La torre di questa Babilonia. E se vinciamo? N’è beno

Storie di amore e di passione per una città. Chi per nascita e chi per devozione, chi da sempre e chi per importazione. Ma sulla storia del dossier per la Capitale della Cultura...

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Di amore era piena la sala: amore smisurato. L’oggetto di tanto amore? Latina. Il sindaco Matilde Celentano apre l’incontro: bisogna presentare il dossier della candidatura per diventare Capitale italiana della cultura per il 2026. Ci consegnano un opuscolo di 29 pagine “Latina bonum facere”.

Il sindaco è entusiasta, evviva Dio. Poi l’assessore all’urbanistica , Annalisa Muzio. Un poco mi sento in colpa: davanti all’amore cosa può il cinismo? Gli interventi sono emozionali, toccano l’orgoglio di essere di un posto. Poi il fare bene è rimasto nel mio cuore per nonna che ogni volta che uscivo di casa mi esortava “comportati bene, Chiò”.

L’unicum che non è un amaro

Latina è un unicum ripetono da giornifino a ieri pensavo fosse un amaro. L’ultima città ci sta, pure essendomi preso da bimbo nelle storie dell’ultimo dei mohicani.

Ma servono queste parole d’ordine, motivano. Del resto ogni posto è un unico, ogni città per chi la saluta è l’ultima città prima della prossima. Cisterna era Cisterna di Roma, prima che facessero Littoria, poi è diventata Cisterna di Littoria e per le note vicende ora è Cisterna di Latina. I confini si spostano e si è ultimi fino a quando non arriva uno dietro.

Daniela Cavallo, l’architetto di Verona incaricata di redigere il dossier è una che sta sul pezzo. Sa dire al pubblico quello che vuole sentire, alimenta certezze di vittoria. Mette in fila ragionamenti che “amano” e “filano”, “filano e amano”. E tiene il microfono per il tempo che serve. Chi direbbe che la madre è brutta? Lei argomenta, gioca con le interruzioni, si fa aiutare nel dire bene i nomi per spezzare il discorso e richiamare l’attenzione. Di parole ne ha tante, le mette in fila. (leggi ui la cronaca di Andrea Apruzzese: Gli appuntamento svelati, il segreto resta).

Il dossier segreto

Il dossier? Resta segreto, così preferisce il ministero. Faccio notare che a Gaeta…  Mi rispondono: sono strategie. Non posso fare sempre il bastian contrario, faccio finta di credere, in fondo che ci fa?

Premettono tutti, dal sindaco all’architetto Cavallo che non è una gara, questa, tra chi stacca più biglietti a teatro, o al museo. Giusto, ma sarebbe bello avere un poco di teatro qui, teatro con ironia. Avere un Arlecchino capace di giocare con i piani di Pantalone, per amore di Colombina. Ma che, qua sono sei e la cultura ha il peso di terribili ideologie o di improvvisi moti di possesso per Colombina, ma senza amore.

Credo che Celentano, Muzio, Cavallo, Alberto Gottardi amino e molto Latina: chi di colpo di fulmine, chi di innamoramento lungo. Ci credono ma come ogni grande amore c’è il nodo dell’”esclusività”, di un solo modo per amare.

Tra le righe di quanto dice la Cavallo c’è i passaggio su “La città pontina”. Sento lo zampino di Massimo Rosolini che nel suo tavolo tematico ha messo un tema riformista (in fondo resti socialista per sempre se ci sei stato un attimo): l’idea di una città territorio che aveva Latina come cuore pulsante economico, dei servizi, di nuova residenzialità. E nei lepini il suo centro storico, il suo volano identitario e culturale.

Figo, per me. Ma se nel dossier ci sono altre cose così diciamole non teniamole celate. Nostro Signore ha fatto le bellezze per essere viste, non nascoste.

Nessun cenno, siamo riservati

Volevo leggere il dossier, arrabbiarmi un poco. Armare polemiche o arrendermi all’evidenza del ben fatto. Sarebbe stato bello, per esempio, leggere in tempi di guerra come oggi di quell’”unicum (non l’amaro) che sono i nomi dei borghi dedicati ai luoghi delle battaglie della grande guerra dove era nata la distruzione, “l’inutile strage” di Benedetto XV , fatti rinascere per piantarci il grano: grano al posto di sangue. Suggestivo.

Cercherò di scoprire (perché tenere segreto è legittimo, ma scoprirlo è dovere) l’arcano della torre digitale. Io che già ero innamorato di quella di Roberto Bianconi. Vi parlerò, con i miei agenti a L’Avana (pardon a Piazza del Popolo, e pure a Verona che mobilito i miei parenti cispadani).

Se Latina vince e diventa capitale della cultura? Zio Titta direbbe “E’ beno, è cosa fatta beno”. Se non passa? “E’ beno puro, ca ce semo mparachi pe n’atra vota”

La bellezza delle gare è gareggiare, la bellezza di fare il mio lavoro non è tifare ma parlare per dare alla gente uno spunto per non essere indifferente.