Domenico Alfieri «fa il gioco della destra. Le affermazioni su eventuali egoismi che hanno prodotto le candidature a sindaco di Cassino sono completamente inopportune. E’ errato avventurarsi in giudizi, proprio in questo momento. Invece dovremmo concentrarci tutti sulla necessità di riprendere i fili del dialogo interrotto poco più di un mese fa, abbiamo il dovere di impegnarci per riannodarli e fare in modo che Giuseppe Golini Petrarcone prenda più voti possibile al ballottaggio».
Il segretario provinciale del Partito Democratico Simone Costanzo usa un po’ il bastone ed un po’ la carota per reagire alle dichiarazioni fatte dal presidente provinciale del Pd Domenico Alfieri la notte scorsa a Teleuniverso. Nel corso della lunga non stop elettorale aveva detto: « «A Cassino è andata in scena una delle peggiori pagine della storia recente del Partito Democratico, la Direzione Provinciale si è assunta la responsabilità di mandare alle urne due candidati del Pd: ha tirato fuori cavilli improbabili per non assegnare il simbolo a Giuseppe Golini Petrarcone nonostante lo chiedesse quasi il 70% dell’assemblea e due terzi della direzione di Circolo. Oggi potevamo raccontare un’altra storia se qualcuno non si fosse assunto la responsabilità di non decidere per evitare di scontentare una parte del Partito» (leggi qui le dichiarazioni di Alfieri).
Costanzo risponde prima con il bastone: «Dichiarazioni inopportune e fuori tempo». Poi mette al loro posto i vari puntini sulle i: «Il deliberato con cui si è deciso in che modo gestire le due richieste contrapposte che arrivavano dal circolo di Cassino, chiedendo una parte di appoggiare il sindaco uscente Petrarcone ed un’altra di sostenere Francesco Mosillo, è stato approvato all’unanimità dalla direzione Provinciale. Dire che è stata la scelta di una parte è fare il gioco di D’Alessandro e Abbruzzese»
Poi però c’è la carota: «Ora il primo obiettivo è vincere il ballottaggio. Ci dobbiamo concentrare tutti su quell’obiettivo».
Il primo target è fare in modo che i due candidati, dopo essersi affrontati dai palchi, ora si incontrino e si parlino: «Diventa difficile se si iniziano a dare giudizi proprio in questo momento e proprio con questi toni». Per Costanzo c’è un rischio: «Si potrebbe perdere quel grande patrimonio che è rappresentato dal voto organizzato di Mosillo».
Cos’è il ‘voto organizzato’? Francesco Mosillo ha coperto settori della società cassinate nei quali Petrarcone è permeato solo in parte; il vice presidente del Cosilam ha referenti nel mondo studentesco capaci di catalizzare il voto, ha adesioni in una fascia d’età che è più vicina alla sua generazione e non a quella del sindaco uscente. E quei voti non sono di opinione. Sono personali.
Un dato deve fare riflettere: questa volta i valori si sono ribaltati e rispetto a cinque anni fa Peppino Petrarcone ha ‘tirato’ meno delle sue liste; ha avuto 7805 voti ma i suoi candidati consigliere ne hanno presi 8424, ci sono stati più di 600 elettori che o non hanno votato il sindaco (ma solo i suoi consiglieri) o hanno fatto voto disgiunto (votando il candidato sindaco di un altro schieramento). Un fenomeno che ha riguardato anche Mosillo ma ben la metà di Petrarcone. Significa che al ballottaggio, ci sono elettori che non hanno interesse a tornare dal momento che a loro non interessava il candidato sindaco ma solo il consigliere.
La situazione è rovesciata per Carlo Maria D’Alessandro: il candidato del centrodestra ha tirato la sua coalizione più delle sue liste: ha preso 6055 voti, cioè 492 in più delle liste.
Un quadro nel quale il dialogo tra Petrarcone e Mosillo diventa non più rinviabile. Al dibattito manca ancora una voce autorevole, quella del senatore Francesco Scalia.