La birra di Zingaretti, gli aquiloni di Borgomeo e la mascherina di Fontana

È il momento dei segnali. Con i quali ricostruire una tranquillità andata perduta per i pessimi esempi sul Coronavirus andati in scena nei giorni scorsi. Segnali di normalità come la birra di Zingaretti. Di fiducia come il messaggio di Borgomeo alla Cina. È il momento di dire basta alla nostra teatralità. Sono già abbastanza gravi le conseguenze elencate oggi da Maurizio Stirpe.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Una birra in centro per mandare un segnale al Paese. Sono i gesti concreti a segnare la differenza, indicare alla gente spaventata la via per riconquistare la tranquillità. Nicola Zingaretti è andato a berla ieri sera a Milano, accogliendo l’invito del sindaco Beppe Sala. Dando così un segnale di normalità ad un Paese nel quale il governatore della Lombardia si è messo una mascherina e chiuso in una stanza solo perché una sua collaboratrice ha la nuova influenza.

Francesco Borgomeo sui media cinesi che commentano il suo messaggio

Sono fondamentali i segnali in questo momento. Il primo ad inviarli è stato Francesco Borgomeo: con un video messaggio alla tv cinese dei ceramisti d’Oriente. “Gli aquiloni volano più in alto quando c’è il forte vento contrario”: un segnale di vicinanza e di incoraggiamento per questo momento di difficoltà che la loro economia sta attraversando.  

Ma anche la nostra. Il sindaco di Cassino Enzo Salera lo ha detto durante il consiglio comunale: il Coronavirus sta creando danni enormi alla nostra economia, in città ci sono state centinaia di cancellazioni delle stanze prenotate dai turisti. Non verranno. È questo il vero problema e non le deliranti richieste di chiudere le scuole, avanzate da un’opposizione del tutto scollata dalle linee guida dettate dal Paese e ricordate ieri pomeriggio con fermezza dal prefetto Ignazio Portelli.

La vera dimensione del problema – ha evidenziato questa mattina il vice presidente nazionale di Confindustria Maurizio Stirpe su Ciociaria Oggi – si vedrà in seguito. Perché «I veri effetti non sono ancora stati scaricati sull’economia, fino ad adesso non c’è stato nessun effetto». Gli inviti a non spostarsi ed a non assembrarsi, hanno fatto scattare il crollo dei trasporti: Alitalia ha già chiesto la Cassa per quattromila persone, i ristoranti sono vuoti a partire da quelli con cucina orientale. Ma questi sono effetti diretti. «Successivamente – ammonisce Maurizio Stirpeavremo effetti in tutti i settori dell’economia reale». E per parlare del settore a noi più vicino «il mercato dell’auto in Cina a gennaio è sceso del 20% ed a febbraio ci sarà una riduzione più marcata».

Serve tornare alla normalità. La si riconquista con i gesti. Facendo capire che siamo in presenza di un’influenza e non della peste. Un’influenza dovuta ad un virus che si diffonderà molto in fretta perché è nuovo: niente bubboni, niente dolori atroci, niente deliri; tranne i casi gravi e quelli con complicazioni dovute ad altri problemi. Dove sta il problema? Che essendo un virus nuovo, se ci ammaliamo tutti nello stesso momento non c’è chi resta in piedi a fare il tè ed un po’ di riso in bianco.

Attilio Fontana

Servono gesti come quelli di Zingaretti e di Borgomeo. Non come quello del governatore della Lombardia Attilio Fontana con la mascherina, oltretutto sbagliata ed oltretutto inutile nel suo caso. Non come quello fatto da Matteo Salvini che nel pieno di un’emergenza con tutte le conseguenze economiche che avrà non ha altro di meglio da fare che invocare crisi e governi di unità nazionale.

Servirebbe ad esempio che il presidente della Provincia Antonio Pompeo, nel suo incessante tour a difesa delle Province, facesse una tappa anche in un’istituzione cinese a Roma. Servirebbe che il leader Dem Francesco De Angelis organizzasse una birra in un locale del centro di Frosinone. Occorrerebbe che il presidente del Consiglio Regionale Mauro Buschini si facesse immortalare nel suo studio mentre incontra una delegazione di albergatori, assicurando l’intervento della Regione a sostegno del turismo nel Lazio. Occorrerebbe che almeno 1 dei 7 parlamentari eletti da questo territorio si facesse vedere: tanto per essere sicuri che ci sono ancora. Magari senza mascherina.

E serve imparare la lezione. Questo assurdo al lupo, al lupo aveva un senso: evitare la troppo rapida diffusione del virus. Ciò che non ha senso è stato un Paese nel quale ogni Regione ha fatto ciò che voleva, sull’onda dell’emozione, sulla scia dell’impreparazione, sull’effetto dell’approssimazione, sulla base della legge che ha assegnato il federalismo sanitario alle Regioni. Un Paese nel quale si è tardato a rendersi conto di quale fosse il vero problema, quale la sua dimensione reale e quale quella potenziale.

La ‘passione degli italiani per il teatro’ e per la teatralità ricordata magistralmente ieri sera dal professor Sabino Cassese ospite di Corrado Formigli ha prodotto il resto: lo stop ai turisti italiani alle Mauritius, il loro respingimento da Israele, la messa in quarantena all’estero.

Dovremmo imparare che occorre meno teatro e più concretezza: come la birra di Zingaretti e gli aquiloni di Borgomeo. Se vogliamo limitare i danni sulla nostra economia.