Mens sana in corpore sano non è solo una bella frase di Giovenale

[SALVIAMO LO SPORT] L'emergenza coronavirus ha messo in ginocchio tutte le discipline. A rischio la socialità e il benessere psico-fisico di milioni di persone. Giovani e non solo. Per questo serve un piano di salvataggio organico per ripartire quando la curva dei contagi lo permetterà. Ad oltre un mese dall'inizio dell'epidemia si sono notate solo polemiche, divisioni e demagogia. Ognuno rema per conto suo. Il ruolo del Coni e del Governo.

Alessandro Salines

Lo sport come passione

Salviamo lo sport. Tutto. Dal calcio al curling. Salviamo lo sport. Facciamone anche un hashtag. Salviamo lo sport perché è il baluardo della nostra socialità. Con la chiusura delle scuole, che fine farà il benessere psico-fisico dei bambini e dei ragazzi tappati dentro casa a causa del coronavirus? Mens sana in corpore sano non è solo una locuzione del poeta e retore latino Giovenale, nato tra l’altro ad Aquino, ma è un baluardo della vita di tutti. La proroga del lockdown ha bloccato ancora ogni disciplina. Se ne riparlerà dopo il 4 maggio.

Ma il problema non è questo perché ancora l’emergenza non è passata. Il nodo è il futuro dello sport in assenza di un piano di salvataggio organico e serio che coinvolga l’intero settore.  

Campionati fermi ma come e quando si ripartirà?

Pista di atletica

Basket, volley e rugby hanno archiviato la stagione dalla serie A fino ai tornei giovanili. Niente titoli, promozioni e retrocessioni. Anche gli sport individuali sono al palo. Gare e manifestazioni di ogni livello sono state rinviate o annullate .

Centomila centri sportivi sono fermi e secondo uno studio almeno un terzo non riapriranno quando l’onda del virus sarà passata. Resiste solo il calcio professionistico che vuole  riaccendere i motori. E al di là dell’ipocrisia è giusto che il movimento di punta pensi ad una ripartenza per il bene di tutti (la serie A finanzia lo sport con 400 milioni).

Per il calcio dilettante e giovanile ad oggi sembra improbabile ricominciare anche per una questione di protocolli sanitari e strutture non adeguate.

Il tema però è quando e come ripartire. L’agenda la detta il virus e ogni data è aleatoria. La serie A vorrebbe ripartire con gli allenamenti ad inizio maggio per riprendere a giocare alla fine delle stesso mese ovviamente a porte chiuse. Dovranno essere rispettati dei rigorosi protocolli sanitari ed una serie di misure. Il calcio di vertice è un’industria e deve tentare di salvare il salvabile pure se già si quantificano le perdite in almeno 580 milioni di euro che diventerebbero quasi 800 se non si tornasse in campo. Anche la serie B dovrebbe seguire la categoria maggiore. Il condizionale è d’obbligo e tutto dipenderà dalla curva dei contagi. 

E il resto? Si pensa ovviamente alla prossima stagione con tanti dubbi. La Figc ad esempio ha già stimato che ben 3.000 società dilettanti su 12.000 rischiano di sparire senza un intervento forte. Per non parlare delle altre discipline. La fuga degli sponsor, la crisi economica degli imprenditori che investono nello sport e l’incertezza sulla disputa delle gare con il pubblico o senza non restituiscono fiducia. Anzi mettono a rischio il futuro di un movimento che nel Lazio vanta quasi 6.000 club con quasi mezzo milione di tesserati (in Ciociaria sono 500 le società e 32.000 gli sportivi, a Latina 600 e 56.000). E poi con quali garanzie per la salute gli atleti potranno riprendere l’attività?

Tutti in ordine sparso

Foto © Şahin Sezer Dinçer / Pexels

Lo sport, come ogni altro settore, oggi ha bisogno di un piano per provare a ripartire. Servono risorse, idee chiare ed una guida. Ed invece ad un mese dall’inizio dell’emergenza non è stata tracciata una rotta. Ognuno rema per conto suo. E finora si sono notate solo polemiche, parole in libertà e divisioni.

Tante le proposte. Forse troppe. Alcune senza capo nè coda. Il Coni dovrebbe fungere da bussola in questo momento ed invece sembra indebolito rispetto al passato. E non dà la sensazione di poter prendere in mano la situazione.

Probabilmente non sta giovando il depotenziamento a livello economico del Comitato olimpico a vantaggio della neonata società “Sport e Salute“, la cassaforte dello sport, mal digerita dal presidente Giovanni Malagò.

Anche le Federazioni vanno avanti in ordine sparso e non mancano le frizioni. Il recente botta e risposta tra Gabriele Gravina, presidente della Figc, e lo stesso Malagò sono una spia di quanto sta accadendo.

Il Governo cosa fa?

Stadio vuoto con pallone

Il Ministro per le Politiche Giovanili e lo Sport Vincenzo Spadafora del M5S ha tenuto diverse riunioni ma finora non s’intravede un piano d’interventi sostenibile ed organico. Anche il contributo di 600 euro per i collaboratori sportivi ha creato malcontento a causa dei criteri necessari per ottenerlo. Le agevolazioni fiscali e contributive contenute nel decreto “Cura Italia” sono poco più di un pannicello caldo per fronteggiare l’emergenza.   

In un incontro al Comitato paralimpico Spadafora ha assicurato misure di sostegno. “Faremo tutto il possibile per valorizzare la funzione sociale dello sport e per fare in modo che le varie attività possano rappresentare uno strumento contro ogni possibile disgregazione sociale – ha detto il ministro – Sono allo studio ad esempio misure per favorire l’accesso allo sport di quelle famiglie che si troveranno in difficoltà economica“. 

Ma al di là delle parole e degli annunci si ha la sensazione di un approccio troppo demagogico nei confronti di un mondo devastato dall’emergenza covid-19. Le polemiche tra il ministro e la Lega di Serie A sono apparse fuori luogo ed inutili in un momento come questo.

Occorrerebbe maggiore elasticità soprattutto da parte del M5S arroccato su posizioni che spesso cozzano con la realtà. Ad esempio è stato chiesto da più parti il ripristino della pubblicità sul betting, vietata nel decreto dignità. E’ stata anche lanciata l’idea di destinare allo sport l’1% del gettito fiscale delle scommesse. Sono misure che potrebbero restituire ossigeno all’intero movimento e contribuire a finanziare la ripartenza. 

Insomma salviamo lo sport e considerando le sconfortanti premesse la speranza è che la task force, guidata dal super manager Vincenzo Colao, possa occuparsi anche del mondo dello sport. Uno sport da salvare perché mens sana in corpore sano non è solo una bella frase di Giovenale.