Quando le donne dicono “Non ho niente”… non è vero

Maria Rita Scappaticci

Psicologa e blogger

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di MARIA RITA SCAPPATICCI
Psicologa e blogger

 

 

Tutti gli uomini presenti sulla crosta terreste, di fronte alla domanda “Cosa è successo, cara?”  hanno ricevuto almeno una volta (per i più fortunati solo una volta) la risposta fatidica: “Niente“, pronunciata con gli occhi infuocati di rabbia.

E così la conversazione si chiude.

Qualcuno, temerario, tenta una seconda timida richiesta. Perché quella risposta non è proprio convincente. Ma ancora una volta la risposta è la stessa: “Niente”.

E invece non è vero.

E’ successo tutto. Tutto quanto di peggiore possa essere rappresentato nella mente di una donna. Una vera catastrofe, irreparabile o quasi. Un dramma, l’apocalisse dei sentimenti.
La donna è pronta a sfoderare i suoi migliori monologhi e le sue migliori lezioni di vita. A rivendicare posizioni e ruoli. A mettere in discussione tutta l’intera umanità per quel torto subito.

Ma allora perché risponde “Niente”?

Molti uomini se lo chiedono. Invocano una confessione, anche se spaventati. Vorrebbero avere una spiegazione del perché di tanto mistero. E temono quel momento. Perché forse percepiscono qualcosa nell’aria. Ma si rendono conto che premere il tasto “Start” per quella conversazione significa lasciare che la compagna valichi i limiti. Della dignità sentimentale ed emozionale.

Un piccolo decalogo rispetto alle modalità di conversazione femminile lo dobbiamo ai maschietti. Se non altro perché almeno possano imparare a conoscerci ed agire di conseguenza.

Quando le donne rispondono che non hanno niente che non va aspettano solo che la domanda venga loro posta almeno altre tre o quattro volte per rispondere ed iniziare la litania. E prendono tempo per mettere alla prova i maschietti. Perché secondo loro gli uomini già sanno come mai sono turbate. Quindi vogliono capire se sono onesti al punto da evitare di fare i finti tonti. E soprattutto se chiedono scusa prima ancora che inizi la lamentela.

Quando questo non avviene, quando cioè la domanda è posta più volte con la faccia di chi non sa nulla e vorrebbe fuggire in quello stesso istante o, peggio ancora, quando a voi uomini basta un’unica risposta per poi fare spallucce ed andar via, mi spiace ma avete definito la vostra condanna.

In questi pochi secondi la donna definisce se esasperare il suo argomento di discussione con ulteriori “prove” raccolte in pochi istanti. E quindi andarci pesante con la lite. Oppure se ridimensionare l’argomento e far “semplicemente” notare che c’è qualcosa che l’ha turbata nelle scorse ore.

Ora sapete qualcosa in più e cioè che quando una donna è arrabbiata siete voi maschi che potete definire come andrà a finire la cosa. Soprattutto che l’indifferenza ad una sua richiesta equivale ad elevare all’ennesima potenza la sua rabbia.

Ciò che sottolinea uno spiacevole evento, infatti, non è tanto la questione in sé. Ma è l’indifferenza che accompagna un uomo quando vede una donna col broncio e si preoccupa del motivo solo quel tanto che basta a prendere un bicchiere d’acqua.

E’ questo che manda una donna in tilt e la fa letteralmente esplodere di rabbia contro di voi che non insistete per voler sapere cosa sia successo.

Mi spiace ma purtroppo funziona così e probabilmente non sarà mai diversamente perché le donne amano le attenzioni, amano essere rassicurate e vi scelgono anche per questo.

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