«No, giovane Misserville, bruciare una bandiera di Partito è un fatto gravissimo»

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di ERMISIO MAZZOCCHI
Storico della Politica
Dirigente Provinciale Pd

Con qualche perplessità e non poca riluttanza ho letto le dichiarazioni fatte dall’avvocato nominato a Ceccano per difendere la persona accusata di avere incendiato una bandiera di Partito. Nella fattispecie, quello in cui milito. (Leggi qui il precedente)

Messerville Filippo amerebbe rievocare quei tempi delle squadre fasciste che bruciarono libri e bandiere. Finirono per portare il Paese nella dittatura e a bruciare con la guerra.

Le sue dichiarazioni sono irreverenti e manifestano una assenza di una scala di valori sociali e della democrazia. Non c’è nulla da ridere. Piuttosto preoccupazione e ripugnanza.

I simboli sono messaggi di identità culturale, politica, di comunità, di religione. Misserville farebbe bene a studiare i sistemi di comunicazione ed i valori del simbolismo dell’uomo. La distruzione dei simboli è l’anticamera della distruzione di quello che essi rappresentano. Il fascismo quando eliminò definitivamente i principi liberali della cultura (dai giornali, ai partiti – anche essi sono simboli di una idea – ai sindacati, alle libere associazioni, ai libri, alle bandiere), eliminò gli strumenti in cui l’individuo poteva ancora affermare il suo diritto nei confronti dello Stato e della società.

Bruciare una bandiera, simbolo di un Partito, equivale a bruciare la sua identità, cancellare la sua storia, annientare la sua esistenza. Non è un reato giuridico, ma è un reato morale. E a Ceccano, ma non solo, si sono avuti simili precedenti, maturati in ambienti antidemocratici e antipartiti.

Misserville non dovrebbe né ironizzare né sminuire quanto accaduto, ma condannare questo atto vandalico. Né trovare giustificazioni, ritenendolo compiuto da chi potrebbe essere deluso dal PD e dalla sua politica.

Questo ragionamento di Misserville nasconde una più recondita intenzione di speculare e di strumentalizzare su la politica del PD. E quasi sottintende che è lecito usare questi metodi di protesta.

Siamo alle barbarie. E la storia del novecento ha vissuto momenti in cui dai libri bruciati, dai roghi si è passati alla dittatura.

Difendere i propri simboli, come difendere i propri giornali, le proprie sedi di partito o di sindacato, non espone a nessun sbeffeggio. Fanno bene i dirigenti del PD di Ceccano a esporre denuncia per riaffermare i loro valori, la loro identità che si materializza in una bandiera. Ma anche per la dignità della democrazia, nata dalla Resistenza i cui combattenti hanno lottato e sono morti proprio per “una bandiera”, quella della libertà.

Ermisio Mazzocchi