Acea, c’è chi tiene i fili dei ras politici e pensa di condizionare tutto

di FABIO FORTE
già sindaco di Arpino e già presidente di Unionfidi Lazio Spa

 

Gentile Direttore,
permettimi di dissentire su molti degli interventi che hai “ospitato” sul tuo blog, in merito allo spettacolo indecoroso messo in scena dall’assemblea dei Sindaci dell’Ambito Territoriale Ottimale numero 5.

È vero, bisogna agire con la testa e non con la pancia (leggi qui il precedente), questo è appannaggio dei nuovi populisti e demagoghi due punto zero, ma non mi pare che ci siano le premesse per assumere un atteggiamento del genere.

Se tanto mi dà tanto, sono certo che non basteranno dieci, cento, mille assemblee per ottenere nient’altro che un atto di coscienza e responsabilità.

Il problema risiede nel fatto che si vuol politicizzare oltre ogni modo anche questioni che attengono la sfera dell’autonomia dei Sindaci, i quali devono render conto alle proprie Comunità e non ai partiti. Ma Simone Costanzo, Pasquale Ciacciarelli, Andrea Amata e non so chi altri, chi sono per trattare, per proporre documenti, per porsi come interlocutori di una questione che attiene alla sfera del potere elettivo e non partitico? Non vorrei sembrar ingenuo, conosco certe logiche, ma le trovo oramai del tutto fuori luogo o magari inadeguate ai personaggi. Certamente, molti Sindaci fanno riferimento a partiti, ma quand’anche i signori sopra menzionati si siano posti come garanti per facilitare e semplificare la votazione su un documento più o meno condiviso (gli riconosciamo quindi la “bona fides”), sono stati poi sconfessati dagli stessi “loro” Primi Cittadini. (leggi qui il precedente)

Una figura terribile, una vergogna senza precedenti che in altri contesti avrebbe portato alle dimissioni, immediate ed irrevocabili. Interpreto queste intromissioni come una prevaricazione alla “coscienza” del Sindaco, che, se non ha palle, si lascia condizionare e magari sopraffare dal “fascino” del segretario e di chi, questi, hanno alle spalle (diciamo anche questo Direttore, mica facciamo la pipì dal ginocchio!).

Questo problema è tutto politico e i partiti ci stanno con tutti e due i piedi, non abbiamo affatto dimenticato, ahimè, chi ha portato Acea in questa provincia. Forse giusto qualcuno dalla memoria corta ha rimosso quel “pasticciaccio brutto” di Palazzo Jacobucci. Non lo dimentico io che allora ero un giovane consigliere provinciale (eletto dal popolo!) e che chiesi per mesi atti e documenti mai rilasciatimi. E non dimentico anche che, una volta Sindaco, “qualcuno” mi venne a trovare per propormi assunzioni nel colosso romano, sì da comprarmi, per poi tacitarmi alla bisogna.

Alle favole non crede più nessuno, neanche i bambini e se si continua a mestare nel torbido, la gente, giustamente esasperata, correrà ai ripari, allora si, votando con la pancia. E poi protagonismi eccessivi, personalismi esagerati, pennacchi lunghi e inadeguati su teste troppo mediocri.

Mi spiace esprimermi in questo modo, non è mia costumanza, ma da uomo libero e padre di famiglia, avendo combattuto per venti lunghi anni i “padroni” di questa provincia, non credo si possa più tollerare un simile stato di cose. Consiglierei di andare ad informarsi, semmai lo lasciassero fare, su quanti parenti, amici e “compari” di politici anche e soprattutto “altolocati”, sono in servizio presso Acea.

E allora la battaglia chi la fa? Il territorio, questo territorio che oramai è solamente un sostantivo abusato di continuo, chi lo tutela?

È ora di togliersi il pennacchio e indossare la corazza (anche se non vedo guerrieri di stazza e di valore), altrimenti ai nostri figli racconteremo una brutta, triste storia>