Quella miniera chiamata Logistica

Il settore della logistica a Frosinone sta registrando una crescita significativa, sostituendo il settore metalmeccanico come trainante per l'economia locale. Nel 2023, il numero di aziende e lavoratori è aumentato del 2,2%. Previsti ulteriori aumenti grazie a nuovi progetti come il polo logistico del freddo più grande d'Europa e il Sacco Green Logistics Park. La pandemia ha reso strategici i magazzini, rinforzando l'importanza della logistica nella catena di approvvigionamento.

Emiliano Papillo

Ipsa sua melior fama

Trainante. Con le sue aziende ed i suoi specialisti. Il settore della logistica sta diventando trainante per l’economia della provincia di Frosinone. E per la nuova occupazione. Sostituendo quello che negli Anni 70 è stato il comparto Metalmeccanico legato all’Automotive.

Nel 2023 il numero delle aziende e degli occupati rispetto all’anno precedente è cresciuto del 2.2% arrivando a toccare ben 1200 aziende nel settore merci e logistica con oltre 9000 occupati. E nel 2024-2025 il numero è destinato ad aumentare grazie alla realizzazione del polo logistico del freddo più grande d’Europa a Ferentino a fianco dello stabilimento alimentare Froneri con la quale la società olandese New Cold avvierà una importante partnership per utilizzare le future celle frigorifere. Ma non è l’unico maxi progetto in arrivo.

I maxi investimenti

Il rendering del Sacco Green Logistics Park

Un altro maxi progetto è quello del Sacco Green Logistics Park. È a Ferentino dove dispone di una superficie commerciale totale di 67.135 metri quadrati. Include un magazzino di circa 33mila metri quadri, di cui un’area adibita a uffici di 1.600 metri quadrati, 44 baie di carico, inserite in una costruzione sviluppata secondo gli standard più recenti di sostenibilità per ridurre e compensare le emissioni di CO2.  Chi c’è dietro? C’è il fondo di investimento sostenibile tedesco Aquila Group: investe in Green Logistics, con una particolare attenzione ai movimenti merci di Germania, Spagna, Portogallo e Italia. Il volume totale di transazioni dal 2012 ammonta a più di 1,18 miliardi di euro con un’area affittabile totale di circa 1.147.570 m2.

E poi c’è il progetto di Akno business parks, società milanese che si occupa di logistica interessata all’area industriale di Anagni. Al Comune ha presentato un progetto per occupare l’ex Deposito Munizioni dell’Esercito Italiano. Nell’ex polveriera intende realizzare un impianto di logistica sviluppato sulla metà dei 187 ettari dell’area. Che è proprietà del Comune: la rilevò il sindaco Carlo Noto su insistenza del suo predecessore Franco Fiorito; temeva che lì potesse essere realizzata la futura discarica provinciale. Il progetto milanese è da 230 milioni di euro e stima un’occupazione superiore ai 2mila addetti.

Un progetto simile è stato ipotizzato a Cassino, nell’area immediatamente a ridosso del casello autostradale. Lo ha confermato giovedì sera il sindaco Enzo Salera intervenendo alla trasmissione A Porte Aperte su Teleuniverso. È in fase di studio avanzata.

Perchè proprio ora

Foto: Pashminu Mansukhani / Pixabay

Il Rapporto Regionale sulla Logistica del Lazio redatto nel 2020 spiega perché c’è il boom della logistica in provincia di Frosinone. Il Covid ha cambiato gli schemi in maniera radicale: fino a quel momento il modello di produzione era Just in Time. Cioè il prodotto viene realizzato quando è stato già ordinato: in questo modo non c’è bisogno di magazzino ma di una collaudata catena di trasporti per portare al più presto la merce finita al suo acquirente. La pandemia ha imposto di accorciare la Supply Chain cioè la catena di approvvigionamento e reso di nuovo strategici i magazzini. Facendo diventare centrale la logistica.

Sotto questo aspetto, il Rapporto mette in chiaro che il sistema produttivo del Lazio «non è adeguatamente supportato dal sistema della logistica. Non a caso gli spedizionieri operanti sul territorio lamentano il pesante squilibrio tra le merci in import e quelle in export, soprattutto lungo la direttrice nord-sud. Traffici sbilanciati e posizionamenti per l’export su porti, terminali e aeroporti di altre regioni manifestano tale inadeguatezza e significano perdita di valore aggiunto sul territorio».

Quello che c’è

C’è una consolidata rete ferroviaria ad attraversare la provincia di Frosinone. Lì c’è il terminal di Piedimonte San Germano gestito da Compagnia Ferroviaria Italiana. Che ha stabilito un’importante relazione con il terminal di Fiorenzuola, gestito sempre dalla CFI. Serve principalmente il mercato provinciale (settori cartario, siderurgico, legname, chimico). La superficie totale è di circa 158 mila mq.

C’è poi il terminal di Frosinone che è gestito dal Gruppo Cianfrocca. Concentra la sua attenzione principalmente ai servizi di trasporto su gomma. È dotato di un ampio parco veicolare e di strutture specializzate per il trattamento delle merci, occupando un’area di circa 92 mila mq. Il terminal di Frosinone possiede un raccordo privato con la stazione ferroviaria di Frosinone. Viene utilizzato anche da un altro impianto sorto nelle vicinanze: il terminal di Ferentino gestito dalla Toti Trans. Questi dispone di 6 binari di 400 metri ed un binario da 520 metri che serve l’interno del magazzino, la cui area si sviluppa per circa 38.000 mq, mentre l’intero terminal raggiunge i 135 mila mq circa.

Il terminal di Anagni è situato all’interno di un esteso polo logistico. L’operatore è la DGL, che oltre ai propri servizi, offre la gestione autonoma delle infrastrutture. La DGL ha instaurato una collaborazione con l’operatore ferroviario DB Shenker. La superficie del polo logistico è di circa 230 mila mq.

Servono infrastrutture

Roberto Calcagni

Spiega Roberto Calcagni della Fit Cisl che la svolta definitiva potrà arrivare se anche in Italia si farà l’Alta Velocità ferroviaria per le merci . «La speranza – dice – è che il nuovo centro della logistica possa essere integrato con la nuova linea ferroviaria veloce con una stazione di interscambio ubicata tra Supino e Ferentino. Il trasporto merci combinato è indispensabile per creare nuova occupazione, abbattere il costo delle spese energetiche per le imprese e tanta sostenibilità».

Le preoccupazioni sono legate a Stellantis ed allo stabilimento di Cassino Plant. Non perché si tema un suo ridimensionamento. «Siamo molto preoccupati come Fit Cisl per il futuro di Stellantis e della logistica ad esso legata. Il Gruppo potrebbe decidere di puntare sulle aziende francesi come farà dal primo gennaio per esempio con i distributori automatici per il caffè legati all’azienda. Se ne occuperanno ditte francesi».

L’altro rischio è l’estrema volatilità del comparto. «I nuovi investimenti vengono tutti da imprenditori provenienti da fuori non sono locali. Potrebbero arrivare, aprire in Ciociaria e chiudere dopo qualche mese. Ci attendiamo risposte dalla politica: deve dare certezze a chi investe. Certezze in termini di infrastrutture, efficienza, chiarezza».

Il freno a mano tirato

Invece ancora oggi si registrano rallentamenti e ritardi. E ciò a causa di impedimenti burocratici legati principalmente al Sin, l’area della Valle del Sacco inquinata e per questo sottoposta a vincoli molti rigidi. Ma se si uniscono le lentezze della burocrazia accade che maxi investimenti come quello della britannica Catalent ad Anagni voltino le spalle e se ne vadano, stanchi di aspettare un’autorizzazione che non arriva.

Non a caso nella recente riunione degli Stati Generali il mondo produttivo ciociaro ha chiesto uno snellimento delle procedure nel rigoroso rispetto della legge. Il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca ha preso l’impegno di convocare un Tavolo Permanente su Frosinone e ad incontrare subito il presidente della Provincia Luca Di Stefano per studiare cosa blocca il sistema. Ed intervenire. Al più presto. (Leggi qui: L’orgoglio di un territorio che non si arrende. E leggi anche Dagli Stati Generali al Governissimo territoriale).