Rifermentato in bottiglia, croce e delizia. Moda passeggera o identità culturale? Un indizio per sciogliere i dubbi sta nella storia di Martina Lusenti e della sua famiglia.
Premesso che chi vi parla non è un fan esagerato dei rifermentati in bottiglia, o meglio, li bevo con piacere ma mi pongo sempre delle aspettative basse. In primis perché poche volte ne sono rimasto colpito, spesso ho bevuto roba davvero molto piatta; poi altre volte mi sono interrogato sul perché certi produttori si avventurino su un prodotto del genere senza nemmeno crederci più di tanto. Sarà ovviamente per rincorrere il mercato, per dare “un tocco di allegria” (mah!) alla loro produzione, fatto sta che ne ho assaggiati davvero tanti e ne ricordo pochissimi, tanti aperitivi sfiziosi ma spesso ricordo più gli snack che la bolla.
Poi succede che scopri “Emiliana” e qualcosa cambia: prodotti del genere scardinano le tue idee, rinsaldano le tue poche certezze verso questa tipologia di bollicine e ti fanno venir voglia (e te pareva!) di stapparne un’altra. Lo avrete sicuramente capito, “Emiliana” è una bolla rifermentata ed è uno dei prodotti di punta dell’azienda agricola Lusenti, realtà vitivinicola attiva pensate un po’ dagli anni ’50 del secolo scorso.
A parlarcene è Martina, giovanissima donna di vigna che rappresenta ormai la quarta generazione del percorso Lusenti...che a proposito di rifermentati mette subito le cose in chiaro: “Oggi è diventata una moda ma noi abbiamo fatto questa scelta un paio di decenni fa, scelta voluta e mirata!“
Una storia nelle radici del Piacentino
Lusenti nasce e si sviluppa sulle colline della Val Tidone, siamo in provincia di Piacenza, precisamente nel comune di Ziano. Una zona per me completamente “nuova” per quanto riguarda la produzione vitivinicola. E ciò non ha fatto altro che accrescere la mia curiosità:
“L’azienda è nata negli anni ’50 dal mio bisnonno Pietro. Aveva acquistato dei vigneti e all’inizio, siccome non aveva grosse disponibilità economiche conferiva le sue uve ad una grande azienda del posto. Era anche socio della cantina sociale di Vicobarone. Col passare degli anni ha iniziato a lavorare la sua vigna in maniera diversa, prediligendo la qualità alla quantità, e proprio intorno al 1960 iniziò a vendere le sue prime bottiglie”.
“I suoi insegnamenti si tramandarono negli anni a mio nonno Nino e a mia madre Ludovica che all’idea di avere una sua azienda ci ha creduto fin da subito. Insieme a mio padre hanno iniziato a gettare le basi di quello che è diventata l’azienda oggi, ossia lavoro in vigna pulito e senza pesticidi, fermentazioni spontanee e i primi esperimenti sulle bollicine rifermentate in bottiglia“.
L’importatore norvegese e la sorpresa col fondo
Scelta mirata si, ma a volte basta un po’ di sana follia e nascono prodotti eccellenti: “Emiliana è stato il nostro primo vero esperimento di spumante rifermentato in bottiglia, nato circa quindici anni fa, frutto di esperimenti e del caso“, esperimenti perchè la famiglia Lusenti si è sempre contraddistinta per le bollicine di qualità ma…
“Un bel giorno arriva in cantina il nostro importatore Norvegese che volle assaggiare a tutti i costi quello che era atto a divenire un metodo Charmat di Malvasia. Fummo sorpresi perchè era una richiesta insolita, insomma quel prodotto ancora non era pronto, era ancora in vasca e sarebbe andato in bottiglia l’anno dopo. Ma volle provarlo a tutti i costi, così aprì la valvola della vasca ed assaggiò questa Malvasia ancora piuttosto torbida, con tutti i suoi lieviti naturali e in piena fermentazione; ne rimase entusiasta, esclamò “è così che la voglio, un prodotto del genere farà faville. Ne voglio subito 2000 bottiglie e me ne assumo la responsabilità se dovesse andare male!“. Ecco, quel prodotto bruscamente interrotto andò talmente bene che l’anno dopo Ludovica ne fece una linea anche per il mercato italiano. Nacque così il rifermentato della famiglia Lusenti che noi oggi beviamo come “Emiliana“.
Vitigni locali, bollicine e vini fermi. Lusenti oggi.
Le scelte dell’azienda guardano al territorio, si predilige con grande orgoglio lavorare le uve locali, soprattutto la Malvasia di Candia aromatica: “A mio avviso è una tipologia che da molte soddisfazioni, ci permette di lavorare con qualità i vini fermi, le bollicine e anche il passito. Ovviamente si guarda al territorio in maniera specifica, quindi lavoriamo anche Bornarda, Gutturnio e Ortrugo, uve che trasformiamo in vini che raccontano noi stessi e il piacentino in maniera onesta e genuina“.
L’azienda oggi ha nel suo catalogo diverse varietà di prodotti ma stavolta, come detto, parleremo dei rifermentati.
“Emiliana”
Malvasia di Candia aromatica in purezza, Emiliana è stato il primo assaggio di casa Lusenti, una boccata d’ossigeno per i non appassionati di rifermentati o per gli scettici come me.
Raccolta manuale delle uve solitamente ad inizio settembre, il contatto a freddo del mosto con le bucce è minimo per evidenziare le fresche note aromatiche della varietà. Il vino viene imbottigliato mantenendo i suoi lieviti naturali provenienti dalle fecce più fini.
Bevibilità pazzesca, la prima impressione, ma questo non ne sminuisce le qualità gusto olfattive: pera, agrumi, leggerissime note di frutta secca al naso, il sorso è teso e dotato di buona acidità. Già dal nome si rende omaggio all’Emilia. Per chiudere il cerchio va bevuta con alcune tipicità locali come la torta fritta o i salumi tipici locali, ma se io vi dicessi pizza margherita? Eresia? Vabbè provateci, tanto comunque ne stapperete almeno due di bottiglie quindi potrete sperimentare benissimo!
“Ciano”
L’Ortrugo è una varietà locale molto antica, rivalutata parecchio negli ultimi decenni dai piccoli produttori piacentini che gli hanno dato il giusto valore. Per le sue caratteristiche si presta moltissimo alla lavorazione di spumanti e “Ciano” ne è una chiarissima testimonianza.
Anche in questo caso vendemmia settembrina, le uve vengono vinificate in bianco. Il mosto viene subito separato dalle bucce per esaltarne la freschezza e la fragranza. Il vino poi matura per circa 6 mesi in vasche d’acciaio in continuo batonnage per tenere in sospensione le fecce fini. Dopodiché il vino, con aggiunta di mosto dolce, viene imbottigliato e chiuso con il tappo a corona.
Le bottiglie vanno deposte in modo orizzontale in cantina dove avviene la “presa di spuma”. Dopo minimo 12 mesi le stesse, con l’operazione di remuage vengono sboccate e ritappate con il tappo di sughero. Ciano è un tantino più complesso rispetto ad “Emiliana” ma non perde affatto in immediatezza; si presenta giallo paglierino al calice, tende lievemente al verdognolo, perlage abbastanza fine soprattutto ai primi calici. Al naso lime ed erba appena tagliuzzata, in bocca domina la freschezza e la crescente salivazione. Molto godibile e piacevolmente persistente. Perfetto con piatti di pesce piuttosto grassi, crostacei, verdura in pastella, oppure con salumi e formaggi per un aperitivo bello consistente.
Autenticità Emiliana
Nei vini di Lusenti c’è l’essenza di una terra che pian piano sto imparando a conoscere, mi ci vorrà ancora molto perché queste righe raccontano soltanto una piccola parte della produzione, ci sono i vini fermi, altre bolle, il passito e soprattutto i rosati, che in queste pagine lo sapete benissimo, trovano sempre e volentieri spazio.
Urge dunque andare nel piacentino ed assaggiare tutto il resto e spero di farlo presto. Nell’attesa vi do un consiglio, assaggiate i vini dell’azienda agricola Lusenti con Midnight Log dei Clash in sottofondo: sperimentazione, appartenenza, autenticità e naturalezza, in note ed in bottiglia.