“O si riapre sul serio o moriremo di fame”. L’allarme di Astorre

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Il senatore e segretario regionale del Pd sollecita la riattivazione del circuito produttivo e aggiunge: «Sono più preoccupato dall’emergenza economica. Tutti con le mascherine finché non c’è il vaccino».

«Dobbiamo immaginare un piano per la riapertura, perchè altrimenti se non saremo morti di Coronavirus saremo morti di fame». Lo ha detto il senatore Bruno Astorre, segretario regionale nel Lazio del Pd, ospite del programma “L’imprenditore e gli altri” condotto da Stefano Bandecchi, fondatore dell’Università Niccolò Cusano e presidente della società delle scienze umane, su Radio Cusano Tv Italia.

Andando a mettere il dito nella piaga, anche se in tanti fanno finta di non vedere. La chiusura prolungata del sistema economico sta costando, soltanto nel Lazio, 300 milioni di euro di Pil al giorno. Come si può immaginare una ripresa con un fardello così pesante da sopportare? Quante filiere produttive potranno realmente rimettersi in moto?

Giuseppe Conte

Anche perché gli aiuti promessi dal Governo arrivano con molte difficoltà e soprattutto per quanto riguarda la liquidità alle imprese le risposte concrete non ci sono.

Bruno Astorre è un politico di lungo corso, non si lascia impressionare neppure ha l’ossessione della sottovalutazione. Ha affermato infatti: «Finchè non ci sarà il vaccino dovremo portare mascherina, guanti e mantenere la distanza sociale, questo ce lo dobbiamo mettere in testa. Con la pandemia sanitaria purtroppo ci dovremo convivere, io sono molto più preoccupato da quella economica. Dei modelli di riapertura ci sono, come quello fatto tra sindacati e Fca, con l’ok del dottor Burioni».

Fca ha messo a punto un protocollo per il rientro in fabbrica

Poi ancora: «La collaborazione tra Governo e opposizione? Bisognerebbe dirlo a Fontana in Lombardia e ai vari governatori del centrodestra che purtroppo non sentono nessuno. A livello nazionale una cabina di regia è stata fatta, ci sono stati vari incontri con le opposizioni. È giusto che i suggerimenti intelligenti vengano tenuti in considerazione, non trovo giusta invece l’idea di una sorta di governo di unità nazionale».

Infine, Covid 19 è considerata infortunio sul lavoro. Ha spiegato Astorre: «Alcune norme sono state fatte sull’onda dell’emozione, se ci sono norme da correggere si correggeranno. Settimane fa c’è stata molta polemica sulla norma dello scudo penale per medici e infermieri, norma che secondo me è giustissima».

Ma è sul piano economico che Astore squarcia il velo: è arrivato il momento di ripartire, nel Lazio e in Italia. Altrimenti, più passano i giorni, più sarà complicato farlo. Se non impossibile.