Le dimissioni da sottosegretario e l’asse con Matteo Salvini Possibile un ruolo di primo piano nel partito. A stretto giro di posta
Claudio Durigon
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Il Capitano Matteo Salvini ha fatto una concessione ai “colonnelli” Giorgetti e Zaia, ma da adesso in poi la partita nella Lega cambia. E il ruolo politico interno di Claudio Durigon è destinato a rafforzarsi, anche nell’ambito della campagna del centrosud. Si illude chi pensa che possa aprirsi anche il fronte del coordinamento regionale del Lazio
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La lettera con cui Claudio Durigon si dimette. L’accusa a chi ha strumentalizzato le sue parole. L’impegno a continuare. Roma e la regione nel mirino
Il caso Durigon. E l’altra versione dell’incontro tra Draghi e Salvini. “O spicci tu la questione o a settembre la spiccio io”. Riprende fiato il Pd con M5S.
La sindrome da Torre di Babele della coalizione nasce dalle elezioni del 2018: soltanto Ruspandini e Gerardi sono di questo territorio. Durigon e Zicchieri sono espressione della provincia di Latina, mentre Rufa ha staccato il biglietto a Viterbo. La sconfitta di Abbruzzese ha innescato una resa dei conti lunghissima. Il crollo di Forza Italia ha aperto un vuoto che nessuno riesce ad occupare. E andrà sempre peggio.
I nuovi attacchi arrivati questa mattina al sottosegretario di Latina. La risposta di Salvini da Agorà. Ad Enrico Letta non pare vero sventolare la bandiera dell’antifascismo in campagna elettorale. In realtà le scelte di Durigon non sposteranno niente, ma una cosa è certa: nel caso di un passo indietro al Mef nel Carroccio diventerebbe un intoccabile sul piano politico. Lo scenario della candidatura alla presidenza della Regione Lazio.
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Antonio Tajani interviene al meeting di Rimini. Elio Vito lo attacca. Dicendo che doveva difendere Lamorgese e prendere le distanze da Durigon. E lo paragona a Ponzio Pilato
La blindatura per Claudio Durigon da Matteo Salvini ora è doppia. “Draghi non ha come priorità i parchi di Latina”. E poi il ruolo attivo nel Governo: “Sta lavorando alla riforma delle pensioni”
Ufficiale l’anticipazione di Alessioporcu.it. La civica Ripartiamo con Voi non farà parte della coalizione che sosterrà Amato La Mura come sindaco di Formia. La riunione di ieri nella clinica Città del Sole. “Non presenteremo la li sta ma confermiamo la nostra sincera stima nei confronti di Amato La Mura con il nostro leale supporto”. Come a dire: “Ti lascio perché ti amo troppo”
Gli uomini forti sono Alberto La Rocca, Enzo Di Stefano, Lino Caschera, Ernesto e Walter Tersigni. Nei Partiti nessuno governa più nulla. In questo clima trionfa il gioco a sfasciare. Mario Abbruzzese è stato messo nel mirino da Massimo Ruspandini e Claudio Fazzone. Infine Nicola Ottaviani vuole “azzerare” Pasquale Ciacciarelli. E viceversa.
Indipendentemente da come finirà a Sora, il quadro è delineato: la coalizione non esiste. I Fratelli d’Italia sono fortissimi ma isolati, Mario Abbruzzese (Coraggio Italia) tratta su tavoli diversi senza confini, Forza Italia ha bisogno di un uomo solo al comando e non dell’attacco a tre punte. Nella Lega Claudio Durigon di tutto aveva bisogno meno che di ulteriori grane. O Nicola Ottaviani prende in mano la situazione adesso, oppure il Carroccio locale rischia la balcanizzazione.
Una lettera a Durigon per dire che il progetto del centrodestra con Ruggeri candidato sindaco di Sora è perdente. È un problema di ‘capacità comunicativa’: non buca, non coinvolge. E lo pongono la Lega e Coraggio Italia. Ma Fratelli d’Italia, Forza Italia e Polo civico restano fermi sul nome dell’oculista. Rispunta il progetto alternativo con La Rocca
Il leader della Lega al lavoro per disinnescare quella che sarebbe una “bomba” nel partito e nella maggioranza. Lo scrutinio segreto, i franchi tiratori, l’ipotesi di dimissioni, lo scannatoio di un Parlamento delegittimato: tutto quello che è in gioco.
Una scelta ipergovernista per non creare problemi a Mario Draghi. Ma anche un modo per non fare favori a Letta e Conte. Oltre che per mantenere un ponte con Salvini e Berlusconi. Fatto sta che senza i voti di Italia Viva difficilmente ci saranno i numeri. Giorgetti e Zaia pensano già al sostituto (Massimo Bitonci), ma dovranno fare i conti con l’asse dei due Matteo. Anche loro.
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Il caso del Parco Mussolini, al di là di come è nato e come andrà a finire è una mela avvelenata per il candidato sindaco di Latina appena schierato dal centrodestra. E ancora lasciato del tutto solo. A Latina non c’è gente con tre narici né si saluta romanamente
Perché le frasi fascio-littorie del sottosegretario leghista tengono con il fiato sospeso la maggioranza ma anche Palazzo Chigi. La mozione di sfiducia si voterebbe a settembre, in piena campagna elettorale. Salvini non tollererà defezioni, nemmeno in Forza Italia. Pd e Cinque Stelle rischiano l’effetto boomerang. E il presidente del consiglio sa che un alleato “umiliato” sarebbe l’inizio del… Vietnam.
Dopo la guerra politica tra Lega da una parte e Pd-5 Stelle dall’altra, la vicenda del sottosegretario fa esplodere lo scontro della carta stampata: Marco Travaglio (Il Fatto) contro Augusto Minzolini (Il Giornale). L’analisi politica di Stefano Feltri su Domani di Carlo De Benedetti. E quella di Storace su Il Tempo. Nella Lega c’è la fronda Giorgetti-Zaia, ma Salvini non molla. Il vero bersaglio sembra essere il Governo Draghi. La domanda che nessuno fa a Giorgia Meloni.