Il Partito? Finisce in secondo piano. Ci si sta concentrando sulle preferenze. E questo rischia di avere conseguenze sul risultato complessivo. L'analisi di Corrado Trento.
È vero: un conto sono i sondaggi, un conto saranno i voti veri. Però il dato attribuito al Pd e a Forza Italia fa riflettere: rispettivamente 13,8% e 9,4%. (leggi qui Zingaretti avanti, Lombardi tiene, il centrodestra paga la rottura: il sondaggio)
Intanto perché crescono gli alleati: Fratelli d’Italia e Lega innanzitutto, ma anche la civica di Zingaretti. Poi il fatto che i numeri sono relativi a tutto il Lazio e “disegnano” una situazione percepita anche in provincia di Frosinone.
Vale a dire che i protagonisti sono molto concentrati sulle preferenze e poco sul… Partito.
D’altronde basta vedere la posta in palio in Ciociaria: duello di “ticket ” nel Pd tra Buschini-Battisti, Costanzo-Di Rollo e Fardelli-Caparrelli. Sfida, neppure troppo a distanza, tra Pasquale Ciacciarelli e Antonello Iannarilli in Forza Italia.
Il punto è politico: il Partito viene in secondo piano e questo naturalmente non può non avere un riflesso sul risultato complessivo.
Fra l’altro è anche un paradosso in un momento storico in cui si è voluto tornare ad un’impost azione proporzionale. Dominano le correnti e le continue rese dei conti interne, questa alla fine è la realtà.
Tutto il resto è… noia.