Riparte la raccolta dei rifiuti sulle strade di Latina. Restano le macchie di percolato ed i segni dei roghi. E l'urlo del presidente della Provincia di Latina per avere l'istituzione dell'Egato. Esattamente come avvenuto per la provincia di Frosinone
Erano partiti già ieri ma il grosso del lavoro è stato stamattina. Ancora prima dell’aurora, camion, furgoni, uomini dell’Azienda dei beni comuni erano per le strade di Latina. Al buio, hanno iniziato a raccogliere, sommando passaggi su passaggi, tutta la “monnezza” che in una settimana si era accumulata, moltiplicata, dentro e soprattutto accanto ai cassonetti stradali. Sui marciapiedi, fin quasi alla sede stradale e a impedire il transito delle auto.
Sull’asfalto restano le macchie del percolato, i segni carbonizzati dei roghi di queste notti, intrise di caldo appiccicaticcio e di puzza di umido andato a male.
Da dove riparte Latina
Latina, candidata Capitale italiana della cultura 2026, riparte da qui, dalla fine dell’ultima emergenza rifiuti. Le squadre di Abc stanno moltiplicando passaggi e sforzi straordinari e l’immondizia sta via via sparendo dalle strade, in direzione – l’indifferenziato – della Rida Ambiente di Aprilia. Che ha riaperto i cancelli dopo la consegna delle analisi merceologiche sul rifiuto. (Leggi qui: I rifiuti sono “buoni”: emergenza alla fine. Fino alla prossima).
Ma quanto accaduto resta sostanzialmente un segno di tempi ancora non maturi: la differenziata porta a porta a Latina funziona nei quartieri dove è già operativa da un anno, ma troppo resta ancora da fare, applicandola anche al centro storico, l’area più complessa da gestire con il sistema scelto dei mastellini per strada.
Un ampliamento da fare forse anche con altri sistemi, altri mezzi, altri fondi da chiedere agli utenti, dopo che già a maggio scorso il Piano Economico e Finanziario dei rifiuti è stato corretto – in aumento – di ulteriori 10 milioni di euro. Che vanno sempre in tariffa.
L’urlo di Stefanelli per gli Egato
Ma il tema non è solo comunale. È anche provinciale, è anche di ambito territoriale ottimale. Ovvero, di EgAto. Quegli stessi Egato che la Regione, dopo avere approvato la legge istitutiva, si sono sostanzialmente “congelati” dietro ricorsi al Tar, polemiche sui loro costi o sul loro essere un nuovo “poltronificio“.
Ma chi sta con gli anfibi sul terreno a Latina non la pensa così. Anzi. L’Egato potrebbe essere il salvatore della patria. O di quei tanti sindaci che, negli anni passati, non hanno deciso dove realizzare i siti per lo stoccaggio del residuo secco.
È arrivato anche un commissario regionale, che ha indicato tre possibili siti, ma poi si è bloccato tutto, in attesa – appunto – dell’Egato. Un sito – o più di uno – che non sia una discarica, ma comunque un posto dove mettere quel poco che resta dopo differenziazione e valorizzazione. Un sito che tutti vogliono, ma, alla fin fine, “non nel mio giardino“. Perché si sa, i rifiuti non piacciono. E, nonostante le tante parole spese per far capire la differenza, i cittadini ancora identificano “sito di stoccaggio del secco residuo” con “discarica“.
Sbloccare presto gli Egato
Gli Egato sono gli enti regionali introdotti con la riforma del Piano Regionale dei Rifiuti realizzata dal campo Largo di Nicola Zingaretti e Roberta Lombardi. Il loro compito è quello di centralizzare la raccolta dei rifiuti sul loro territorio che coincide in larghissima parte con il territorio provinciale.
Centralizzare significa fare in modo che tutti i Comuni adottino lo stesso metodo di raccolta. E che ci sia un appalto centralizzato al posto della gestione differente Comune per Comune. In modo da ottimizzare e risparmiare. Ma proprio gli Egato sono diventati uno dei cavalli di battaglia elettorale del Centrodestra nelle scorse Regionali. Ha impugnato l’unico Ente che nel frattempo era stato creato: a Frosinone. Il Tribunale Amministrativo Regionale per ora ha detto che l’Egato non sembra affatto un poltronificio e ne ha confermato la presenza.
Gerardo Stefanelli la pensa esattamente con i giudici del Tar. È tra i maggiori sostenitori di una rapida istituzione dell’Egato. Già una settimana fa, all’indomani dell’inizio dell’emergenza rifiuti a Latina città, con un comunicato aveva chiarito che «la legge per l’istituzione esiste. Nel caso in cui non se ne condividesse il contenuto o alcune sue parti, invito la Regione ad apportare le modifiche ritenute opportune, ma renda operativi gli Egato al più presto. Questo voto gestionale non giova a nessuno e rende la vita più difficile a sindaci e comunità».
La salvezza negli Egato
Infatti, spiega ora il presidente a emergenza in fase conclusiva, «l’Egato è un sistema che prevede la gestione integrata del ciclo dei rifiuti su tutto il territorio provinciale con un’unica cabina di regia e una unica modalità: ripetere, a livello di principi di gestione, quello che è stato già fatto sull’acqua: sfruttare sistemi che producano vantaggi di economia di scala e di filiera nel campo dei rifiuti».
Chiaro che, laddove ci sia un impianto solo nel territorio e quando questo chiude, il sistema può andare in crisi. Ecco dunque che «il governo dell’Egato può scegliere di fare un impiantistica pubblica, miscelare pubblico e privato, oppure scegliere di affidarsi solo al privato. Quello che manca oggi è una regia unica per tutti i Comuni e oggi sta alle singole amministrazioni trovare le soluzioni. Quando c’è l’Egato, invece, ci sono un fronte comune e una capacità gestionale comune. L’Egato funziona con un meccanismo decisorio, è sufficiente avere una maggioranza per le scelte, non occorre l’unanimità».