La nuova legge elettorale è pronta per l'approvazione, seppure a colpi di maggioranza. Il tema di fondo resta però la selezione dei candidati. E della classe dirigente he deve guidare un territorio
Piazze contrapposte e solito caos in aula per l’approvazione del Rosatellum bis, un sistema elettorale misto maggioritario-proporzionale. I Cinque Stelle non ci stanno, i dalemian-bersaniani neppure. Ma esiste un sistema elettorale che può andare bene a tutti?
Veniamo da anni turbolenti: il Porcellum, l’Italicum, il ricorso alla Corte Costituzionale che l’ha corretto, il Consultellum del Senato.
Ogni tre mesi i collegi vengono disegnati in modo diverso, ogni tre mesi si individuano listini più o meno bloccati dove candidare i capi dei vari partiti. A volte prevale il partito, altre la coalizione. Ma perché in Inghilterra, in Francia, in Germania, negli Stati Uniti i sistemi elettorali sono gli stessi da decenni e in Italia no? Il sistema elettorale dovrebbe essere un po’ come la Costituzione, accettato e rispettato da tutti.
Il fatto che scateni continuamente polemiche e accuse incrociate vuol dire che in realtà nel Paese si guarda davvero, sempre e soltanto alle prossime elezioni. Mai alle generazioni future, come suggeriva invece uno statista del calibro di Alcide De Gasperi.
Sui territori poi cambia veramente poco, perché alla fine i candidati eleggibili sono sempre quelli che guidano i rispettivi partiti nella sostanza: nel Pd l’ex comunista Francesco De Angelis e l’ex democristiano Francesco Scalia, in Forza Italia l’ancora democristiano Mario Abbruzzese, nel Psi l’immortale Gian Franco Schietroma, in Alternativa Popolare l’eterno Alfredo Pallone.
Non che in questi anni non ci siano stati cambiamenti: nel 2013 l’elezione di Maria Spilabotte (Pd), Nazzareno PIlozzi (Sel, ora Pd) e Luca Frusone (Movimento Cinque Stelle) ha determinato una novità. Ma si è trattato di un periodo particolare, nel quale per esempio Francesco De Angelis ed Alfredo Pallone erano parlamentari europeo e Mario Abbruzzese concentrato a centrare la conferma alla Regione.
Quest’anno è diverso, anche perché i leader nazionali non possono sbagliare nulla: Matteo Renzi, Silvio Berlusconi, Beppe Grillo, Matteo Salvini, Massimo D’Alema si giocano tutto.
Si affideranno ai fedelissimi, che a loro volta sceglieranno i loro fedelissimi.