La memoria corta di Latina pure a farsi capitale

Latina era destinata a diventare la capitale italiana della cultura nel 2026, ma sembra che sia sparita dai radar. Nessuna iniziativa, nessun progetto all'orizzonte. Città come Gaeta e Terracina avanzano, mentre Latina dorme e rischia di mancare una grande opportunità di cambiamento.

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Latina capitale italiana della cultura 2026… ma che fine ha fatto? Ci sono i bandoni in piazza modello Corea del Nord ma si sa nulla di cosa accade. I veronesi ci amano tanto… ma da Verona. E come dargli torto. Non si conosce il progetto non ci sono iniziative, non se ne parla.

Altrove, Gaeta, per farsi belli in questa corsa discutono, fanno si mostrano. Hanno riaperto un teatro romano a Terracina, lo ha fatto una giunta uguale a quella di Latina: un successo di Nicola Procaccini che del Partito della Celentano è leader. Ma li del capoluogo non c’erano manco gli osservatori.

Presentarsi alla corsa con un teatro romano recuperato sul groppone sarebbe stato non figo, fighissimo. Città nuove con radici antichissime. Invece abbiamo i bandoni e tutto e’ affidato alla buona o mala sorte.

Il sonno di Latina

Latina resta nel suo sonno. È nata onirica in un incubo totalitario, fatica ad avere popolo perché vuole comparse. La Capitale della Cultura, con i suoi limiti, era una opportunità di cambiare invece siamo tornati a ripetere i soliti luoghi comuni.

Si poteva aprire un dibattito tra tifosi della marina e tifosi dell’ Appia, tra chi stava con Satricum e chi con la fondazione. Divisi tra chi sostiene che questo posto prima del giro di Peppe non c’era, chi invece ne ha visto il suo spirito nelle rane. Un modo per diventare normale e magari giocare in serie A con il Frosinone dopo che noi e loro abbiamo umiliato l’Inter.

Ma qui consumiamo tutto presto. Città della cultura? E chi se lo ricorda.