann va chiamato a Palazzo Chigi per chiedergli conto delle promesse fatte e non mantenute. Abbiamo 8,2 miliardi stanziati sull’Automotive che non vengono spesi perché in parte stiamo aspettano il piano di Tavares ed in parte perchè non li sappiamo spendere”. 

Dal pubblico viene rimproverato a Calenda “lei parla della difesa dell’automotive italiano ma è venuto qui in Mercedes”. Il fondatore di Azione ribatte: “Da quando ho la patente ho sempre avuto solo macchine italiane, amo le macchine italiane a differenza di chi possiede società di automotive italiane. Quella con cui sono venuto è un’auto presa a noleggio come faccio sempre quando mi sposto. Da quando Stellantis non è più un’azienda italiana però ho smesso di comprarla ed oggi ho un’Audi”.