I travagli del dem (cristiano) Di Fabio

Troppo a sinistra e troppo grillino: nel Pd di oggi cominciano a non sentirsi a casa gli ex 'popolari'. Come lo storico dirigente di Alatri Fabio Di Fabio. Che lo dice in due post

Massimiliano Pistilli

Informare con umiltà e professionalità

Primi passi nel movimento giovanile Dc, una tappa alla volta ha percorso tutto il cammino dentro al Partito. Fino a conquistare la prima candidatura: al Consiglio comunale della sua città, Alatri. Un cammino lungo, durante il quale è stato per dieci anni vice-sindaco, ora è capogruppo in Consiglio. Ed è la figura guida del Pd alatrense. Ma due suoi ultimi post su Facebook fanno trasparire un certo malessere.

Uno riguardo l’aborto e l’altro ricordando la vittoria della Dc il 18 aprile del 1948 contro le sinistre. Due messaggi chiari al Partito. La linea scelta dal Segretario Elly Schlein per il Pd non gli piace: troppo a sinistra. Come non piace, sottotraccia, nemmeno a tutta l’ala riformista e cattolica del Pd.

I post

Marco Tarquinio (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Ma cosa ha detto il capogruppo Pd di Alatri? In un suo recente post ha affermato di condividere il pensiero in materia di aborto sostenuto da Marco Tarquinio, già direttore dI Avvenire il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana. Fabio Di Fabio ha dichiarato: “L’aborto è una tragedia, non un diritto. Spero di poter votare Tarquinio nella lista del Pd“. Le anticipazioni del giorno dicono che potrebbe essere il numero due al Centro seguito da Camilla Laureti e poi i ‘big’ Nicola Zingaretti, Alessia Morani, Dario Nardella e Matteo Ricci.

Ma una parte del Pd ed il M5S protestano in nome del diritto all’aborto: in lista non ce lo vogliono. E se l’ex direttore di Avvenire alla fine non fosse candidato: cosa farebbe il capogruppo Pd di Alatri? Voterebbe comunque un altro candidato del suo Partito o farebbe un ulteriore passo in avanti nella sua riflessione critica?

Non è un mistero che il capo della corrente riformista in provincia di Frosinone, Antonio Pompeo sia pronto a sostenere il sindaco di Firenze Dario Nardella. L’interrogativo è se riuscirà a convincere a seguirlo tutti quelli che gli hanno dato quasi 15mila voti alle ultime Regionali Per quelli come Di Fabio, il massimo della sinistra si ferma sui confini segnati da Aldo Moro, Amintore Fanfani, Benigno Zaccagnini, Mino Martinazzoli. E in Ciociaria, Lino Diana e Francesco Scalia.

Il messaggio

Indro Montanelli

Senza personaggi identitari, i cattolici del Pd potrebbero sentirsi a disagio. Dovrebbero decidere se “turarsi il naso” come consigliò Indro Montanelli decenni fa, paradossalmente proprio per la stessa Dc.

A confermare i travagli di Di Fabio e dei “popolari” come lui, c’è stato anche un suo secondo post. Questa volta teso a ricordare e celebrare la vittoria della Democrazia cristiana, contro le sinistre unite, alle elezioni politiche del 18 aprile 1948. Di Fabio lo ha pubblicato proprio il 18 aprile scorso. Non un amarcord ma un messaggio preciso: “Noi proveniamo da una storia diversa“.

Malumore anche sulla grafica della nuova tessera 2024 del Pd: la Schlein ha voluto che si riportasse un dettaglio del volto di Enrico Berlinguer, storico Segretario del Partito Comunista e certo un personaggio che non sta nel Pantheon dei democristiani come Di Fabio.

Rinnoveranno la tessera? I travagli del capogruppo Pd di Alatri sono destinati a non finire presto. E forse non solo di Di Fabio.