di FABIO CORTINA
Giornalaio e Uomo Ancora su Teleuniverso
Ci sono quelli come Socrates, laureato in Medicina e dotto in Filosofia: centrocampista propenso alla manovra nella più bella e perdente nazionale di Calcio avuta del Brasile. O come Guglielmo Stendardo, difensore vecchia maniera, con laurea in Giurisprudenza ed esame di stato per l’abilitazione alla professione di avvocato. Oppure Giorgio Chiellini, retroguardia Juventus e laurea in Economia con voto finale 109 all’Università di Torino dopo avere discusso la testi su “Il bilancio di una società sportiva”. Poi ci sono quelli come Mattia Perin, portiere del Genoa e della Nazionale Italiana, ignorante come una capra, che l’ultimo libro visto sarà stato l’abecedario ai tempi delle Elementari. Poi più nulla.
Solo così si potrebbe tentare di comprendere perché ha digitato frasi così infami su una tastiera di smartphone, l’unica vista nella sua esistenza fatta tutta di piedi e senza cervello. Non c’è altro modo per provare a capire quanto contenuto nel post firmato da un ragazzino viziato, catapultato nel mondo dei grandi e che utilizza strumenti nel modo peggiore possibile. Sì, perché lui Mattia Perin, portiere di buone speranze ed ottima fortuna potrebbe essere un esempio per chi sogna un giorno di essere al suo posto, potrebbe essere preso a modello. Ed invece no, lui è il modello di ciò che non deve essere il calcio e quelli che dovrebbero migliorarlo.
I battibecchi, gli insulti da stadio, quelle dinamiche alle quali il 24enne non si è mai sottratto, attaccando e rispondendo, cadendo in provocazioni che evidentemente gradisce altrimenti non darebbe seguito, ci possono stare. Poi però succede che la goccia continua a cadere, plic ploc plic ploc, e tu che hai l’occasione di spostare quel vaso nel quale ogni giorno goccia a goccia, plic ploc plic ploc, aumenta il volume dell’acqua, non fai nulla. Anzi, apri il rubinetto ed il vaso lo fai cadere, lo distruggi in mille pezzi.
Come hai fatto con il tuo messaggio su Instagram, riaprendo una ferita storica, una delle pagine più scure della storia italiana contemporanea: “A Vallecorsa cambiò la storia, tuo nonno parla arabo…il mio fondò littoria!“,
Potevi essere dalla parte della ragione, perché augurare la morte è vile, ma hai preferito essere nella zona del torto, Mattia. Hai favorito al sorriso di chi fa il lavoro più bello del mondo, il livore del capopopolo andando a toccare una pagina sporca della nostra storia che in troppi hanno taciuto facendola passare come una tragedia di Serie B. Quella tragedia poi, ironia della sorte, che toccò anche la tua provincia, quindi sappiamo che oltre che della storia, sai poco anche della geografia.
E poi, tuo nonno fondò Littoria? Bene, buon per lui. Il mio invece dovette patire le bombe, nascondersi nei rifugi, nelle grotte, piangendo insieme a suo padre perché vedevano dissolversi quanto avevano fondato i nostri avi. Certo, potevano avere al massimo un tetto, galline e qualche pecora, non la magnificenza di Littoria, ma la dignità, quella sì. La stessa che aveva tuo nonno che siamo certi ti prenderebbe a schiaffi.
In tre giorni, dal 2 al 5 giugno ’44 ci furono 418 stupri, 29 omicidi e 517 furti (e tutto questo è solo una parte) i carabinieri scrissero: “Infuriarono contro quelle popolazioni terrorizzandole. Numerosissime donne, ragazze e bambine vennero violentate, spesso ripetutamente, da soldati in preda a sfrenata esaltazione sessuale e sadica, che molte volte costrinsero con la forza i genitori e i mariti ad assistere a tale scempio. Sempre ad opera dei soldati marocchini vennero rapinati innumerevoli cittadini di tutti i loro averi e del bestiame. Numerose abitazioni vennero saccheggiate e spesso devastate e incendiate”. Tutto ciò è impresso nella storia, come sono impressi i 3500 stupri di Esperia: donne dagli 8 agli 85 anni devastate e violate, circa 800 uomini sodomizzati, molti dei quali impalati, solo perché difesero le loro donne.
Hai toppato Mattia, lo hai fatto nel modo più doloroso possibile. Perché se con ciò intendevi celebrare la retrocessione del Frosinone da tifoso del Latina, sappi che hai solo esaltato la tua viltà ed estrema ignoranza da cittadino dell’Italia. Quell’Italia che ti pregi di rappresentare perché sei un bravo portiere, ma che non meriti in quanto uomo piccolo piccolo. Spero che qualcuno possa avere la bontà di spiegarti quanto accaduto, magari in pubblico, magari un figlio di quella barbarie, o anche un bambino, uno come te, che però ha conosciuto la storia dal racconto di un nonno.
Uno che magari non ha fondato Littoria, ma che in quei giorni ha sofferto, con l’eco dell’arabo che gli rimbombava nel cervello.