Alla sfida dei “giochisti” Di Francesco dà scacco matto a Dionisi

Il tecnico in questo avvio di stagione ha saputo liberare la fantasia dei suoi giocatori. Sassuolo affondato anche per la corretta lettura del cambio Boloca-Castillejo. E' un Frosinone che si muove come una fisarmonica e regala ‘note di calcio’ come un’arpa. Un altro dei segreti dei giallazzurri: corrono più degli avversari e sanno cosa fare col pallone tra i piedi.

Giovanni Lanzi

Se lo chiamano 'Il Maestro' non è un caso

Alla sfida degli allenatori ‘giochisti’, Di Francesco dà scacco matto a Dionisi e il Frosinone si gode il terzo risultato utile di fila, i 7 punti in classifica, un gran bel calcio ma soprattutto l’entusiasmo dei propri tifosi. Al calcio d’agosto segue (sempre…) quello di settembre ma solo a fine ottobre ne sapremo qualcosa di più sulla solidità strutturale di tutto l’impianto giallazzurro. Che però ha già mandato un messaggio chiaro e univoco e dato una certezza: se corri più dell’avversario, lo fai in maniera giusta senza disperdere energie psico-fisiche, se atleticamente rispondi ai comandi sei già oltre la metà dell’opera.

Di Francesco non a caso ha voluto al suo fianco un deus-ex-machina della preparazione atletica come il professor Massimo Neri che non ha bisogno di troppe e ulteriori presentazioni. E poi va detto che il Frosinone corre (bene) perché sa cosa fare con il pallone tra i piedi. Di Francesco ha saputo ‘liberare’ la tanta fantasia dei suoi giocatori. Non sempre nel calcio è così scontato che un allenatore giochi (anche) per lo spettacolo. Si vedono squadre che mascherano la mancanza di idee con la foglia di fico del possesso palla. Si vedono squadre che si affidano alla famosa e mai passata di moda ‘palla lunga e pedalare’. E si vedono squadre scollate dalla testa ai piedi che si rimettono alla giocata dei singoli. Il Frosinone fino ad oggi si muove come una fisarmonica e regala ‘note di calcio’ come un’arpa.

Bellini, poi bellissimi, concreti e spietati

Cheddira e Soulé

Prendiamo la partita vinta domenica. Anche nel primo tempo ‘complicato’ – con il centrocampo dei canarini spesso saltato dalle folate dei neroverdi e nella condizione di dover rincorrere invece che ‘scivolare’ e andare sulla copertura – la squadra di Di Francesco ha infiocchettato giocate sopraffine ed ha avuto le sue belle occasioni con Mazzitelli (alto), Soulé (fuori di poco a due passi) e Cheddira (miracolo di Cragno). Il Sassuolo nel primo tempo ha avuto il merito di saper leggere in una frazione di secondo quale fosse in quel preciso frangente il fianco debole dei giallazzurri, per andarli a colpire con la doppietta di Pinamonti.

Il Dio del pallone comunque esiste sempre. E assiste chi ci crede. Il Frosinone c’ha creduto, ha sofferto, ha rischiato lo 0-3 (paratona di Turati su Berardi) ed è andato a prendersi un rigore che Cheddira ha realizzato con la freddezza di un killer del dischetto. Il gol che – dopo gli aggiustamenti fatti in avvio di ripresa – ha schiuso le porte alla fantastica ‘remuntada’ sulla quale sono stati scritti fiumi di inchiostro.

Di Francesco ha proseguito con maggiori e rinnovate certezze, Dionisi è rimasta impantanato su quelle certezze che invece erano evaporate. Sassuolo senza piano B, dopo l’uscita dell’ex Boloca e l’ingresso di Castillejo è arrivata la grandinata giallazzurra; Frosinone da parte sua con tante pagine da sfogliare nello spartito. E i due tecnici ‘giochisti’ si sono trovati all’improvviso agli antipodi. Duttile Di Francesco, troppo integralista Dionisi.

I numeri hanno (quasi) sempre ragione

Il centrocampista Barrenechea

Qualche dato su tutti, per gli amanti delle statistiche: il Frosinone per la prima volta ha battuto il Sassuolo, nei precedenti 10 confronti 6 successi emiliani e 4 pareggi; i ciociari, che in serie A avevano perso 5 volte su 6 dopo le soste delle nazionali, hanno ritrovato la vittoria. E in serie A per la prima volta ha vinto una partita dopo essere andato in svantaggio.

Ancora: con la seconda vittoria di fila dopo quella sull’Atalanta, il Frosinone è imbattuto in 3 gare di fila (7 punti), cosa che non accadeva in A dalla stagione 2015-’16 (4 punti), eguagliando anche il ‘mini-record’ di 2 successi casalinghi di fila nel massimo campionato sempre nella stagione 2015-’16. E poi ci sono anche il gol di Lirola alla sua ex squadra al riesordio in serie A (mancava dal 7 gennaio 2021), il primo gol in A di  Cheddira e la doppietta dell’altro ex Mazzitelli che in 5’ supera il suo record di reti nella massima serie, che era di 1 gol (con la maglia del Sassuolo) in 32 gare.

Venerdi sera a Salerno saremo alla metà del famoso ‘guado’ delle prime 10 giornate di campionato. La Salernitana, al di là della attuale situazione, va presa per quella che è effettivamente e cioè una squadra con valori ed esperienza diffusa. La pesante sconfitta casalinga con il Torino, 2 punti in classifica ma questa è pur sempre la squadra che all’esordio ha imbrigliato la Roma all’Olimpico.

L’Inter vola, la Juve sorpassa il Milan

Massimiliano Allegri (Foto: Sergio Oliverio / Imagoeconomica)

Inter con una marcia in più, anzi cinque rispetto al Milan che nell’anticipo di sabato è stato letteralmente preso a pallonate dai cugini. Il 5-1 finale sconfina direttamente nel quinto derby di fila vinto dai neroazzurri nel 2023, compreso quello della finale di SuperCoppa a Riad. Inzaghi detronizza Pioli che, visto che i guai non arrivano mai da soli, deve sistemare qualche coccio in casa in vista del Newcastle dell’ex Tonali nella gara di esordio in Champions. I neroazzurri si godono la coppia Lautaro-Thuram, 7 gol in questo avvio.

Rossoneri scavalcati dalla Juventus (a proposito di coppie del gol Vlahovic e Chiesa sono anche loro a 7 retiche batte 3-1 una Lazio a marce basse e dove la luce di Luis Alberto non basta da sola a reggere un confronto deciso dalla difesa impalpabile dei biancazzurri e da un postulato di trigonometria applicata al calcio in occasione del gol del vantaggio bianconero. Palla dentro o palla fuori, questo è il problema di sheakasperiana memoria. C’è chi dice sì e c’è chi dice no, nel frattempo sul groppone della Lazio pesano eccome i tre ko su 4 gare e l’addio a Milinkovic è il vero peso sulle spalle. L’Atletico Madrid dell’ex Simeone dirà se la Lazio è la solita malata a tempo oppure c’è dell’altro.

Roberto D’Aversa

Il sorprendente Lecce – terzo gol di Krstovic, pari del solito Colpani – incassa 1 punto dalla trasferta di Monza e si piazza al 4° posto davanti ad un Napoli che va sotto 2-0 al Ferraris con il Genoa e poi riesce ad impattare con la indiscutibile qualità nonostante la furia dei grifoni. In casa azzurra molti (compresi i tifosi) hanno ancora la testa al Napoli di Spalletti, quello del francese è un’altra cosa al di là degli undici che vanno in campo e quando Rudi Garcia riposizionerà quei dettagli sul binario, gli azzurri torneranno ad essere belli e spumeggianti. Pareggio 0-0 alla Domus tra Cagliari e Udinese in una partita che ha alternato fasi giocate al piccolo trotto e occasioni.

Salta la prima panchina

Crisi nera per l’Empoli che rimedia sette gol all’Olimpico contro una Roma scatenata, dopo 9’ risultato già in banca. Ko che costa la panchina a Zanetti, torna in pista Andreazzoli. Azzurri arrendevoli in tutte le zolle di campo, 4 ko di fila, 12 gol incassati e 0 realizzati, la formazione iniziale abbastanza molle e incomprensibile. E poi una girandola di assetti tattici senza trovare un argine allo strapotere giallorosso.

Infine una zampata di Kouame ha deciso a favore dei viola di Italiano la gara tra Fiorentina e Atalanta, con i neroazzurri troppo altalenanti. Ma c’è da dire che la rete dello 0-1 è stata favorita da una inversione nella rimessa laterale. Hanno chiuso il giro della 4.a di campionato Salernitana-Torino (0-3) e il pareggio a reti bianche tra Hellas Verona-Bologna che ha accontentato tutti e nessuno.