Voglio pulire i portici, il Comune «Non sia mai»

Come nel caso del signore che ha tappato a sue spese una buca. E l'hanno multato. Stava per accadere a Latina. Colpa di un mondo nel quale abbiamo codificato tutto. E il buon senso passa in secondo piano

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Capitano cose strane: in punta di diritto perfette ma l’effetto pratico è “simpatico“. Per non dire paradossale. Prendete l’episodio di qualche tempo fa a Barlassina, in provincia di Monza-Brianza: un pensionato ha tappato una buca sulla strada che porta a casa sua. In Comune se ne sono accorti e siccome la strada è la loro… apriti cielo. Gli hanno fatto la multa ed invitato a ripristinare la buca, tal quale l’aveva trovata. (Leggi qui: Ripara la buca, il Comune lo multa: qui ci facemmo le strade).

Dici: ma sono cose di un altro mondo. No. Di questa parte di mondo chiamata Italia. E siccome tutto il mondo è paese, a Latina s’è rischiata una storia identica a quella di Barlassina. Non per una buca tappata. ma per dello sporco da tirare via.

Lo sporco è comunale

La signora del Bar Farina, bar che insiste sui portici alla altezza di Piazza San Marco, di concerto con la sua vicina ha deciso di pulire i portici davanti al bar. Sono anni che non si fa: il suo è un atto di generosità civica.

Ho una ditta che mi fa le pulizie, il lunedì nel giorno di chiusura ho pensato di far pulire i portici…“: per sua fortuna la signora ha avvertito anche il Comune. E gli Uffici, solerti hanno risposto: dicendole in sostanza “fermate tutto, lo sporco è comunale“. Lo sporco ha una memoria della città: è come una opera d’arte olfattiva e che la vuoi sostituire con la lavanda? 

Non si può, la legge non lo consente. Perché quella è un’area comunale e deve essere il Comune a pulirla: se poi qualcuno dopo la pulizia manda la fattura e pretende il pagamento? O di defalcare dalle tasse comunali l’importo di quel lavoro? E chi vigila sulla corretta esecuzione? Chi è responsabile se qualcuno si fa male, scivolando sull’acqua saponata?

Sarà la stessa legge della buca in Brianza? Forse. Se è la stessa cambiamola, se è un’altra cambiamole tutte e due. Perché in punta di diritto ciò che sostiene il Comune è ineccepibile. Ma in punta di sostanza cioè che una volta si chiamava senso civico ora è reato.

Troppe norme, nessuna certezza

Foto © Stefano Strani

Quanto sarebbe bello un mondo con tante norme in meno e tanto buonsenso in più. Buon senso che fa vivere le persone senza l’assillo di aver violato qualche cosa. Una situazione che porta il ministro della Giustizia Carlo Nordio a dire che “Con le norme attuali anche un imprenditore onesto non riuscirebbe a pagare tutto quello che deve”. Perché i reati ti spuntano come funghi, anche tappare una buca o pulire i portici lo è.

Eppure questo è un Paese dove esiste ancora un senso civico. E quello si tramanda, con l’esempio. Che è dannatamente contagioso. Ma se riduciamo tutto ad un codificato o non codificato, corriamo il rischio di perdere quel buon senso. E sostituirlo solo con lecito o illecito.

Che questo senso civico esista e sia profondamente radicato in noi me lo ha ricordato l’altro giorno un fatto banale. Posto di controllo lungo la strada: ligio mi sono fermato… L’auto a posto, assicurazione pure, bollo preciso, indossavo le cinture, non parlavo al telefono e la mia condotta su strada era da premio; la velocità consentita era 30 Km all’ora ed io andavo a 20 orari. Tranquillo, consegno tutto al giovane agente: che con scrupolo controlla. Era intorno al 17 maggio. 

Foto © Marco Cremonesi / Imagoeconomica

L’agente verifica poi mi si avvicina e mi fa: “ma le è scaduta la patente“. Io basito, ma da quando? Dal 17 aprile il giorno del compleanno. Vero, sono contrito, dico vado subito a rinnovarla. E no: c’è la procedura codificata, la patente viene ritirata ed inviata alla Prefettura, nel frattempo c’è un bollettino da pagare, la visita oculistica da sostenere, il certificato da portare in caserma, poi la patente da andare a ritirare ed il talloncino di rinnovo da attendere che arrivi nella cassetta postale. E la multa.

Ci sta. Anche perché da tempo hanno fatto coincidere la scadenza dei documenti con la data del compleanno. Mi dico: “Ho solo dimenticato il mio compleanno”. Niente da fare, mi sono sentito criminale. Ho pagato multa, ho rifatto le visite e rinnovato la patente. Ma ancora oggi mi debbo ripetere che non ho fatto nulla di male. 

Come la signora Farina che addirittura pensava di far bene pulendo sotto ai portici.