Pizzuto, il visionario che farà una supercar elettrica a casa dell’Avvocato

Cita Van Gogh e il suo sogno ha le forme di Fulminea, l'auto che ripropone il dilemma di Stellantis Cassino. E delle nuove rotte automotive

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Ci sono idee e ci sono uomini che le cesellano, uomini che fanno di quelle idee un sogno. E ci sono sogni che alla fine diventano molto più che tali: perché è tenace chi li insegue ed è buio il tempo a cui quei sogni dovrebbero portare luce. La luce che sta mancando ad un intero settore produttivo italiano e il buio che avvolge la galassia Stellantis. Gianfranco Pizzuto il suo sogno ce l’ha e quel sogno è già struttura: rilevare lo stabilimento di Grugliasco intitolato a Gianni Agnelli, quello ex Maserati ed ex Bertone, e fabbricarci un’auto del tutto nuova.

Il primo modello, la “Fulminea”, avrà una dotazione batteria ibrida, in combo di celle Li-ion con elettrolita allo stato solido prodotte da ABEE (Avesta Battery Energy Engineering) a ultracondensatori. Loro daranno energia in “boast” ai quattro propulsori di un’auto mostruosa, bella e moderna. Una supercar con una potenza complessiva di 1,5 MW, pari a 2.040 cavalli, con un’accelerazione da 0 a 320 km/h (non a 100, eh…) in meno di 10 secondi.

Un sogno che è già realtà complessa

Gianfranco Pizzuto con un modello in scala della sua hypercar

Ma il sogno di Pizzuto è sistemico, e prevede anche una vera “Gigafactory italiana che sfrutti il know-how sviluppato per le batterie”. L’idea del Ceo di Automobili Estrema Srls è quella di creare un polo produttivo dell’eccellenza automobilistica nel segno dell’elettrico. E di dare start con una hypercar elettrica che ha il nome della velocità con cui oggi l’Italia ha bisogno di cambiare rotta. E di una velocità con cui in particolare una certa parte dell’Italia è impiccata a numeri di produzione tetri.

Si tratta di quella parte che vede l’abazia di Montecassino affacciarsi sulle nuove “dimensioni” dello stabilimento Stellantis di Piedimonte San Germano, che ha chiuso il 2023 a meno 11,3% di produzione. Quei soli 48mila veicoli prodotti non sono solo numeri, essi sono la grammatica di un mutamento radicale che sta mettendo all’angolo i precedenti schemi dell’automotive, l’indotto, il lavoro e l’economia di un territorio. E che ha rimesso i sindacati in garitta.

Da Grugliasco a Cassino, con Stellantis in affanno

La Palazzina Uffici dello stabilimento Stellantis Cassino Plant

Fino al 2017 i veicoli prodotti a Cassino erano stati 135mila, frutto del lavoro di 1200 lavoratori in più dei circa 3mila di oggi. Le due briscole d’oro della mano lanciata sul tavolo a suo tempo da Sergio Marchionne, Giulia e Stelvio, sono ormai carte lise dal tempo. Un tempo che ha visto il mondo delle auto spingere verso l’elettrico, la ex Fca diventare transalpina e il mondo della produzione cedere a delocalizzazioni e nuove mappe di opportunità finanziaria ed economica in purezza. Dove non conviene più si va via, e dove si arriva la concorrenza è comunque forte e più lanciata in avanti.

Il risultato? Stellantis va meglio ma non bene, Stellantis Cassino va male ed un intero territorio sta pagando pegno a quel crash in attesa che il plant della Città Martire viri verso le nuove produzioni sulla piattaforma Stla Large. Su cui nasceranno i nuovi modelli premium. Un crash che non aveva risparmiato neanche l’ex stabilimento Maserati di Grugliasco. Proprio quello dove Gianfranco Pizzuto vuole mettere a dimora la sua idea, presentata a Torino mesi fa e pronta a diventare l’alternativa alla “caduta degli dei”. Come, con che tempi ed in forza di quali step ce lo ha spiegato lui di persona.

Gianfranco Pizzuto e il suo sogno: ce lo racconti e si racconti in dieci righi ed un “qb”
La Maserati di Grugliasco

Forse è un sogno ma anche un’idea fissa. Sono convinto che possiamo risollevare le sorti dell’industria automobilistica italiana partendo da un fabbrica doppiamente “ex fabbrica”. La ex Bertone ed ex Maserati di Grugliasco, può diventare il simbolo della rinascita come una fenice che risorge dalle ceneri.

Ripartire da questi 210mila metri quadrati, un sito produttivo modello nato sotto l’era Marchionne, e trasformarli in un hub tecnologico e produttivo per promuovere la mobilità sostenibile e la nuova industria che non ha bisogno di bruciare combustibili fossili per esistere. Sono sempre stato un imprenditore sensibile a questioni ambientali e sociali, negli ultimi 2 decenni mi sono dedicato a molti progetti di elettrificazione dell’automobile, i due decenni precedenti invece gli ho passati nella produzione di macchine agricole e movimento terra.

Sono un eterno “start upper” che oggi ha 62 anni con una mission da portare a termine. Parto da Grugliasco, poi vediamo.

Partiamo dall’ovvio: lei ha in agenda di rilevare lo stabilimento ex Maserati di Grugliasco per farlo diventare sito produttivo di una cosa che ha chiamato “Fulminea”. Aveva già fiutato l’aria prima degli altri, fulmineamente appunto, o la chiusura ha funto da accelerante?
Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica

Ad inizio novembre 2023, un amico mi inviò un link su whatsapp chiedendomi di dare un’occhiata. Si trattava di un annuncio su “Immobiliare.it” dove veniva messa in vendita la storica palazzina Uffici dello stabilimento di Cassino e veniva offerta in vendita la fabbrica “AGAP” (Avocato Giovanni Agnelli Plant) di Grugliasco. Due immobili di queste dimensioni e storia tra gli annunci di vendita di monolocali e garages…

Provai un profondo senso di frustrazione, qualche settimana prima ci ero passato davanti per andare a trovare una concessionaria della zona e mi chiedevo come mai lo stabilimento apparisse “svuotato”. Chiamai l’amico e gli dissi: “dirai che sono pazzo, ma a me piacerebbe fare un tentativo, voglio tentare di acquistare la fabbrica”. Quello stesso giorno inviai una mail alla società immobiliare chiedendo la possibilità di visitare la fabbrica. Risposero il giorno dopo ed è così che l’avventura ebbe inizio.

Il progetto di Automobili Estrema punta a recupero e rilancio e porta il nome di “Estrema Technology Hub”. Quindi ha un “totem” ma anche un’articolazione ed un contesto: ritiene che lo stabilimento a Grugliasco possa diventare il luogo del riscatto?
Gianfranco Pizzuto (Foto Imagoeconomica)

Vorrei che la nostra hypercar elettrica Fulminea venga prodotta in questo stabilimento. Sono convinto che Fulminea possa fungere da catalizzatore ed attrarre altre aziende a stabilirsi nel sito insieme a noi. Iniziamo con i nostri partner di progetto a cui abbiamo chiesto di prendere anche un minimo spazio.

Vogliamo lanciare un segnale forte, diamo l’esempio facendo squadra con chi ha voglia di riscatto. Grugliasco e l’ “Estrema Technology Hub” dovrà essere un punto di partenza non di arrivo.

Ha trovato dei finanziatori ed interlocutori territoriali? Nel pratico a che punto siamo ad oggi, gennaio 2024?

Al momento sul territorio ho trovato aziende e persone disposte a collaborare in varie forme. C’è chi con molto entusiasmo mi ha contattato offrendo prestazioni professionali “pro bono” per esempio. O aziende che hanno manifestato un interesse a prendere in affitto superfici importanti per dimostrare concretamente il proprio sostegno al progetto.

Da Milano sono stato contattato da diversi gruppi bancari, assicurativi e fondi di investimento interessati ad entrare nel capitale (equity) della “New-Co”, riducendo sensibilmente la parte che dovremo finanziare a debito. Adesso si tratta di concretizzare tutte queste manifestazioni di interesse e di buoni propositi. Sarà la mia priorità in queste prossime settimane con l’obiettivo di arrivare all’acquisto entro marzo 2024. So che non sarà facile, ma questo è il mio obiettivo.

La crisi Stellantis era a suo modo prevedibile e c’entra il ritardo sull’elettrico?
Gianfranco Pizzuto e la sua Fulminea

La crisi di Stellantis, soprattutto con i marchi italiani, è la conseguenza di una mancata innovazione tecnologica e di modelli. Non si è creduto nell’elettrificazione, è stata fatta solo in parte con molto ritardo “tappandosi il naso”. Un’eredità dell’epoca Marchionne che se da un lato aveva salvato la Fiat dal fallimento dall’altro non ha di certo favorito lo sviluppo di modelli a zero emissioni. Ne è conferma il crollo delle vendite all’estero di Maserati e Alfa Romeo che sono i brand con potenzialmente un alto margine di contribuzione.

Veniamo al pezzo forte: la descriva lei, Fulminea, ci sono molti richiami ad una certa Italia che impara ad andare veloce verso un futuro che è già presente, mi pare: il fulmine, il tricolore, l’azzurro…

Con Fulminea vogliamo dimostrare che l’auto super sportiva di lusso può essere elettrica ed italiana. Non vogliamo creare divisioni di tipo ideologico: elettrico contro termico. Anche noi amiamo il suono del 12 cilindri ma non possiamo rimanere, è il caso di dire, “fossilizzati” al nostro passato.

Dobbiamo guardare al presente ed al futuro, o lo capiamo tutti subito o rischiamo di essere spazzati via in un decennio o anche meno. Ed è per questo che ci teniamo davvero molto a dimostrare a tutti gli italiani e al mondo quanto amiamo il nostro progetto. Vogliamo trasmettere a tutti la nostra passione in modo inclusivo.

Il fulmine rappresenta la forza dell’energia pulita ed elettrica, il tricolore e l’azzurro perché mi piace l’idea che Fulminea può essere un po’ come la “Nazionale”. Si può tifare per la Juventus o l’Inter ma quando gioca la Nazionale tifiamo tutti per la maglia più bella del mondo.

Ridare ossigeno produttivo e lavorativo ad un territorio è possibile, in un paese troppo spesso incatenato a pastoie burocratiche infinite?
Foto: Andreas Liebschner © Imagoeconomica

Credo molto nella voglia di riscatto degli italiani, o perlomeno di una buona parte di essi, che di fronte ad enormi difficoltà trova risorse che sembravano perdute. Le difficoltà che dovremo affrontare sono enormi, ma con la volontà e la passione si possono superare. Insieme. La burocrazia “borbonica” di certo non aiuta, ma non deve essere una scusa. Bisogna dialogare e condividere il progetto con chi ci può aiutare a superarla.

Ma lei si sente più un sognatore o un pragmatico? Magari entrambe le cose?

Le rispondo con una citazione di Vincent Van Gogh: “prima sogno i miei dipinti, poi dipingo i miei sogni”. Con ciò voglio dire che prima sogno di fare un’azienda poi l’azienda la faccio veramente. Faccio così da 40 anni.