Hai capito Antonio: Tajani “fa il matto” e vampirizza Renzi

Il segretario azzurro non sta in difesa, anzi, attacca ed erode proprio quei partiti che speravano di rosicchiare risorse a Forza Italia

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Lo avevamo lasciato mentre assumeva il ruolo scomodo di ciambellano. Visir naturale di un sultanato politico irripetibile. Oggi lo ritroviamo a fare scouting esattamente nei luoghi e negli ambiti di Partiti che avevano già attaccato lo scalpo di Forza Italia sullo scudo. Antonio Tajani è il segretario reggente azzurro che non ti aspetti, quello che invece di fare il reggente abbottonato in attesa del Congresso fa il vampiro vorace. E che invece di cercare le arterie dei miseri attacca la giugulare di Dracula.

Nelle settimane successive al Consiglio che aveva dato l’addio ufficiale a Silvio Berlusconi e il benvenuto a colui che del Cav è successore ma non erede, le analisi politiche si erano sprecate. E salvo eccezioni lodevoli erano state analisi unidirezionali e un po’ scontate. Quali? Quelle che seguivano il loop trito per cui con la morte di Berlusconi Forza Italia sarebbe passata tonda e goffa nel carrello della spesa di due “customer” molto interessati al suo patrimonio di parlamentari ed amministratori.

I “cannibali” in attesa della carne azzurra

Il destra centro residuo e il Terzo Polo avrebbero dovuto cannibalizzare quindi buona parte dei seguaci di un “reame repubblicano” senza più un sovrano a dare la rotta.

Lo schema era: da ronzulliano a leghista, da governativo a Fratello e da sopravvissuto-sopravvivente al centro. Sembrava ineluttabile fin quando non erano emersi due fattori chiave. Il primo è stato quello legato alle dinamiche consensuali per le Europee 2024. Le socialdemocrazie sono al minimo storico, la Spagna è eccezione lodevole legata ad un premier bravo davvero e il Ppe sarà fattore cruciale.

Per cosa? Per mediare su un risultato quasi certo a favore delle destre ed ammortizzare l’impeto del club Visegrad. Ed in questo modo consegnare a Bruxelles un monoblocco in cui lo scomodo malpancismo degli stati più massimalisti sia annacquato dalla sobria medietà della creatura di Manfred Weber.

Le cartine tornasole: Europee e sondaggi

Antonio Tajani al Consiglio Nazionale di Forza Italia (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Ecco, Forza Italia di quell’equazione possibile è fattore determinante ed Antonio Tajani è molto più skillato come scacchista europeo che come vicepremier di Roma. Il secondo fattore sembrava legato a dinamiche più umorali ed invece si è dimostrato roba solida, solida e comprovata. Come e dove? Nei sondaggi, con Forza Italia che ha guadagnato quasi due punti percentuali e che sta surfando egregiamente l’effetto “empatico” della scomparsa dell’idolo pop Berlusconi.

L’effetto non sarà eterno ma non è effimero, ed è tarato giusto giusto sul timing che porta al voto Europeo di giugno 2024. Che significa? Che Tajani ha capito che era il momento buono per seminare invece che mietere. E che la sola cosa da fare per evitare conte imbarazzanti era contrattaccare esattamente addosso a quelli che speravano di mettere in dispensa i cascami di un partito dato per agonico.

E fra quelli il primo è Matteo Renzi. Il sogno del Grande Centro che il senatore-direttore editoriale di Rignano accarezza da mesi è irrealizzabile se non arriva materia prima per metterlo a terra. E la materia prima sono i parlamentari: per corroborare il gruppo al Senato e per incrementare la pattuglia alla Camera. Renzi è abituato da tempo a fare il mazziere con poche carte. Perciò sa benissimo che la mano buona non gli capiterà sempre e solo grazie ai “punteggi bassi” degli altri in quanto a lessico politico in purezza, di cui è leader.

Le maglie della rete e il pescatore a Gaeta

E’ ora che faccia punti lui ma gli serve un travaso di persone. Per questo preciso motivo e da tempo ormai il leader di Italia Viva ha deciso di rincorrere il mantra “siamo seri”. Cioè quel loop di comunicazione per cui il suo Partito bada al sodo, al risultato, smussa gli spigoli e non attacca mai su questioni ideologiche. Questo concretismo d’avanguardia è un po’ innato nei renziani, un po’ è incentivato.

Lo si esacerba per aprire le maglie della rete ed offrire un pascolo di affidabilità a chi volesse saltare il fosso e passare in squadra. Tutto ci si aspettava dunque meno che fosse Tajani il pescatore e Renzi il mare. Le prime avvisaglie il segretario azzurro le ha fatte trapelare presentando la festa nazionale dei giovani azzurri a Gaeta. Si chiamerà “Azzurra Libertà, Ritorno ad Everest”. Un nome mistico per una tre giorni in calendario dall’8 al 10 settembre, cioè da quando partirà il vivo della campagna elettorale per le Europee.

E non è una scelta logistica dettata dalla brezza marina del Tirreno. Ma da fiutata strategia politica. Perché Gaeta è nel triangolo capitale di quel Claudio Fazzone che di consenso e preferenze dentro Forza Italia è betoniera come poche altre ne esistono. Gaeta è stata trasformata dal suo Cosimino Mitrano al quale ha fatto seguito l’attuale sindaco Cristian Leccese; suo è il sindaco di Formia Gianluca Taddeo; sua è l’amministrazione di Fondi con Beniamino maschietto. Sua l’architettura di una provincia di Latina nelle mani di Gerardo Stefanelli (Italia Viva) che governa con gli uomini di Fazzone e senza quelli di Lega e FdI. Fazzone è uomo centrale anche nella Forza Italia del futuro: Tajani sa quanto sia strategico.

Il centro del destra-centro: un posto sicuro

Cosmo Mitrano e Claudio Fazzone (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Gerardo Stefanelli è l’unico presidente di provincia di Italia Viva. Se fosse nella tacca di mira di Fazzone non sarebbe strano. Ma qui lo standing è ben più alto. “Rosato con noi? E’ una persona che stimo ma non abbiamo mai annunciato il suo nome, non c’è nessuna trattativa in corso. Poi, se ci sono altre persone del suo Partito che vogliono aderire, ne parliamo. Si condivide un progetto, questo è quello che ci interessa…”. Tajani ha negato di aver lanciato l’amo assieme al responsabile nazionale degli azzurrini Stefano Benigni, al vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri ed al capo delegazione a Bruxelles Fulvio Martusciello coordinatore regionale in Campania.

E il fatto che abbia sconfessato battute di pesca lo qualifica come pescatore saggio, non come dissipatore di letture ardite. Tutto sta in quel disco che il vicepremier mette sul piatto più dei tormentoni estivi di questo periodo. “Noi siamo il centro del centrodestra, alternativi alla sinistra”. Poi quell’appello che sa di carica, tra Balaclava ed Isbuscenskij. “Chiamiamo a raccolta tutti coloro che vogliono costruire la dimora del centro, che non è solo un centro politico ma l’architrave, la pietra angolare della politica italiana”.

Insomma, se nello scenario attuale c’è un muro portante appoggiarsi al quale è garanzia di solidità quel muro non lo hanno fatto Renzi e Calenda, ma decenni di moderato lavoro liberal intestabile agli azzurri. Anzi, con le impronte digitali nettissime dell’uomo di Arcore. E tanto per far capire che di quel lavoro non solo c’è memoria nel passato ma contezza nel presente Tajani si è dato a fare scouting in quello che ha definito “un grande spazio politico”.

Maurizio Sguanci abile arruolato

Lo ha fatto sfacciatamente ma con fare bizantino, come piace a lui. Cioè “spiegando che presto ci sanno nuove adesioni al Partito, anche di big ma senza fare nomi per non bruciarli”, come spiega AdnKronos. Che aggiunge “E’ chiaro a tutti l’obiettivo, visto che nel ‘mirino’ ci sono ora molti ‘renziani”. La prova provata? Ce l’abbiamo, con il ‘nuovo acquisto’ proveniente da Italia Viva: ”Benvenuto al consigliere regionale della Toscana Maurizio Sguanci, felici che abbia scelto di aderire al nostro modello di buongoverno”.

Nel film Caccia ad Ottobre Rosso il comandante del gigantesco classe Tifone, Marco Ramius-Sean Connery, ad un certo punto è braccato in acque profonde. Allora decide di fare un “Ivan il matto”. Cioè, invece di eludere i siluri che lo ingaggiano va loro incontro e li fa impattare contro lo scafo ancor prima che essi si inneschino. E li spazza via come birilli bocciati da una palla da bowling senza che possano esplodere. Lo fa ridendo ad occhi stretti.

Ecco, Ivan il matto sta alla Farnesina e il birillo sta al Riformista quando non sta alla Leopolda. E lo strike balneare è assicurato.