Top e Flop, i protagonisti di martedì 2 aprile 2024

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 2 aprile 2024.

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 2 aprile 2024.

TOP

ANNALISA CUZZOCREA

Annalisa Cuzzocrea (Foto: Andrea Di Biagio © Imagoeconomica)

La Stampa è un quotidiano finito spesso e volentieri nel mirino dei media di altro orientamento per il caso Stellantis-Elkhan-presunti silenzi sui guai italiani della creatura di Carlos Tavares. Ed Annalisa Cuzzocrea de La Stampa è vicedirettrice, nonché agile e puntuta notista politica.

Tanto puntuta e sul pezzo che non ci ha messo molto a graticolarsi il caso Agi-Eni-Angelucci, che tiene banco in questa settimana post pasquale. Ma cosa sta accadendo?

Piccolo recap mesto. Agi, l’agenzia di stampa, è sul mercato, in vendita. Ed in predicato di acquisto secondo molto più che semplici rumors da “ammuina” da parte di Antonio Angelucci. Che non è solo imprenditore della sanità, ma anche editore dei quotidiani Il Giornale, Il Tempo e Libero. E deputato della Lega. Ecco, quest’ultimo aspetto ha ingenerato un legittimo sospetto che quell’operazione, ove andasse in porto di concretezza attuativa, sarebbe fortemente viziata.

Solo le repubbliche delle banane permettono infatti ad un politico attivo su una parte di comprarsi una cosa che è in parte dello Stato. Ma perché sello Stato? Perché Agi è di Eni, che è partecipata dello Stato. Un casino insomma, che sta sotto benevolo scacco del Media Freedom Act europeo.

Il Media Freedom Act
Antonio Angelucci (Foto: Benvegnu’ e Guaitoli © Imagoeconomica)

Le parole del portavoce della Commissione Ue Christian Wigand erano state ferme ma vaghe. “Quando si tratta di fusioni dei media, è parte del campo d’azione del Media Freedom Act guardare a questi problemi. Il nuovo regolamento, ora pressoché definitivo, sarà in futuro rilevante per tali situazioni di fusioni. Questo per precisare subito furetto: “Non voglio commentare un caso specifico in questa fase”.

Cuzzocrea invece lo ha commentato e come. “Scoprire con sorpresa di vivere in un Paese in cui una partecipata di Stato l’Eni, può vendere una società di sua proprietà, Agi, a un parlamentare della maggioranza che la controlla. E questo “senza che un fronte di opposizione si unisca per dire che non siamo l’Ungheria o il Venezuela”.

Amaro ma vero, per ora.

Sul pezzo, assai.

ANTONELLO IANNARILLI

Antonello Iannarilli (Foto: Erica Del Vecchio © Teleuniverso)

I matti si dividono in due categorie: quelli che si credono Napoleone e quelli che sono convinti di poter risanare le Ater. L‘ex presidente della Provincia ed ex deputato Antonello Iannarilli rischia di ritrovarsi stretto nelle cinghie di una camicia di forza, riservata notoriamente ai pazzi furiosi. Perché si è messo in testa non solo di poter rimettere in ordine i conti delle Case Popolari in provincia di Frosinone delle quali è stato nominato commissario dalla Regione Lazio. Ma anche di restituire una gestione corretta all’azienda.

Il problema non è solo tecnico e contabile. Nelle Case Popolari abitano i più deboli: restituire un sistema efficiente significa costruire un modello virtuoso che sappia coinvolgere l’intero condominio. Abitato il più delle volte da persone che hanno già molti problemi. Quel modello virtuoso potrebbe essere il primo passo verso la dimostrazione del fatto che lo Stato c’è (come dimostra l’alloggio messo a disposizione) e sa far funzionare le cose: sul che è legittimo dubitare. Magistrale, in questo senso, è il film Scusate se esisto, con una straordinaria Paola Cortellesi nel cast con Raul Bova.

L’Ater di Frosinone nelle ore scorse ha approvato il bilancio 2023. Un passaggio fondamentale per avviare il risanamento dell’azienda: rimettere in ordine i conti, cancellare gli affitti non esigibili, capire cosa c’è, cosa si può fare, come ripartire. Iannarilli ha messo in agenda anche le manutenzioni, l’efficientamento energetico, il miglioramento delle condizioni di vita. Non solo i numeri incolonnati in maniera ordinata. Ma anche una vita più dignitosa per chi sta dietro a quei numeri.

È per questo che rischia di finire legato con una camicia di forza. perché quelli che si credono Napoleone fanno sorridere. Quelli che vogliono risanare le Case Popolari sono pazzi pericolosi.

La pazzia di Antonello.

FLOP

MAURIZIO LANDINI

Maurizio Landini (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

La premessa è d’obbligo: non c’è nulla di negativo in sé nel tentativo di pancia che Maurizio Landini e la Cgil (assieme alla Uil) stanno facendo per abolire il Jobs Act. Su quanto legiferato dal governo Renzi in materia di lavoro si può discutere civilmente, ma un dato resta. L’abolizione dell’articolo 18 non fu esattamente una misura perfettamente accettata nella sua interezza etica e funzionale.

Ed in un Paese civile che fa della dialettica il suo perno quella dialettica stessa è prova provata di progresso. Semmai quel che di negativo potrebbe esserci, nella battaglia sindacale che entrerà nel vivo nelle prossime settimane, è un mesto anacronismo. Ma spieghiamola bene. Landini punta legittimamente alla reintegra nel posto di lavoro, in caso di licenziamento illegittimo.

E nel farlo ha calendarizzato settimane di mobilitazione a partire dallo sciopero generale dell’11 aprile di quattro ore. Poi ancora sabato 20 aprile, cioè quando è prevista la manifestazione nazionale a Roma che preluderà lo step canonico del Primo maggio. A seguire appuntamento a Monfalcone per i vent’anni della Grande Europa.

Il calendario delle mobilitazioni

Si chiuderà sabato 25 maggio a Napoli della Cgil con le associazioni della “Via maestra”. In realtà però ogni manifestazione, come è giusto che sia, ha un tema chiave. E sono temi multipli, sia di rimando al lavoro ed alla “polpa” dell’articolo 18 che di carattere più politico, come il no al premierato forte della Meloni.

Qual è dunque la possibile “zoppia” della strategia di Landini? Sono due, una concettuale larga ed un altra di merito settato. La prima è quella per cui la Cgil, questa Cgil, dà costantemente l’impressione di non saper uscire da una modalità “mappazzone”, in cui si pesca a strascico in tutti i temi avversi all’Esecutivo.

Lì il sospetto è che il fenomeno sia dovuto alle carenze dell’attuale opposizione politica. Poi la seconda: quella per cui, nel parlare dell’articolo 18 Landini sembra aver dimenticato che tra i giovani la più parte nessuno sa cosa sia.

Perché? Lo aveva scritto egregiamente Repubblica: Perché semplicemente sono “abituati ad aprire e chiudere contrattini sempre più brevi”. Roba per cui non c’è il tempo materiale, per essere licenziati e recriminare in (sacrosanto) punto di Diritto, perché dal lavoro si esce prima.

E forse la nuova polpa della lotta è proprio quella.

Fuori tempo massimo.