Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 18 ottobre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 18 ottobre 2023

TOP

MARCO RIGHI

Marco Righi

La sua è la batteria al litio più venduta in Italia. A poche settimane dagli Stati generali della Provincia di Frosinone per contrastare emorragie ed annaspamenti del settore industriale la storia della reggiana Flash Battery è esemplare. L’azienda di sant’Ilario d’Enza si è aggiudicata, per la terza volta, il premio “Imprese per l’innovazione”.

Si tratta i un riconoscimento assegnato da Confindustria a 12 aziende italiane che hanno “investito con successo in ricerca e innovazione”. Ecco Flash Battery è tra i leader europei nella produzione di batterie al litio per macchine industriali e veicoli elettrici. In podio quell’azienda ci sta con altri leader dell’industria farmaceutica, informatica e aerospaziale.

Marco Righi è per gran parte l’uomo che sta dietro a questo miracolo reiterato di eccellenza. Ed ha detto: “Una grande soddisfazione per noi ma credo anche per tutto quel segmento di piccole e medie imprese, come la nostra, che anche in questo modo vede riconosciuto il ruolo determinante che esercita per generare innovazione nel nostro Paese”.

Righi conosce il lavoro di squadra e i benefici di settore oltre che i profitti di azienda. E quell’innovazione per lui viene tradotta “in lavoro e sviluppo anche per le comunità locali”. Flash Battery era una start-up che nel 2012 era scesa a cimento. E dal 2012 aveva registrato una rapida crescita “che l’ha portata, nel 2022, ad un fatturato di 22,3 milioni, ad esportazioni per un valore di 4,6 milioni e ad un numero di occupati che, oggi, supera le 100 unità.

Righi l’ha detta meglio: “Uno sviluppo segnato proprio da continui investimenti su giovani, ricerca e innovazione, avendo a riferimento una sostenibilità. Che riguarda tanto i prodotti quanto i processi e si traduce anche in diverse iniziative di carattere sociale di cui sono sostenitori tutti i nostri collaboratori”. Giovani, ricerca e innovazione. Roba da cui prendere esempio.

Fiero. E ben fatto.

RICCARDO DEL BROCCO

Riccardo Del Brocco

Quando ha iniziato a predicare il suo verbo green molti dei suoi amici hanno pensato che fosse solo una mossa politica. Una geniale intuizione con cui disegnarsi uno spazio nel pantheon mainstreem del momento. A distanza di un paio d’anni l’assessore all’Ambiente di Ceccano Riccardo del Brocco mette in fila una serie di evidenze. E si prepara a discutere la tesi in Ingegneria Ambientale.

La prima è l’avvio della sperimentazione per la Green valley, cioè la piantagione di canapa con cui bonificare i terreni dai veleni industriali; la seconda lo porta sulle pagine dei quotidiani nazionali: i raccoglitori per le sigarette elettroniche; la terza è la bonifica dei canali di scolo in periferia che non veniva fatta da vent’anni; la quarta è la partecipazione alle iniziative estive sui temi dell’ambiente; l’ultima è la campagna per rendere Ceccano una città che si avvia sul plastic free.

Al di là della portata dei risultati concreti è la mentalità che sta introducendo nella sua città ad essere il vero risultato. Perché un canale può anche tornare sepolto dalla vegetazione, le sigarette elettroniche passeranno e verranno sostituite da altro. Ma il modo di pensare green resta dentro. E produce effetti.

Come dimostra il premio assegnato nei giorni scorsi dal liceo di Ceccano, prima scuola del Lazio che dice ufficialmente addio alla plastica. Lo fa con una serie di iniziative: raccolte di plastica e immondizia per strada, installazione di erogatori di acqua purificata e contestuale utilizzo di borracce. Nulla di direttamente riconducibile al Comune ma è parte di una mentalità che prende sempre più piede in una collettività sempre maggiore.

Ed un’idea che si insedia nella mente è l’arma pià potente.

Nel nome dell’ambiente.

FLOP

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte

Partiamo dal preambolo ormai noto: Giuseppe Conte è contrario all’invio di armi in Ucraina, è contrario all’innalzamento della spesa militare ed è contrario a sudditanze eccessive ai desiderata della Nato molossa guidata (ancora per poco) da Jens Stoltenberg.

Questo, più o meno e fatta la rata alle cose più grossolanamente enunciate, è il Conte di Oggi. Quello che ha spiegato che se in queste settimane fosse a Palazzo Chigi al posto della presidente del Consiglio Giorgia Meloni fermerebbe l’invio di armi all’Ucraina. Dicendo chiaramente queste cose: “È realistico essere a Palazzo Chigi ora e dire non inviamo più armi? Assolutamente sì. Sì, sarebbe realista. E ancora: “Sarebbe stato realistico sin dal primo momento dire a tutti gli alleati: ‘Signori, l’Italia per la sua tradizione, per la sua capacità di dialogo, aiuterà tutta la coalizione.

“Saremmo il frontman, il ‘front country’ per la svolta negoziale. Io mi sarei posto sin dall’inizio alla guida di quel negoziato con la nostra capacità, la nostra tradizione di dialogo, che abbiamo anche con la Russia”. Tutto bene? No, perché quando Conte a Palazzo Chigi ci stava la sua verve “armaiola” trovò uno sfogo miliardario e “massiccio”, ancorché legittimo.

Come? Con l’acquisto di due velivoli Caew (Conformal Airborne Early Warning & Control System). Si tratta di aerei basati sulla piattaforma del jet Gulfstream G550 sviluppato dall’azienda statunitense Gulfstream Aerospace. Jet che poi, in utilizzo militare, sono appositamente modificati e potenziati dalla israeliana Elta Systems Ltd, società del gruppo Iai tornata in campo dopo l’attacco di Hamas.

Mentre scriviamo ne abbiamo uno che descrive lunghi “otto” esplorativi giusto al confine con la Moldavia. Conte è contrario alle armi quindi? No, Conte è contrario che favorevole alle armi sia il governo di cui deve essere oppositore.

E non è la stessa cosa.

Retorica coerente, ma retorica.

QUELLI CHE NON C’ERANO

L’arrivo della bara di dom Pietro Vittorelli

Il cristianesimo è una religione semplice e complessa allo stesso tempo. A spiegarlo è l’autore del Vangelo che viene considerato più complicato: Giovanni, quando dice “pregare con il cuore significa sentire questa presenza amorosa di Dio in noi”. Non servono studi in teologia: basta mettersi davanti alla croce ed amare.

Ma al tempo stesso il cristianesimo è difficile, perché siamo come pietre immerse nell’acqua del fiume: dentro di noi arriva nulla di quell’acqua che ci circonda. Comprensibile: immaginiamo la potenza come la capacità di mandare un tuono e sconfiggere tutti gli eserciti, invece nel cristianesimo la potenza è l’amore. Attendevamo un condottiero ma ci viene mandato un bambino. Aspettavamo un leone che sbranasse gli avversari e ci viene mandato un agnello che toglie i peccati dal mondo. Uccidiamo sulla croce il figlio di Dio ed il Padre invece di incendiarci tutti in quello stesso momento ci libera. Semplice e complesso. Perché complesso è amare davvero.

Come accadde con la donna che tutti tentavano di lapidare. È una prostituta. Agli occhi della società è indegna. Il Cristo non perde nemmeno un solo istante a giudicare: “Chi è senza peccato, scagli la prima pietra”. Quanti hanno giudicato Pietro Vittorelli ieri pomeriggio non andando al suo funerale? Quanti hanno voluto evitare di accostare la loro immagine a quell’abate che per primo nella storia ha rinunciato alla guida del gregge?

Comprensibile. Come il popolo che inseguiva la donna impugnando una pietra. Perché dopo 190 abati che hanno guidato, ricostruito, resistito, affrontato longobardi, saraceni, bombardamenti alleati, terremoti, lui rinuncia. L’unico. Ed esce con l’ombra dell’onta: avere preso soldi dei poveri per soddisfare i suoi vizi personali. Una sentenza dello scorso maggio farà strame dell’accusa di appropriazione indebita. Sul piano giudiziario.

Su quello morale ognuno s’è regolato a modo suo: andando o non andando al funerale. Mario Abbruzzese, ad esempio, ci ha messo la faccia rivendicando l’amicizia passata. Altri se ne sono visti davvero pochi In silenzio, con il cuore, ognuno prega a modo suo. Ma quella cerimonia, ieri a Montecassino, era una messa funebre e non un party. E la morte pone fine ad ogni controversia, ogni risentimento: l’unico lecito è quello che serve per elaborare psicologicamente il lutto. Gli altri lo sono un po’ meno. Perché altrimenti la storia della signorina e delle pietre viene meno. (Leggi qui: Monaco tra i monaci, l’addio di dom Pietro alla terra dopo il “Suscipe”).

La morte è una livella.