A fare impresa sono soprattutto i "senior". In Ciociaria il gruppo più numeroso è quello degli over 60. E i giovani? Bloccati da burocrazia, paura e pochi aiuti. L'analisi del presidente Cna Frosinone Loreto Pantano
Se il genio di Cormac McCarthy sintetizzava il conflitto generazionale tra le pagine del romanzo Non è un paese per vecchi, oggi giocando a ribaltare il titolo (e collocando la questione a concetti meno alti) si può evidenziare che il nostro non è un Paese per giovani. Almeno per quel che concerne la categoria degli imprenditori. E soprattutto quelli della piccola impresa. Quella che, nella sostanza, trascina l’economia nazionale e che, a livello provinciale, rappresenta uno degli indicatori principali per testare lo stato di salute sul territorio.
L’età media degli imprenditori, rispetto a dieci anni fa, si è alzata. E non di poco. Se nel 2010, stando a un’elaborazione congiunta di Unioncamere-Infocamere, i piccoli imprenditori in Italia, sopra i cinquant’anni, rappresentavano il 54,8%, nel 2020 la percentuale ha fatto registrare un incremento di oltre 11 punti attestandosi al 66,4%.
Segno ‘meno‘ significativo (-394.733) nella differenza 2010/2020 nella fascia di età compresa tra i 30 e i 49 anni. Meno 45.437, invece, in quella dai 18 ai 29.
A questo si aggiunga un calo nel numero delle imprese e un aumento, di contro, dei piccoli imprenditori over 50.
Ciociaria “senior”
Un trend che non risparmia la provincia di Frosinone. In Ciociaria, nonostante segnali di vivacità riscontrabili nel report elaborato dalla Camera di Commercio nel tasso di crescita delle imprese (+0,16%) nel primo trimestre 2021, sono i meno giovani a fare la voce grossa in termini di imprenditoria (leggi Eppur si muove. Segnali di vita dalle imprese).
“L’incoraggiamento c’è – sottolinea Loreto Pantano, presidente Cna Frosinone, commentando i segnali di vita delle imprese sul tasso di crescita – e lo percepiamo ascoltando ogni giorno le imprese. Mordono il freno per non perdere una ripresa che senz’altro arriverà quando, anche grazie all’efficacia attesa del piano vaccinale, i consumi ripartiranno. Voglio, però, soffermarmi anche su un altro aspetto che non ha trovato il giusto spazio nelle recenti statistiche. Sto parlando dell’età degli imprenditori. È innegabile che anche il fattore anagrafico gioca un ruolo importante per la vivacità di un sistema economico”.
Un’inquadratura che, suffragata dai numeri, apre le porte di un ragionamento più ampio.
“È naturale – spiega Pantano – che una popolazione anziana, fosse anche quella riscontrabile nei titolari e soci delle imprese, sia potenzialmente meno reattiva e anche meno stimolata a indagare il futuro. Quindi, a pianificare azioni di lungo periodo. Quelle che, normalmente, determinano o accompagnano investimenti, assunzioni e scelte strategiche sulla competitività”.
L’invecchiamento dell’imprenditoria, dunque, non lascia dormire sonni tranquilli.
“Da un’indagine da noi realizzata a fine 2020 sull’età degli imprenditori iscritti nel nostro registro imprese si può immediatamente percepire un invecchiamento preoccupante in questa “popolazione”, non molto differente, d’altra parte, con le tendenze anagrafiche proprie del nostro Paese. A fare impresa – evidenzia il presidente Cna Frosinone – sono soprattutto i “senior”. La fascia di età 18-30 è, infatti, prossima al 5% e, sommando le classi fino a 40 anni, arriviamo al 20%. Il gruppo più numeroso, viceversa, è quello degli over 60”.
Pochi strumenti, tanta burocrazia
Ma da cosa deriva questa situazione? La risposta non è unica, ma va ricercata in diversi fattori. Come quelle riconducibili al concetto di originalità. Oggi, infatti, non è più sufficiente saper imitare bene qualcosa che già funziona per essere al riparo da brutte sorprese. Ma non solo. Basti pensare ai gangli della burocrazia o alle difficoltà di accesso al credito. In ultimo, ma non per importanza, a un possibile generale senso di sfiducia che, nel corso degli anni, ha reso i giovani più prudenti.
“I giovani – prosegue Loreto Pantano – fanno sempre meno impresa e in tal senso una fetta di responsabilità è da trovare, oltre che nella complessità burocratica, anche nel sistema bancario. Le difficoltà di accesso al credito sono frutto della scarsa propensione nel finanziare nuove imprese e a erogare piccoli finanziamenti. Ovvero quelli più richiesti dalla microimprenditorialità che compone il nostro tessuto economico e produttivo”.
E Il sistema degli incentivi pubblici come si pone di fronte a questo tema? “Purtroppo – risponde Pantano – si sono smarriti, sulla strada degli incentivi, quelli che un tempo non troppo lontano erano chiamati i “prestiti d’onore” di derivazione nazionale e regionale. Contribuivano a creare impresa sulla scorta di progetti ed idee presentate da giovani aspiranti imprenditori concedendo loro piccoli contributi a fondo perduto utili e spesso indispensabili per avviare le attività“.
E lo strumento Nuove imprese a tasso zero, conclude il presidente Cna Frosinone, “che in parte di quei contributi rappresenta un’evoluzione, risulta nei fatti e dalle statistiche molto selettivo. Per questo è poco appetibile per molte realtà. Dalla sua istituzione sono state finanziate meno del 20% delle domande presentate. Va bene fare piani d’impresa, approfondire l’idea, studiare il mercato, la concorrenza, il marketing, ma alla fine resta il problema finanziario e iniziare senza denaro è dura”.