di RITA CACCIAMI
Vice direttore de L’inchiesta Quotidiano
Generazione di viziati. E siamo al 4.0. Non so fin dove si spingeranno le mamme italiane, ma so che abbiamo percorso talmente tanta strada che sarà difficile farci raggiungere dagli altri Paesi. Europei e non.
Saremo senza dubbio scarsi in valorizzazione turistica. Perdiamo ancora posti di lavoro. I nostri ricercatori sono purtroppo costretti ad emigrare. Ma in tema di coccole non ci batte proprio nessuno. Trovate un’altra nazione in cui i ragazzi di 20 e anche 30 anni vengono accuditi come se fossero appena usciti dalla culla termica. Con colazione a letto. Contenitori colmi di ogni ben di Dio da portare a spasso per l’Italia in caso di trasferta. Trolley con corredo intimo da prima notte di nozze. Attrezzature sportive da pentathlon atleta. Così. Giusto per poter scegliere a seconda dell’umore e della temperatura. Per non parlare di tutti gli strumenti musicali che, prima ancora di imparare a suonare, vanno acquistati e tenuti in casa. “Pozza mai serv” un clarinetto o un contrabbasso per le serate tra amici.
Le madri dei piccoli in età prescolare restano sempre uno spasso. Dichiarano di volere pargoli subito autonomi. E intanto limitano i loro movimenti, arrivando a prearticolare per i figli anche le parole più semplici. Per non parlare dei primi passi. Contando le prove generali e il distacco definitivo dal gattonamento, si potrebbe prevedere che si possa arrivare a camminare non prima dei 16 mesi.
In classe, povere insegnanti. Alle prese con il controllo a distanza e l’occhio vigile delle mamme, hanno vita dura. Se prima i confronti da assemblea Onu avvenivano al bar, adesso basta un cellulare e un gruppo whatsapp. Compiti, quaderni, poesie, canti, attività motorie e menù della mensa. Tutto passa attraverso il tritatutto delle mammine ansiose di poter dire la propria su quelle incaute scelte delle maestre. Che metteranno a repentaglio l’armoniosa crescita del proprio cucciolo per gli anni a venire.
Quando, adolescente, si troverà al cospetto della commissione di maturità e saprà di poter contare sui consigli della mamma, che avrà passato il tempo a ricopiare per lui tutti i temi possibili da inserire nella cartucciera. Perché ai suoi tempi si faceva così.
Se già state pensando che tutto ciò sia confinato e confinabile, ricredetevi subito. Il mammismo non conosce distinzioni di classe o moralità e colpisce in tutti gli strati sociali. E in ogni ambiente lavorativo. Chiedete pure a qualche agente penitenziario o ad un rappresentante delle forze dell’ordine. La mamma di un ospite in carcere o in una caserma si comporta esattamente come a casa propria. E le coccole non sono mai abbastanza. Così come le raccomandazioni a non prendere freddo. A mangiare abbastanza. A curarsi in caso di raffreddore.
Su tutti, lo spettro che toglie il sonno alle madri ansiose di proteggere la progenie è uno soltanto: il nonnismo. Che è di due tipi. Quello familiare, che mettono in atto le nonne paterne (quelle materne non si toccano, ovviamente) e che rappresenta un pericoloso confronto a due. Nel quale si rischia una sonora sconfitta a suon di coccole. E quello, terribile, cui ci hanno abituato le caserme militari. Non sia mai che torni davvero obbligatorio il servizio di leva per i diciottenni. Perché allora bisognerà prevedere una naja tutta italiana. Con la branda messa a posto da mammà.