L’ultima ‘bugia’ del Cav sugli alberi, scippata al Lazio

Il governo Meloni vuole ridimensionare l’obiettivo di piantare 6,6 milioni di alberi. Eliminando uno dei cavalli di battaglia di Berlusconi. Ma nel Lazio Zingaretti si era già portato avanti. Con il progetto Ossigeno.

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Silvio Berlusconi era uno che polarizzava il giudizio della politica e del prossimo come pochi altri: o lo si adorava per quel che diceva-faceva o lo si esecrava per quel che si sospettava avesse detto-fatto. Da questa ganascia manichea il Cav non era mai riuscito ad uscire, anche perché lui amava piacere al punto tale da non considerare l’effetto opposto. O quanto meno da stupirsi in assoluta sincerità e buona fede che vi fosse qualcuno che non condividesse la sua “battaglia buona”.

In questo contesto e lungo un arco temporale di oltre 25 anni era nata perciò la mistica inevitabile del “politico bugiardo”. Chiariamo due cose spicce: in politica essere inadempienti nei confronti della verità è molto più facile di quanto non sembri ai buonisti un tanto al chilo. Lo è perché il consenso è figlio delle dichiarazioni di intenti e il dissenso spesso è parto dell’impossibilità di tradurre quegli intenti in atto.

Politici “pinocchi”, ma non sempre è colpa solo loro

Silvio Berlusconi (Foto: Benvegnu’ Guaitoli © Imagoeconomica)

Ma spesso dietro quell’impossibilità non c’è la malafede diabolica di un violatore di patti. No, il più delle volte la distanza tra ciò che un politico dice che farà e quello che effettivamente arriva a fare è quella della democrazia rappresentativa. Di un meccanismo cioè che tende a disperdere un progetto originario nel doveroso confronto con le sue riletture pratiche.

Sta tutta li la polemica di questi giorni sul costo della benzina: sulla promessa di cancellare le accise che ne raddoppiano il prezzo e poi, una volta al Governo, la necessità di mantenerle perché l’Italia è un Paese basato sul debito. Che poi gli italiani credano a qualunque panzana gli venga detta purché assecondi i loro mal di pancia è faccenda utile tanto a destra quanto a sinistra. Poi, per tutti, arriva il momento delle ‘riletture pratiche‘.

Si deve fare i conti con quelle e con la dialettica di un meccanismo in cui la tua via è frutto di tante strade intrecciate tra loro, perciò non è mai dritta come l’avevi disegnata e proposta. Ecco, Berlusconi era incappato in questo meccanismo con tutto l’upgrade di essere anche per sua insita natura un immenso “venditore di pentole”. Un po’ vittima del sistema, un po’ carnefice dello stesso, tra i suoi detrattori era diventato un totem collodiano assoluto.

Credere al sogno e sperare che diventi realtà

D’altronde ne diceva tante e tali che seguire la sua usta pubblicistica era difficile. Dovevi credergli e credere nel suo sogno, ma non dovevi mai credere che ad ogni sogno coincidesse una realtà empirica, altrimenti eri fregato.

Ad aiutarlo, in questo, c’era quella natura degli italiani che lui conosceva benissimo: quello che gli dici al mattino lo hanno già dimenticato la sera; e se hanno qualche dubbio è sufficiente dirgli che sei stato frainteso.

Sugli alberi in particolare il Cav aveva spiazzato un po’ tutti. In occasione della campagna elettorale che avrebbe consegnato Palazzo Chigi a Giorgia Meloni il leader azzurro aveva rispolverato una verve “green” e bucolicheggiante che non era mai stata nel novero delle sue frecce. Se ne stava in faretra, nascosta senza cocca, fin quando Berlusconi, che era segugio insuperabile, non ne aveva colto il valore potenziale.

Il Pnrr era già loop assoluto ed uno dei filoni più importanti era quello della transizione ecologica. In più, a recepire quell’esca irresistibile era stato un uomo che per tirar su Milano 2 aveva fatto deviare i tracciati di rotta di un vicino aeroporto per non disturbare la quiete dei residenti. Insomma, uno a metà strada esatta fra giustezza ed opportunità di veicolare un preciso messaggio verde.

Martin Luther Silvio: “I have a dream”

Perciò esattamente un anno fa, a fine agosto 2022, il Cav aveva detto la sua litania ecologica. Così: “Quando andremo al governo, ogni anno faremo mettere a dimora un milione di nuovi alberi, naturalmente in aggiunta a quelli già previsti nei piani nazionali e regionali esistenti”.

Poi, in perfetto mood “i have a dream”, aveva spiegato: “Il mio sogno è quello di realizzare dei boschi circolari. Boschi intorno alle grandi città, e dei boschi radiali, dei veri e propri corridoi verdi fra le case”. Ad un certo punto era sembrato di ascoltare il Celentano messianico e un po’ urticante tra la via Gluck e Joan Lui. “Nelle nostre città il verde scarseggia, interi quartieri sono fatti di solo cemento. Eppure vivere nel verde significa vivere meglio, in modo più naturale, circondati dalla bellezza, con un’aria più pulita e più fresca. Ne va della nostra salute, della qualità delle nostre vite.

Ecco, sugli alberi il Cav stava mentendo ma non lo sapeva. Stavolta no, non lo sapeva davvero. Non poteva saperlo perché è di questi giorni la notizia che proprio sulla voce del Pnrr dedicata al verde il governo ha deciso di stringere ambiti e cordoni della borsa. E di intervenire per le “impossibilità oggettive a raggiungere pienamente l’obiettivo”. Una ‘rilettura pratica’ che alla provincia di Frosinone rischia di costare oltre 150 milioni di euro. (Leggi qui: Ciao Pnrr, il Governo pronto a tagliare 157 milioni alla Ciociaria).

Obiettivo irraggiungibile, indietro (quasi) tutta

Raffaele Fitto

Vige infatti la proposta di revisione del Pnrr illustrata da un dossier del Servizio studi del Parlamento. E lì si chiede di “modificare la descrizione dell’intervento e del traguardo. Nonché la tempistica di realizzazione nel testo della Cid”. Cos’è la Cid?

E’ l’arconimo di Council Implementing Decision, cioè la decisione del Consiglio dell’Unione europea che a luglio 2021 ha approvato il Pnrr italiano. E che lo ha fatto esattamente nella voce che riguarda gli alberi da piantare. L’esecutivo vuole piantarne di meno e con un criterio alternativo di cui si conosce poco. Il tutto decurtando “110 milioni di euro dai 330 milioni citati prima”.

Il ministro Raffaele Fitto ha promesso “che le misure definanziate dal Pnrr, tra cui questa che riguarda gli alberi, saranno comunque attuate. Sì, ma come? “Trovando altre fonti di finanziamento”. In buona sostanza il sogno di Silvio Berlusconi si è infranto non solo contro il fatto che, essendo lui morto, non può obiettare. No, la vera diga è stata quella dei fondi.

Un impegno davvero troppo… Fitto

Mario Draghi

Il governo Meloni vuole ridimensionare l’obiettivo di piantare 6,6 milioni di alberi entro il 2024. La voce era quella degli “investimenti per la tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano”. Si tratta di una voce in elenco di quelle da definanziare dal Pnrr, a causa dell’impossibilità di portarle a termine entro il 2026, anno di scadenza del piano.

Il Cav era stato furbo a suo tempo, cioè aveva alzato il volume di una cosa già decisa nel Pnrr scritto dal governo Draghi e approvato dall’Ue nell’estate del 2021. Lo stanziamento originario era di “330 milioni di euro per un piano di riforestazione in 14 città metropolitane”.

Due i binari di esecuzione con timing stretto: piantare circa 1,6 milioni di alberi entro la fine del 2022 e i restanti 5 milioni entro la fine del 2024. Poi era arrivata la Corte dei Conti ed un controllo concomitante aveva statuito che “la prima scadenza fissata per la fine del 2022 non sembrava essere stata raggiunta”.

Piante secche e semi in terra ma solo nei vivai

Un tratto di Bosco Faito a Ceccano

Come mai? “Alcune città non avevano ancora piantato gli alberi che dovevano piantare, altre li avevano piantati ma poi le piante erano seccate, altre ancora avevano semplicemente piantato semi nei vivai.

La rilettura pratica del progetto lanciato da Silvio Berlusconi passa anche per un’altra tappa fondamentale: il territorio del Lazio. E le strategie messe in campo dal centrosinistra di Nicola Zingaretti. Perché se Berlusconi propose un milione di alberi in tutta l’Italia il governatore del Lazio lo aveva già preceduto varando in concreto il Progetto Ossigeno per la piantumazione di ben 6 milioni di alberi. Nella sola Regione. (Leggi qui).

La provincia di Frosinone è inserita nel Lotto 3 di quel progetto lanciato nel 2020. Sono 28 i Comuni in cui si procedere alla piantumazione di nuovi alberi e arbusti autoctoni. Che devono essere certificati. Zingaretti lo fece con un triplice obiettivo: contrastare il cambiamento climatico, compensare le emissioni di anidride carbonica e proteggere la biodiversità. C’è anche una graduatoria: i primi dieci classificati sono Coreno Ausonio, Falvaterra, Piedimonte San Germano, Alatri, San Giovanni Incarico, San Giorgio a Liri, Posta Fibreno, Cassino, Veroli e Vicalvi.

A seguire ci sono la dimora storica Casa Lawrence di Picinisco, Pescosolido, Alvito, Anagni, Fontana Liri, Fumone, Acuto, Serrone e Sant’Elia Fiumerapido. Completano l’elenco Ceccano, Vallerotonda, Castro dei Volsci, Pontecorvo, Ceprano, Villa Santo Stefano, Patrica, Roccasecca e Giuliano di Roma. A partire dal mese di maggio 2021 è stata data priorità ai progetti immediatamente cantierabili sospendendo eventualmente quelli in attesa di pareri delle autorità competenti.

Lazio prima Regione Green d’Italia

La mappa dei nuovi alberi previsti dalla Regione Lazio

Il progetto di Nicola Zingaretti era quello di trasformare il Lazio nella prima regione green d’Italia. Il tutto attraverso un investimento di 12 milioni di euro per piantare 6 milioni di alberi tra aceri, agrifogli, biancospini, castagni, ciliegi, faggi, frassini, ginepri, lecci, meli, noci, peri, pioppi, querce, salici, tigli e ulivi. Ma anche i più particolari agazzini, bagolari, carpini, cerri, corbezzoli, cornioli, lentischi, maggiociondoli, nespoli, ontani, ornielli, roveri, sanguinelle, sorbi, siliquastri e viburni tini.

Quest’anno verrà tracciato il bilancio finale. Se qualcuno se ne ricorderà. Era un obiettivo ambizioso, difficile da raggiungere: anche a contare che l’alternativa è la cementificazione perdurante di un Paese icona su carta di verde e bellezza. Ed anche a costo di mandare in fumo l’ultimo sogno del Cav che in quella visione aveva copiato a mani basse dal Lazio. La sua ultima bugia che lui non sapeva di dire in quel momento. Forse.