Venerdì 6 maggio la seduta per la surroga del consigliere Angelo Macciomei, nominato assessore al posto del defenestrato delegato alla Cultura. Che è stato appena nominato portavoce di un movimento nazionale: “Italiani preoccupati”. Loro
Probabilmente si è evitato il 5 maggio per non richiamare una malaugurante dipartita di un ex imperatore su un’isola sperduta. Il prossimo Consiglio comunale di Ceccano si terrà invece l’indomani, nella mattinata di venerdì 6, a partire dalle 9.30. Sarà lanciata la Giunta bis del Caligiore 2: quella del mini rimpasto.
Il sindaco di FdI Roberto Caligiore procederà con il rituale della surroga: Angelo Macciomei cesserà ufficialmente di essere consigliere comunale e si insedierà come assessore ai Lavori Pubblici, cedendo lo scranno al primo dei non eletti della Lega Alessio Patriarca. Il cambio di interpreti, anticipato per via della defenestrazione del filorusso Stefano Gizzi, porterà a un rimescolamento anche in seno alle Commissioni consiliari permanenti.
Nell’occasione sarà dato spazio anche a interrogazioni, interpellanze e mozioni dell’opposizione di centrosinistra.
L’altro Gizzi, quello “preoccupato”
L’ex assessore Gizzi, nel frattempo, continua a far parlare di sé. Ora è diventato portavoce di un movimento nazionale: “Italiani preoccupati”. La sua figura è stata ritenuta ideale dai promotori per rappresentare «un comitato a difesa vera dell’interesse nazionale, contro le sanzioni che provocano crisi economica e invio di armi all’Ucraina». Perché non si sentono rappresentati da Fratelli d’Italia e dalla Lega. (Leggi qui Macciomei assessore: «Gizzi? Fiducia ripagata. Ora tocca a me»).
Prossimamente gli “Italiani preoccupati” terranno una conferenza stampa e un convegno per sostenere cinque punti programmatici: contrasto alla grave situazione economica, no categorico all’armamento, sì a seri negoziati diplomatici per «la soluzione della controversia fra Russia e Ucraina». Perché definirla guerra, a quanto pare, sarebbe un’esagerazione.
Poi non vogliono più sanzioni economica alla Russia: «Si stanno trasformando in una grave crisi economica per l’Italia, con problemi terribili per le imprese e la produzione italiana». In conclusione chiedono di valutare iniziative di sensibilizzazione delle forze politiche.
Gizzi, defenestrato dalla Lega e dalla Giunta di Ceccano per filo-putinismo, torna ad avere così un incarico politico. Non si può dire che la città sia spaccata perché è sostenuto da una minoranza. Se è vero che il 40% degli italiani è contrario all’invio delle armi in Ucraina, è altrettanto vero che il 60% è solidale con il popolo ucraino bombardato da Putin. Loro, invece, stanno con Vladimir.
La Zeta: striscia la fake news
L’ex assessore alla Cultura di Ceccano ha salutato calorosamente il leader e il popolo di casa durante l’intervista al programma Antifake di Channel One russo. (Leggi qui «Buongiorno Mosca, sono Stefano Gizzi e sto con Vladimir Putin»).
La vera fake news, però, è quella che sta rimbalzando da giorni anche tra Cina, India, Azerbaigian e Bielorussia. Dicono che il suo post social con la Zeta in solidarietà alla Russia, Nastro di San Giorgio sì ma da oltre due mesi affissa sui carrarmati di Putin, sia stato censurato e rimosso direttamente da Facebook: dal colosso a stelle e strisce di Mark Zuckerberg. È la guerra dell’informazione.
Gizzi è entrato nel meccanismo: a livello locale c’è anche chi lo vorrebbe come candidato sindaco alle future Elezioni comunali.
Caligiore alla terza cacciata e surroga
Caligiore ha già surrogato nel primo mandato: gli è capitato due volte di revocare le deleghe a un assessore. Nei giorni scorsi il Primo Cittadino aveva detto che era successo una sola volta: intendendo con tutta probabilità la cacciata di Federica Casalese (Nuova Vita) come conseguenza del passaggio all’opposizione dell’allora alleato consigliere Pino Malizia. Ne ha approfittato per mettere in chiaro che non si sente un padre-padrone «perché sono i cittadini i padroni della Città». (Leggi qui La Giunta risorgerà domani. Ma non è stata messa in croce).
Dalla Giunta ter del Caligiore 1, in realtà, fece fuori però anche Fiorella Tiberia: salvo poi reintegrarla dopo qualche giorno, affidandole la contesa carica di vicesindaco, e defenestrarla nuovamente prima delle fatali dimissioni di massa. In occasione dell’ultimo rimpasto, che provocò la rivolta, entrò in Giunta una quota rosa di Forza Italia: Clara Di Mario.
Quello fu sia l’inizio della fine del Caligiore 1 che l’avvio della riunificazione del centrodestra: riabbracciando anche i già oppositori extra-consiliari di FI Riccardo Del Brocco, Giancarlo Santucci e Rino Liburdi. Oggi sono assessore, consigliere e primo dei non eletti della lista civica Grande Ceccano: una delle succursali di Fratelli d’Italia nella Contea.