Top e Flop, i protagonisti del giorno: 10 marzo 2021

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

SERGIO MATTARELLA

Un messaggio potentissimo quello lanciato poche ore fa dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ha ricevuto la somministrazione della dose di vaccino (Moderna) all’Istituto Spallanzani di Roma. In fila come tutti gli altri pazienti, dopo aver effettuato la prenotazione. Come tutti gli altri.

Il presidente Sergio Mattarella mentre si vaccina allo Spallanzani

Un messaggio di normalità, che fa capire come va inteso e gestito il potere. Vale a dire nel rispetto dei diritti di tutti e senza mai far pesare il proprio ruolo. Non è semplice e neppure scontato. Soprattutto in un Paese nel quale la frase simbolo continua ad essere “lei non sa chi sono io”.

Il Capo dello Stato ha rappresentato durante tutta la pandemia l’àncora dell’Italia. La politica è andata in crisi sotto tutti i punti di vista durante la pandemia: in crisi il Pd, in crisi i Cinque Stelle, in crisi il sovranismo in tutte le sue salse, in crisi il sistema. Al punto che Mario Draghi è stato chiamato (da Mattarella) per evitare che la nave affondi.

In fila insieme a tutti gli altri.

Il potere della normalità.

ENRICO LETTA

Ha ragione Alessandro De Angelis, straordinaria firma dell’Huffington Post. Enrico Letta può permettersi il lusso di dire no alla proposta di diventare il prossimo segretario del Partito Democratico. Ma al tempo stesso sente fortissimo il richiamo della foresta come senso di responsabilità. Nel senso che la crisi del Partito è fortissima, come dimostrano i sondaggi che danno i Democrat al quarto posto.

Enrico Letta (Foto: Rocco Pettini / Imagoeconomica)

Il punto vero è che Enrico Letta rappresenterebbe la migliore soluzione possibile per il Partito Democratico. Una sorta di Mario Draghi per il Pd. Ha un profilo di competenze tali che veramente potrebbe fare la differenza.

Il problema sono proprio le correnti del partito. Le stesse che affondarono la candidatura di Romano Prodi al Quirinale, le stesse che hanno costretto Nicola Zingaretti ad un passo indietro storico. Il problema è che nel Pd un segretario conta sempre meno di un capocorrente.

Poi c’è il precedente con Matteo Renzi: nessuno può dimenticare il modo con il quale Enrico Letta fu sacrificato sull’altare del renzismo rampante. Ma tutta quella fase lì è fallita oltre che finita. Siamo in un momento in cui il Pd va ricostruito, con scelte dolorose impopolari. Sapendo dire no piuttosto che dare un contentino a tutti. E se sullo sfondo si profila una competizione tra Andrea Orlando e Stefano Bonaccini, allora uno come Enrico Letta può davvero mettere d’accordo tutti.

Enrico, stai sereno davvero.

FLOP

 SANTORI-CASALINO

Il capo delle Sardine, Mattia Santori, ha definito il Pd un “partito tossico”. Scatenando la reazione dei Dem. Rocco Casalino, ex portavoce dell’ex premier Giuseppe Conte, non ancora neppure capo del Movimento Cinque Stelle, invece ha sostanzialmente spiegato che nel Partito Democratico ci sono persone straordinarie ma anche cancri da estirpare.

Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica

Ora, intanto le parole hanno un peso, che andrebbe dosato quando si rilasciano giudizi  un tanto al chilo. Ma il problema è un altro. Il Pd è in crisi e sicuramente non sta facendo una grande figura sul piano politico. Parliamo però del maggior partito della Sinistra italiana, erede dell’Ulivo, erede delle tradizioni, della cultura e della storia della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista Italiano. Occorrerebbe davvero rispetto.

Inoltre nei Democrat ci sono comunque esponenti che hanno governato e governano Stati, Regioni, Comuni. E che comunque sono stati eletti e quindi legittimati a parlare ed agire secondo il principio della rappresentanza politica. Mattia Santori non è stato eletto da nessuno. Stesso ragionamento per Rocco Casalino. Eppure, entrambi si sentono legittimati a dare giudizi del genere.

Santori e Casalino chi?

FONTANA-MORATTI

A distanza di più di un anno la Lombardia si trova ancora, purtroppo, in prima linea nella guerra al Covid. Esiste un aspetto epidemiologico sul quale la politica e l’amministrazione non possono determinare nulla.

Attilio Fontana e Letizia Moratti

Esiste poi un aspetto che riguarda la gestione della pandemia, dove invece la politica può avere un ruolo. Il Governatore della Lombardia Attilio Fontana non dà la sensazione di avere la situazione sotto controllo. La nomina di Letizia Moratti in giunta per occuparsi proprio della gestione della pandemia gli è stata imposta. E quindi l’ha subita.

Però a quel punto ci si aspetterebbe che una come Letizia Moratti potesse fare la differenza. Invece questo non è avvenuto. Da quando è iniziata la pandemia la Lombardia ha perso quell’immagine di regione leader di tutto il Paese. Punto di riferimento sul piano economico e soprattutto sanitario. Da allora è cambiato tutto e la Lombardia è stata sorpassata. Per esempio dal Lazio.

Non fanno la differenza. Mai.