Top e Flop, i protagonisti di martedì 22 agosto 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 22 agosto 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 22 agosto 2023.

TOP

EUGENIO GIANI

Eugenio Giani con la sua avversaria alle elezioni Susanna Ceccardi (Foto: Paolo Lo Debole © Imagoeconomica)

Di lui hanno sempre detto che è più pratico che ideologizzato ed Eugenio Giani in un certo senso sta al Pd come Luca Zaia sta alla Lega. E’ un amministratore in purezza che difende la territorialità affidatagli con la tigna che è più dei “governatori” che dei presidenti di Regione. E proprio su una faccenda cruciale come il Pnrr ed i criteri di distribuzione sui territori Giani ha fatto un’addizione perfetta.

Ha fatto il politico di opposizione ed il master territoriale al contempo. Ed ha attaccato il governo Meloni esattamente dove lui ritiene che abbia “toppato”. Così ha fatto gli interessi dei suoi amministrati toscani e quelli della parte politica che lo ha espresso e sostenuto. “Sono molto contrariato da questa revisione del Pnrr. Dobbiamo essere obiettivi”.

Ma cosa è successo? Che per Giani il Piano nazionale di ripresa e resilienza “è stato impostato in modo centralistico fin dall’inizio. E ora questa ultima manovra prevede un taglio di 16 miliardi che va a toccare i progetti già elaborati. Insomma, la solita vecchia storia dello statalismo che toglie ossigeno ai governi di secondo livello. “Andiamo a definanziare veri progetti che hanno vinto un bando e hanno cominciato la fase di elaborazione per arrivare alla loro concretizzazione. Quindi quei 16 miliardi che si tagliano è carne viva”.

Un esempio? C’è ed è cruciale, dato che è la sanità. “Sulle case della salute ancora non so quali progetti vengono tagliati, in Toscana abbiamo 77 progetti e sulle 1350 in Italia che ora diventano 936. Ce ne dovrebbero essere almeno una ventina in Toscana. Quali sono non lo so, ma a una ventina di sindaci dovrò dire che il progetto sarà tagliato.

E ancora: “Stesso ragionamento per gli ospedali di comunità: su 430 in Italia diventano 303 e quindi saranno 7-8 su 23 quelli tagliati in Toscana”. Anche di quelli rispetto all’aspettativa che avevo creato alcuni li perdo”. Come a dire che tra il dire è il fare c’è l’esatta distanza tra una stanza dei bottoni e i posti dove gli input di quei bottoni mettono cose in moto. Ma non tutte.

La distanza tra vertice e base.

ANTONIO TAJANI

Antonio Tajani (Foto: Leonardo Puccini © Imagoeconomica)

Due ingressi strategici che raddoppiano quasi la pattuglia di Forza Italia in Consiglio Regionale del Lazio. È la prima mossa dopo l’uscita del Cav dalla scena politica: ed è una mossa in ingresso. Che prelude ad altri arrivi nei Gruppi che governano Comuni importanti sul litorale romano. (Leggi qui: Le Stelle che si spengono in Regione Lazio).

Il vicepremier Antonio Tajani non è un reggente, non è un traghettatore. Meno ancora un liquidatore. Forza Italia la conosce bene come pochi altri. E sa come va puntellato il fortino per evitare che ci siano crepe attraverso le quali avere la tentazione di uscire.

La designazione del fedelissimo Beppe Incocciati alla guida del più importante tra i parchi del Lazio Sud da rinnovare è il segnale di una sintonia con il coordinatore del Lazio Claudio Fazzone che non può fare altro che bene alla salute di un Partito dato da molti in crisi d’identità. E invece, con la posizione chiara presa in merito alle recenti dichiarazioni del generale Vannucci, dimostra di avere idee non sottomesse a quelle degli alti due alleati.

C’è vita ad Arcore.

FLOP

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte (Foto: Giulia Palmigiani © Imagoeconomica)

Agosto 2022, la Regione Lazio è governata da dieci anni dal centrosinistra guidato da Nicola Zingaretti. Ha vinto lui le elezioni del 2018: nel senso che i Partiti del centrosinistra hanno perso ma gli elettori hanno comunque votato in maggioranza il candidato governatore uscente. Che all’inizio del suo secondo mandato parte con l’anatra zoppa, cioè senza una maggioranza. La costruisce un pezzo alla volta, realizzando così il Campo Largo.

È un modello politico che sembra volersi espandere in tutta l’Italia. Ci sono tutti i pezzi del centrosinistra, qualche pezzo di centro, il Movimento 5 Stelle che partecipa non sulla base di un progetto politico ma uno amministrativo. Che nel Lazio i risultati (del loro programma) li ha portati. Poco importa che le elezioni Politiche d’autunno abbiano registrato l’onda di Fratelli d’Italia. Perché?

In quell’estate di un anno fa il mai troppo compianto senatore Bruno Astorre snocciola i numeri del voto al Senato: il Campo Largo nel Lazio è in corsa. (Leggi qui: Lazio, diplomazie al lavoro tra Pd e M5S).

Ma in quell’agosto di un anno fa, il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte taglia i ponti. E suicida il Campo Largo. Tutte le analisi gli dicono che non è autosufficiente ma lui decide di andare lo stesso contro il centrosinistra. Salta così il tavolo che proprio fino ad agosto 2022 stava scrivendo già il programma elettorale, vedendo insieme Pd e M5s. Anche per questo e per i dieci anni di governo insieme, Conte fatica a trovare una candidata. La pesca in tv solo a fine dicembre.

Agosto 2023. Dopo un anno. La strategia di Giuseppe Conte ha consegnato il Lazio al Centrodestra, la sua candidata è evaporata senza mai sedersi un solo minuto in Regione Lazio, la pattuglia di 10 Consiglieri dei tempi di Roberta Lombardi è ridotta a 5.

Ma come insegna il Partito Democratico, al peggio non c’è mai fine. Ora il nucleo si scinde un’altra volta: metà di quella pattuglia se ne va. Con la maggioranza di Francesco Rocca a trazione Fratelli d’Italia. Lo fa passando in Forza Italia. (Leggi qui: Le Stelle che si spengono in Regione Lazio).

Strategie a buon mercato.

ELLY SCHLEIN

Elly Schlein (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Trecentomila firme raggiunte, una verve battagliera alla festa dell’Unità di Castiglione di Cervia ed uno slogan. “Il governo scappa sul salario minimo rinviando l’analisi della legge presentata dalle opposizioni, ma noi non ci fermiamo. Continuiamo la nostra battaglia. Un po’ come quel “dove eravamo rimasti” con cui Enzo Tortora si presentò dopo un calvario giudiziario da cui era uscito con la salute minata e con l’animo ucciso.

Ma con una nota di banalità voluta in più. La segretaria del Pd, Elly Schlein aveva spiegato sul tema: “Ci mobiliteremo per rafforzare la nostra proposta, raccogliendo le firme dei cittadini e delle cittadine”. Continuando a non capire che una cosa è l’azione parlamentare ed un’altra è l’azione politica.

La prima è opposizione è “gioca” su un mandato, la seconda è propaganda e “gioca” sull’appetibilità di alcuni temi per portare consenso. Le firme sono arrivate a 300mila? Le batterie di obici sul fronte avverso dicono che ci si può loggare più volte e che tra i login figurano La Sirenetta e i Puffi. Il tema del salario minimo non è appetibile, è sacrosanto, ma ma giocato sui tavoli giusti. Nelle Commissioni ad esempio, dove il potere contrattuale della minoranza è forte. Schlein invece gioca a fare l’oppositrice in purezza e suona la chitarra elettrica davanti alle telecamere.

Oppure con una linea univoca per cui dovunque ci fosse un parlamentare dem lì dovrebbe esserci un grimaldello per schiudere possibilità di “accordo”. Sì, della serie “io do una cosa a te e te dai una cosa a me”.

In politica empirica si fa così, ma Elly Schlein è troppo preoccupata di voler fare bella figura con la gente per arrivare a fare cose per difenderla davvero. E questo è e resta il suo problema primevo, problema che l’accompagnerà anche nell’autunno caldo che incombe.

“Lo facciamo perché è una battaglia giusta e necessaria, nell’interesse di oltre 3 milioni e mezzo di lavoratori e lavoratrici povere nel nostro Paese. Perché lavoro e povero non devono più stare nella stessa frase.

Perché ci sono le battaglie da fare e le battaglie da proclamare e su cui alzare il volume per far sapere che si stanno facendo. Si chiama retorica e in politica ha sempre e solo fatto danni. Specie ai destinatati finali della sua natura.

Dire, fare baciare.