«Amazon? No, Maria, la colpa è di una classe politica formata da inetti»

Fabio Forte Mini

di FABIO FORTE
già sindaco di Arpino e già presidente di Unionfidi Lazio Spa

 

Gentile Direttore,

le dichiarazioni della senatrice Maria Spilabotte sulla scelta di Amazon di investire a Passo Corese, nel reatino, non capisco se siano una provocazione o una insulto all’intelligenza di questa terra. (leggi qui il precedente)

Oramai l’attivissima parlamentare ci ha abituato ad esternazioni “estemporanee” e, diciamo, in “contro tendenza”, ma a tutto v’è un limite. Soprattutto alla decenza.

Veniamo ai fatti. Da almeno un paio d’anni si sapeva che il colosso delle vendite online cercava un sito nel Lazio, dove delocalizzare un grande centro logistico. Oltre a parlarne le cronache, non m’è parso di notare un certo interessamento da parte della classe politica e dei due consorzi industriali della provincia di Frosinone uno e dell’Alta Terra di Lavoro l’altro (mi perdoni la differenziazione, tanto cara ai Borbonici e a chi deve dare una motivazione ad un doppio consorzio). La politica se n’è strafregata, come oramai siamo abituati da oltre vent’anni, nonostante un esercito di parlamentari e una buona rappresentanza di regionali, non ha saputo far convergere su questo nostro martoriato territorio iniziative imprenditoriali che avessero potuto ridare una boccata d’ossigeno alla nostra esanime economia.

Inutile chiedersi a cosa serva la politica in questi casi o, peggio, a puntare l’indice contro la classe imprenditoriale che, giocoforza, diventa sempre l’obiettivo preferito del politico incapace, inetto e ignorante quando questi, appunto, non riesce a dare risposte. Mi pare un po’ come sparare sulla Croce Rossa, mi sembra uno scaricabarile, maldestro e di dubbio gusto.

Il dato inconfutabile è e rimane solamente uno: abbiamo una classe politica vecchia, inadeguata, autoreferenziale e, oltretutto, arrogante e proterviosa. Ma chi, se non un parlamentare, dovrebbe creare le condizioni per rendere appetibile all’imprese investimenti? Chi ha strumenti perché si defiscalizzi, si incentivi, si sburocratizzi?

Poi se un parlamentare dedica il suo lavoro alle lobby, un altro a fare selfie, un altro ancora a tramare per cercare d’accasarsi in un comodo “loft” che gli garantisca di nuovo la candidatura, di cosa vogliamo parlare e, soprattutto, con chi? Certo, ci voleva la Spilabotte a dirci che sono più o meno cinque lustri che viviamo un declino inesorabile. Ma se un parlamentare europeo in cinque anni non ha fatto nulla per la sua terra, può farlo ora da presidente dell’Asi?

E la Spilabotte dovrebbe conoscere bene un certo De Angelis, se non erro. È specioso è alquanto ingrato affibbiare responsabilità agli imprenditori ciociari, anzi, a questi andrebbe riconosciuto un coraggio fuori dal comune, non foss’altro per essere ancora rimasti a fare impresa su un tessuto massacrato e per di più abbandonato a se stesso. Oltre al danno la beffa, mi pare francamente troppo. Il problema rimane, nei modi e nei termini in cui l’elettorato continuerà a premiare questi signorotti della politica locale che oggi sono tutti intenti a dare e a mischiare le carte nei comuni prossimi al voto. Già, non si limitano ad aver fatto danni d’enorme portata, perseverano anche nel dettare legge su competizioni amministrative locali e non per questioni prettamente di logica partitico-politica, bensì di interessi.

Perché, carissimo Direttore, quando è la politica a fagocitare la candidatura di un imprenditore, dietro c’è sempre l’interesse. Di bottega, non di una Comunità.