Qualcuno fermi i superbi (per il loro ed il nostro bene)

Maria Rita Scappaticci

Psicologa e blogger

E’ definito uno dei sette vizi capitali e tutti, almeno una volta nella vita ne hanno fatto esperienza. O da vittima o da carnefice. La superbia è, per definizione, l’ostentazione, la convinzione irremovibile di essere superiori agli altri e alimenta la voglia di conquista di posizioni di privilegio con ogni mezzo, lecito o illecito.

Il superbo nutre il proprio io sfidando gli altri alla ricerca continua del primo posto, raggiunto con la furbizia. E se non lo raggiunge è solo colpa dell’ingiustizia del popolo che gli ha impedito di avere ciò che avrebbe meritato.

Abbiamo fatto mai conoscenza di tale situazione? O siamo mai stati preda della voglia di grandiosità tanto da costringere qualcuno ad accettare la propria superiorità? E quando vi trovare di fronte ad un superbo quale emozione suscita in voi il suo monologo sulla sua grande eroicità?
Rabbia, sdegno, collera, disprezzo sono le emozioni più quotate che riesce a suscitare un superbo. Il problema è che così reagendo costui saprà di aver colpito nel segno e di essere invidiato, credendo che l’emozioni dell’ascoltare siano tali per cui egli è il primo fra tutti.

Sveliamo il segreto ed il paradosso di questo uomo che si nasconde dietro una falsa esaltazione della sua persona.

Il superbo sa benissimo di non meritare il primato anche se non lo ammetterà mai. E sa ancora meglio che se non usasse la sua sfrontatezza non riuscirebbe, col solo aiuto delle proprie forze, a tenere testa alla folla.

E’ giusto chiarire che ogni uomo ha il dovere morale di mettere in campo tutte le proprie forze per raggiungere un obiettivo ed è’ auspicabile che ci sia competitività con l’altro per accrescere se stessi con ogni mezzo. Ciò che è diverso è il fine ultimo verso cui si tende.
Il superbo sarà spinto dall’unico bisogno di primeggiare ed avere ragione, sarà guidato dalla propria brama di essere riconosciuto onnisciente e sapiente dimenticandosi di godere della possibilità che gli si offre a se stesso: responsabilizzarsi e crescere.

Nessun superbo avrà l’accortezza di sottolineare che in ogni sfida si può imparare qualcosa e gioire, per questo, anche nella sconfitta. Nessun superbo sarà mai responsabile del proprio fallimento e per questo rallegratevi perché costui sarà destinato a vivere solo di riflesso alle sfortune altrui.

La superbia è il campanello d’allarme dell’antisocialità, di colui cioè che disdegna le relazioni umane e beneficia di una sana affettività verso il prossimo. Le logiche criminali sono alimentate dalla superbia e dalla ricerca di potere assoluto con spirito distruttivo verso l’altro.

Fermare questi tipi è un obbligo morale e culturale.

.