La durissima nota che ora mette il sindaco di Anagni sotto assedio. Non solo dell'opposizione. Ma anche da una parte della sua maggioranza
Una nota che ha visto la luce partendo dal caso di Serenella Poggi e della sua collega Floriana Retarvi, gli assessori fatti fuori dal sindaco Daniele Natalia due giorni fa. (Leggi qui: Il sindaco Natalia ‘defioritizza’ la sua amministrazione).
Una riunione che ha visto la presenza di tutto lo stato maggiore della destra non afferente a Natalia ad Anagni. A partire da quello che, negli ultimi giorni, sta diventando sempre più il punto di riferimento di tutto un mondo che in città non vuole stare con Natalia. E che risponde ovviamente al nome di Franco Fiorito. Sempre più proiettato verso la campagna elettorale.
La nota al vetriolo
La nota è quella che è stata diffusa qualche ora fa ad Anagni dai due assessori revocati della giunta Natalia. E dai due Consiglieri ai quali sono state tolte le deleghe; Serenella Poggi, Floriana Retarvi, Magno D’Angeli e Danilo Tuffi.
La vicenda, come noto, è quella relativa alla defenestrazione dei quattro avvenuta pochi giorni dopo il Consiglio comunale che, qualche giorno fa, aveva approvato il piano urbanistico integrato relativo all’imprenditore locale Raniero Savone. Piano che era stato approvato con i voti della maggioranza, con l’astensione della minoranza e, appunto, dei due consiglieri di maggioranza Tuffi e D’Angeli. Di qui, la decisione del sindaco di estromettere i consiglieri ed i relativi assessori. Perché, come aveva specificato il sindaco, era venuto meno il patto di fiducia. (Leggi qui: E Fiorito sconfessa Natalia).
Nella nota, i quattro ribelli della maggioranza Natalia hanno messo una serie di puntini sulle i, chiarendo una serie di cose.
I puntini sulle i
Primo, i due consiglieri non si sono opposti, ma semplicemente astenuti. Tra l’altro, specificando che “se invece di astenersi i due consiglieri si fossero assentati dall’aula sarebbe venuto meno il numero legale facendo così decadere la pratica. Dunque la loro presenza è stata determinante all’approvazione dell’atto cosa che rende ancora più incomprensibile la vicenda”.
Non è poi mancato un riferimento pesante al fatto che la vicenda Savone non fosse assolutamente nel programma della maggioranza. Dunque, i consiglieri non si sono ribellati, ma hanno semplicemente “votato secondo coscienza”. Peraltro, su “una pratica dibattuta da circa un ventennio, già bocciata anche dall’amministrazione del sindaco Carlo Noto (centrodestra) e poi del sindaco Fausto Bassetta (centrosinistra), che presenta numerosi profili di incongruità tecnica ed amministrativa e che è stata oggetto di una notissima vicenda giudiziaria riguardante il sindaco stesso”.
Insomma, cacciare qualcuno semplicemente perché non vuole adeguarsi alla volontà del sindaco su una vicenda simile “presenta requisiti di incongruità assoluta di cui il sindaco dovrà rendere conto prima di tutto ai cittadini anagnini se ne sarà in grado”.
Vendetta e non incompetenza
Per rincarare la dose i 4 ribelli hanno poi ricordato che mai, nelle occasioni precedenti, il sindaco aveva dato segnali di insofferenza nei confronti dei due consiglieri e dei due assessori, di cui anzi è stata più volte lodata la professionalità. Il che, per i ribelli, conferma quanto detto prima: la cacciata non sarebbe affatto il risultato di incompetenza, ma semplicemente il frutto della necessità del sindaco di serrare le fila della propria maggioranza, eliminando ogni portatore di critica o dubbio.
I quattro non hanno poi mancato di ricordare l’atteggiamento quantomeno ondivago del sindaco su una delle vicende più calde degli ultimi mesi in città, ovvero quella del biodigestore.”È noto a tutti infatti in maggioranza che i nostri gruppi erano assolutamente contrari al Si che il sindaco ha pronunciato verso il biodigestore nella conferenza dei servizi sulla V.I.A. decretandone drammaticamente l’approvazione. E chiedevano che la successiva e tardiva conversione al no fosse non solo di facciata e di circostanza ma sostanziale e decisiva per bloccare tale opera ottenendo dal sindaco invece solo vuote considerazioni di principio o dilazioni e perdite di tempo”.
Per usare un gergo calcistico, i quattro non l’hanno certo toccata piano. A questo punto i due Consiglieri di maggioranza si dichiareranno indipendenti, probabilmente già a partire dal prossimo Consiglio. Molto probabile, anche se non ancora certo, la creazione di un nuovo gruppo consiliare: non è chiaro se nel gruppo Anagni in comune con D’Angeli entrerà lo stesso Tuffi, o se verrà creato un altro gruppo consiliare ad hoc.
Sotto assedio
Quello che è certo, è che si va verso mesi in cui l’attività del sindaco Natalia sarà sempre più sottoposta alla critica non soltanto della minoranza ma anche di una parte della maggioranza che da tempo non accetta più alcuni suoi modi di fare.
Non è un mistero che, ad esempio, molti nella maggioranza non riescono a spiegarsi perché, visto che tra le motivazioni più o meno ufficiose della cacciata dei quattro c’era la supposta vicinanza nei confronti di Franco Fiorito, non siano ancora state mosse critiche nei confronti dell’operato del vicesindaco Vittorio D’Ercole, anch’esso considerato molto vicino all’ex sindaco della città dei papi.
Il quale peraltro ha ormai fatto partire sui social una vera e propria offensiva sistematica nei confronti dell’attività della giunta Natalia. Qualche giorno fa aveva criticato l’approvazione del piano urbanistico integrato. Poi era intervenuto sulla questione del muro da realizzare nel plesso scolastico di Finocchieto. Poche ore fa ha invece detto la sua sui disagi che in questi giorni stanno interessando alcune aule allagate, sempre nel plesso di Finocchieto.
Sottolineando come molti assessori della maggioranza Natalia, siano “troppo impegnati ad allestire costosi comitati, le scuole vengono sempre dopo“. Toni che rischiano di moltiplicarsi nelle prossime settimane, costringendo il sindaco a restare impelagato in un vero e proprio Vietnam consiliare. Che potrebbe fiaccarne le forze in vista della prossima campagna elettorale.