
di SILVIO FERRAGUTI
PAST PRESIDENT FEDERLAZIO
Caro direttore,
il dibattito da lei sollevato sui rapporti tra giornali e web non soltanto è interessante, ma investe in pieno la comunicazione del futuro. Ma anche del presente. (leggi qui l’intervento di Alessioporcu – Leggi qui la risposta di Pizzuti – Leggi qui l’intervento di Tari Capone) Sono un “divoratore” di carta stampata ma pure di “blog”, a cominciare dal suo. Vorrei partire proprio da questo: il suo “blog” è diventato un punto di riferimento per gli addetti ai lavori e questo significa diverse cose:
1) non è vero che sul web non si cerca l’approfondimento politico;
2) non è vero che la politica non interessa, perché gli addetti ai lavori sono molti e meritano rispetto come tutti gli altri lettori;
3) non ci sono soltanto gli addetti ai lavori e il punto è proprio questo: la notizia è la base di partenza, ma le opinioni fanno la differenza perché innescano una riflessione, un confronto, un’interazione.
Detto questo, è evidente che le giovani generazioni utilizzano tablet, telefonini e smartphone per comunicare. Il computer è già vecchio. Quindi è normale che per raggiungerli è necessario utilizzare questi mezzi. Ma ciò non significa per forza sacrificare la qualità o limitarsi al “lancio” nudo e crudo. Il web è il futuro, ma non potrà mai sostituirsi ai giornali, alla radio, alla televisione.
Ha ragione lei, caro direttore: i giornali locali, ma io aggiungo anche le televisioni locali, stanno ancora garantendo libertà, informazione e trasparenza. Però spesso dimentichiamo in quali condizioni stanno operando oggi i giornalisti. La crisi ha colpito pesantemente anche le aziende editoriali e gli organici sono ridotti all’osso. Conosco molti giornalisti che hanno deciso di tagliarsi lo stipendio, di accettare sacrifici durissimi soltanto per la passione di continuare a svolgere il proprio mestiere.
Spesso dimentichiamo che dietro un giornalista ci sono persone, famiglie, figli, situazioni. Penso che la stampa locale (giornali, radio e televisione) avrebbe avuto bisogno di un sostegno forte anche dalla classe politica: altrove è stato fatto, altrove i giornali vengono considerati dei simboli di identità territoriale. Qui hanno chiuso delle redazioni e dei giornali nell’indifferenza generale, qui delle televisioni fanno i salti mortali per garantire informazione e stipendi ai dipendenti. Nel silenzio generale di chi poi alla stampa si rivolge per dare visibilità alla propria azione, ma non si pone neppure il problema che un giornale è molto di più che un semplice spazio da occupare.
Il web non potrà sostituirlo, anche se capisco (ma non condivido) la tentazione di chi pensa che si può fare informazione a costi largamente minori.
Però i giornali danno lavoro a molte persone e c’è poi un indotto che parte dalle edicole per toccare tipografie e molti altri settori. Sono consapevole, da imprenditore, delle difficoltà, ma penso che il giornale e la televisione restino baluardi insostituibili dell’informazione. Il web ha un suo ruolo, ma è diverso. Mettere in competizione i due livelli non regge.
Aggiungo che la classe politica dovrebbe porsi il problema del futuro della stampa locale.
Ma su questo non sono pronto a scommettere…