Arpino 1975: il pugno chiuso e la conquista di Fuoriporta

Fausta Dumano

Scrittrice e insegnante detta "Insognata"

Fausta Insognata Dumano

 

di FAUSTA DUMANO
Scrittrice e insegnante
detta ‘Insognata’

Correva l’anno 1975. Ssolo oggi capisco perché gli anni corrono… E’ una foto in bianco e nero dell’incredibile archivio fotografico di Piero Albery. Due giovani, due miei amici con il pugno alzato, mano sinistra, il pugno alla spagnola e Fuoriporta: il viale alberato di Arpino.

In quegli anni la città finiva in Piazza Municipio. Si passeggiava tutti avanti e indietro. Il perimetro era delimitato dal palazzo Buoncompagni, allora sede del Comune, dalla facciata del liceo classico Il Tulliano. Cicerone, la sua statua mi appariva come un vigile spartitraffico, il suo dito sembrava un invito ad uscire fuori da quel perimetro.

Ma la vita si consumava in piazza, in quel perimetro, sotto gli occhi delle mamme. Che sedevano al bar. Questa credo sia da annoverare come un elemento particolare: le donne sedute al bar negli anni 70 in un paese della provincia. La presenza di così tante donne, ai miei occhi di ragazzina, mi fecero pensare che la piazza fosse un salotto collettivo. Qui le mamme bevevano il te, ma anche il bitter, leggevano, qualcuna lavorava ai ferri. Mentre noi trasformavamo la piazza in un parco giochi: nascondino, mosca cieca, rubabandiera.

Ogni tanto si poteva andare anche in bicicletta, secondo le elargizioni dei vigili. Fuoriporta era un luogo dei desideri nascosti, un luogo dell’immaginario collettivo. Lì potevano nascere gli amori, lì portavano a spasso i convittori, li andavano a spasso gli innamorati.

A scuola, nella scuola media, erano arrivate le prime classi miste. Ma solo per chi sceglieva inglese. Con il francese sezioni femminili e maschili, ma anche scegliendo inglese alcune ore segnavano una netta separazione dei sessi. Educazione fisica e Applicazioni Tecniche, giocare a pallone, era riservato ai maschietti: passo saltellato, cadenzato, al massimo palla a mano. Ferri, uncinetto, ago…

All’improvviso arriva la rivoluzione del perimetro: i decreti delegati nelle scuole, i rappresentanti di classe, le assemblee, il collettivo. Conquistare Fuoriporta era come aver conquistato le chiavi di casa…

Quella foto in bianco e nero racconta le conquiste di una generazione di sognatori. Unita ad un altro scatto celebre di Piero Albery: ragazzi e ragazze, insieme, sotto un ombrellone, nel confine illimitato Fuoriporta.

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