Longo: «Non si deve pensare a gestire la partita ma a vincere»

Moreno Longo a Bordocampo Serie B. Allenatore e psicologo. La gestione delle gare? «Bisogna pensare a vincere le gare e non a come gestire i risultati»

di Fabio CORTINA

e Giovanni GIULIANI

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Consapevolezza e coraggio per raggiungere il Paradiso. Moreno Longo ha tracciato la rotta per la seconda parte di stagione. Lo ha fatto dagli studi di Teleuniverso nel corso della puntata speciale di Bordocampo serie B.

 

Ma cosa si aspetta Il tecnico dai suoi? «Che sappiano muoversi con attenzione nei meandri di un torneo asfissiante e logorante come quello cadetto». E già, perché Longo oltre a fare il mestiere per cui vien pagato, l’allenatore, indossa spesso e volentieri gli abiti di fine psicologo.

 

Di queste 21 gare ne rigiocherebbe due. «Quella di Novara dove è mancata la prestazione, cosa che  – ha sottolineato- non può andare giù ad un allenatore, e quella pazza di Empoli».

 

Ma la cosa  più importante, da luglio ad oggi, è che nel gruppo canarino sia aumentata la consapevolezza per poter disputare un campionato di vertice e che si siano riuscite a superare le difficoltà incontrate. «Anche perché – ha sottolineato Longo – la cosa non era così scontata dopo la batosta della scorsa stagione. Le scorie addosso ai protagonisti erano di quelle pesanti da togliere. Il lavoro mentale, non solo sul gruppo, ma anche su tutto l’ambiente  giallazzurro, è stato importante così che oggi, in tutti, c’è la consapevolezza di poter essere protagonisti  fino alla fine».

 

Longo lo ripete quasi come un’ossessione: «l’aspetto mentale di una squadra è la  base da cui partire e su cui poi sviluppare tutti gli altri discorsi, come quelli tattici; ed allora servirà il coraggio di non accontentarsi».

 

In questo senso è bandita la parola “gestione”:  i giallazzurri  dovranno accelerare fin quando ne avranno la forza. Se vogliamo, per usare le parole di Longo, è questo ciò che è mancato al suo primo Frosinone. Dunque la strada è tracciata. Da sabato inizia un nuovo campionato: stare nei piani alti significa partire con l’entusiasmo giusto, quello  che serve.

 

Ma per stare in campo e per raggiungere i risultati l’entusiasmo e la consapevolezza da soli non bastano. Serve anche il giusto equilibrio, serve la tattica, l’alchimia dei numeri trasformata in posizioni ed azioni sul campo. A livello tattico il Frosinone di Longo non cambierà di una virgola: si continua con il 3-4-1-2. Vale a dire che nonostante il ritorno di Paganini, giocatore offensivo per vocazione, che andrà a sostituire Matteo Ciofani, il tecnico torinese non rinuncerà ai suoi tre frombolieri: Dionisi-Ciano-Ciofani.

 

La consapevolezza in più però – e Foggia insegna – è che il Frosinone potrà contare anche su un’altra soluzione: la linea difensiva a quattro con l’obiettivo di essere più offensivi. Ci vuole coraggio certo, ma senza coraggio dove si va? Longo non vuole e non può rinunciare ad un calcio offensivo. Non vuole e non può rinunciare a quei giocatori che in cadetteria fanno la differenza.

 

Alla domanda su come stia Paganini, il tecnico sfodera ancora la sua vena di psicologo. L’esterno «sta bene, ha voglia di giocare e di spaccare il mondo, ma non si deve essere frettolosi. Il ragazzo ha subito due gravi infortuni in un tempo molto ravvicinato e nonostante abbia recuperato a tempi di record non si può e non si deve forzare la mano».

Anche perché Longo stesso è stato martoriato da gravi infortuni e sa bene che dar retta all’istinto in certi casi serve a poco, anzi è deleterio.

 

Una battuta il tecnico la dedica allo “Stirpe”, quel teatro dei sogni tanto agognato da ogni tifoso, ma che all’inizio ha nascosto delle insidie non da poco per la sua squadra. «I ragazzi, ha spiegato il tecnico, erano abituati ad altri canoni, ad altre distanze, ad altri rumori con il “Matusa”. Dire che il nuovo stadio aveva avuto un impatto non troppo positivo poteva sembrare una bestemmia, ma alla fine vuoi o non vuoi è stato così».

 

Ora però tutto si sta allineando, tutto sta andando per il verso giusto e Longo non vuole abbandonare la barra a dritta del timone che sta conducendo la sua nave verso il porto.

 

«Serve serenità – ha detto, soprattutto per sé stesso – perché alla fine gli elementi per far bene ci sono tutti e Frosinone è una delle squadre migliori in cui fare calcio». Detto da lui poi, detto da un ragazzo del Filadelfia, uno che ha respirato quel calcio intriso del mito di Superga, non può che essere rassicurante.

 

Raggiungere un sogno, ma senza assilli, è il mantra di Moreno Longo, è la linea tracciata da una società di calcio che sta facendo scuola, in tutto e per tutto.

 

«Ci vedremo alla fine dell’anno con la speranza che quel sogno si avveri». Così ha salutato, col sorriso rassicurante di chi sa cosa dice, Moreno Longo. L’uomo giusto, nel posto giusto e al momento giusto. Poi se quello che abbiamo scritto sarà o meno giusto, lo dirà la storia. Quella di bugie non ne racconta mai.