Mille persone affollano la Piazza Grande di Zingaretti a Milano. Voglia di un Pd diverso. Nel quale ci sia spazio per il modello Milano: "l'esperienza migliore". Il sindaco sei schiera con il governatore del Lazio.
Tutti d’accordo su un solo punto: il Partito Democratico deve tornare ad essere inclusivo. Deve tornare ad aggregare ed unire, facendo dialogare. Poi però le opinioni si dividono: sul nome, sul simbolo e sul tema dell’inclusione sollevato venerdì da Nicola Zingaretti. (leggi qui «Pd, lista aperta alle Europee. Il simbolo non è un dogma»e qui il commento Zingaretti rompe lo stallo Pd con la lista aperta alle Europee).
Ma il progetto della lista aperta della sinistra per le Europee non sarà un “superamento” del Pd. Ed «il tema dei nomi e dei simboli lo si definisce alla fine». Il governatore del Lazio, candidato alla segreteria nazionale, lo spiega durante la tappa di Milano del suo tour ‘Piazza Grande‘.
In platea ci sono due dei personaggi che fin dall’inizio hanno condiviso l’idea del Partito inclusivo: il sindaco Beppe Sala ed il suo predecessore Giuliano Pisapia.
Non si appassiona al tema del simbolo e della lista aperta invece l’ex ministro dell’Agricoltura e altrettanto candidato alla Segreteria, Maurizio Martina. Anche lui dice che «dobbiamo allargare e lavorare con tante energie del Paese che anche oggi hanno detto ‘No’ a questo governo. Non dobbiamo annullarci. Le tante piazze di oggi del Pd dimostrano che abbiamo un grande lavoro da fare, fianco a fianco dei cittadini, per l’alternativa a Lega e Movimento Cinque Stelle“.
La garanzia del sindaco
C’è un migliaio di persone a Milano per ascoltare Nicola Zingaretti. C’è voglia di Pd in sala: di un’entità che riassuma i valori del centrosinistra. E che sia diversa da quel Partito che si è andato a schiantare sulle urne lo scorso marzo. La voglia di cambiamento si vede e si sente ogni volta che parte l’applauso. Zingaretti lo percepisce: è l’applauso di una base che vuole tornare ad essere protagonista del cambiamento.
Ci si può fidare di questo aspirante Segretario venuto da Roma? A garantire per lui è il sindaco Beppe Sala. Lo definisce «un candidato molto serio». Un taglio netto con il passato, «Scegliamoci meglio dei compagni di strada». Sul tema del campo da allargare «Nella politica bisogna parlare con gli altri: serve trovare le formule. Per noi il sogno maggioritario per oggi non esiste ma dobbiamo lavorare sulle vicinanze».
Milano rivendica un ruolo. Perché «Milano è l’esperienza migliore: noi siamo riusciti a rendere realtà l’idea che sviluppo e solidarietà possono stare insieme».
Basta con il Partito del leader
È il concetto del Partito fatto dalla sommatoria di tante sensibilità. Del Pd che smette di essere il Partito del leader per tornare ad essere un Partito con un leader. È il concetto che Zingaretti ha messo al centro da settembre quando ha mollato gli argini e dallo studio di CartaBianca su RaiTre ha iniziato a raccontare il ‘suo’ Pd. (leggi qui «Le navi non vanno avanti solo con il capitano»: CartaBianca per Zingaretti)
«Non voglio illudermi che sarà una strada breve – ha detto oggi a Milano Nicola Zingaretti – ma sarà una lunga traversata. La vera grande scommessa è credere che insieme possiamo andare molto più lontano».
Già ma insieme a chi? Con chi si potrebbe compiere questo viaggio? Zingaretti dice «La nostra missione è fare un’opposizione intelligente, netta e chiara e disarticolare l’avversario. Io non voglio fare l’accordo con il Partito dei Cinquestelle, ma sento di non dover interrompere il dialogo con i cittadini che lo hanno votato. E nemmeno con quelli che hanno votato per la Lega. Per chiedergli: perché avete scelto loro? Serve grande umiltà».
Basta con il Partito della Fedeltà
Il Pd del governatore venuto da Roma vuole aggregare. Il tempo delle esclusioni appartiene al passato. «È giunto il tempo di costruire una comunità partito che premia valore e il merito e non la fedeltà delle persone. Serve ricostruire un Partito democratico forte e radicato».
Perché oggi a gonfiare le vele del Pd non c’è più quel patrimonio del 40% di consenso. Che ha voltato le spalle perché è rimasto deluso. Zingaretti ricorda che «Ci sono stati tempi in cui bastava stare sulla nave e le vele erano gonfie del vento. Il vento è un vento contro, abbiamo bisogno di tutta la passione possibile».
La platea di Milano ha detto che la passione c’è. E che una parte del vento potrebbe anche tornare a farlo soffiare nelle vele del Pd. Ma ha detto anche che nel nuovo Pd una voce del modello Milano deve esserci.