Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 2 agosto 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 2 agosto 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 2 agosto 2023.

TOP

ROSARIO CAPUTO

Il presidente Rosario Caputo

Rosario Caputo ha ricevuto il suo secondo disco verde. Un placet fiduciario assoluto a ché il manager venisse riconosciuto ancora una volta nella sede di Confindustria in viale dell’Astronomia. In quella location l’assemblea di Federconfidi ha eletto il suo presidente ed i 9 membri del nuovo consiglio direttivo per il triennio 2023 – 2026.

Caputo sarà ancora una volta alla guida della cruciale Federazione che riunisce i sedici Confidi di area confindustriale. Le novità non mancano ma non sono mancate neanche le certezze, a conferma del fatto che chi ha lavorato bene merita un nuovo giro di giostra.

Il consiglio direttivo che farà da sparring decisorio al presidente Caputo nel corso del nuovo mandato risulta essere composto in questa maniera. Vicepresidenti saranno: Giancarlo Abete (Fidimpresa Italia) e Carlo Crosara (Neafidi). Consiglieri invece saranno Pietro Carboni (Confidi Centro Nord); Achille Carlini (Confidi Sardegna); Riccardo Colombo (Banco Bpm).

Poi Nicola Didonna (Fidit); Paolo Parini (Rete Fidi Liguria) e Antonino Salerno (Fidimed). Caputo ha indicato subito la rotta ma non prima di fare un recap che in realtà è la motivazione empirica e tonda della sua riconferma. “Abbiamo attraversato, dal 2020 ad oggi, tre anni durissimi per l’economia in generale e per il nostro sistema in particolare”.

“Questo tra pandemia e conflitto tra Russia e Ucraina”. E lo si è fatto “dimostrando di saper essere al fianco delle nostre imprese, accompagnandole e sostenendole nell’accesso al credito“. Poi la chiosa: “La nostra Federazione sollecita l’aggregazione quale maggiore consolidamento della propria rappresentanza verso gli stakeholders”.

E “nello stesso momento e unitamente ad Assoconfidi, sollecita una rapida revisione dell’attuale assetto normativo del settore”. Un buon lavoro, una riconferma, un appello ed una nuova rotta. Cioè tutto quello che serve per andare avanti.

Confido nei fidi.

GUIDO D’AMICO

Guido D’Amico (Foto © AG IchnusaPapers)

È la capacità di visione, spesso, a risolvere i problemi. L’abilità nel vedere dove c’è il collo di bottiglia e capire quale potrebbe essere la soluzione. La provincia di Frosinone ha ancora tempi lunghissimi nell’approvazione delle pratiche ambientali: colpa di tantissimi fattori che non sono presenti sugli altri territori; ad esempio l’area ad inquinamento di Interesse Nazionale nella Valle del Sacco dove sono previste procedure particolari; poi c’è la norma sulla qualità dell’aria, particolarmente punitiva per la Ciociaria. Presentare le pratiche nel modo corretto diventa un percorso ad ostacoli. Perché l’amministrazione provinciale ha la sua procedura, il Comune di Anagni ne ha messo a punto una che ritene migliore, il ministero ragiona in maniera differente…

Nelle ore scorse l’università di Cassino e del Lazio Meridionale ha annunciato che darà vita ad un corso per “Esperto Ambientale” nel quale formare specialisti destinati ad affiancare le imprese al fine di istruire in maniera corretta le pratiche ambientali. Il corso è riservato ad un massimo di 25 partecipanti e nasce da un accordo con la Camera di Commercio.

L’Esperto Ambientale al temine del corso avrà tutte le competenze operative e giuridiche in materia di economia circolare, energia e ambiente, indispensabili per istruire in maniera corretta la pratica. 

Se funzionerà o meno lo diranno i prossimi mesi e le prossime pratiche. Se nulla dovesse cambiare o avrà fallito l’università per avere allestito un corso del tutto inutile, oppure fallirà il territorio perché ha delle procedure talmente astruse che nemmeno una generazione formata appositamente riesce a percorrere in maniera compiuta.

Guido D’Amico intanto ci ha messo l’intuizione, la visione, la capacità di aggregazione, convincendo ancora una volta Camera di Commercio ed ateneo a fare squadra. Per creare qualcosa che oggi non c’è e di cui c’è dannatamente bisogno.

Una soluzione d’Amico.

ANGELO ALIQUO’

Angelo Aliquò con Francesco Rocca

Mio fratello è figlio unico perché non crede che Chinaglia potrà mai giocare nel Frosinone…”: mitico Rino Gaetano, insuperato cantore di una generazione. Se fosse stato vivo oggi avrebbe certamente composto una canzone con cui superare quel suo meraviglioso testo del 1976. Avrebbe scritto che i sogni si possono realizzare e che anche il Frosinone può arrivare in Serie A, puntando per la sua formazione ad un nome come l’indimenticabile Giorgio Chinaglia.

Il fatto è che Frosinone non è più la periferia dell’impero. E nemmeno è l’ultima fermata prima del capolinea della fine del mondo. Oggi Frosinone, per chi la sa sfruttare è un gigantesco trampolino. Chiedetelo a Stefano Lorusso che da manager della Asl ciociara s’è ritrovato capo della segreteria del ministro della Salute. Oppure a Pierpaola D’Alessandro che dallo stesso punto di partenza è ora la potentissima vice direttore generale vicario del Comune di Roma.

Un balzo che ora ha compiuto anche Angelo Aliquò. Voluto dal centrosinistra di Nicola Zingaretti è stato chiamato ora dal centrodestra di Francesco Rocca per guidare lo Spallanzani, quella che è stata la trincea sulla quale l’Italia si è attestata nella sua battaglia contro il covid. Prende il posto di un’icona come il professor Vaia.

Quello che i ciociari non capiscono è che Frosinone potrebbe essere un territorio da Serie A. Basterebbe che impiegassero un po’ più di tempo per farlo crescere, magari sottraendolo al tempo sprecato per parlare male della loro terra. Qui Aliquò ha messo in atto la sua visione di Sanità: dimostrando che invece di lamentarsi è possibile fare, costruire, migliorare.

Poche ore prima di ricevere il telegramma con il suo trasferimento allo Spallanzani aveva annunciato il primo trapianto di staminali compiuto allo Spaziani di Frosinone. Roba che non si fa dappertutto. E che ha portato in meno di un anno. Prima di prendere la strada per Roma.

Chinaglia senza figli unici.

FLOP

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte (Foto: Giulia Palmigiani © Imagoeconomica)

È un po’ nella sua indole politica l’abitudine di basculare tra cose fatte bene e cose fatte non proprio benissimo. E nell’ordine di queste ultime Giuseppe Conte non sembra ancora essere sceso a patti con il suo demone. Quello cioè di voler essere a tutti i costi una sorta di difensore dei poveri, cioè di una persona che, ove i poveri non vi fossero o avessero altri campioni, sarebbe destinata all’oblio.

Chiariamola ché è sottile e va definita bene: è ovvio che chi tra i politici scegliesse come causa Massima la lotta alla povertà gode della stima incondizionata dell’universo modo. Vero è però che quando quella causa diventa tiranna ed univoca viene il sospetto, tutto formale, che senza il concetto di povertà mancherebbe l’appiglio unico per fare politica.

E per fortuna la politica è anche lotta alle diseguaglianze, ma non solo quella. Il florilegio delle ultime esternazioni dell’ex premier e leader M5s sembra suggerire un inquietante contrario. “Al governo non daremo mai tregua sul salario minimo legale. Se si macchieranno di questa grave responsabilità, noi siamo pronti a farne una battaglia europea, per il futuro del Paese”. Non è finita: “Sul salario minimo oggi le opposizioni ci sono, però non c’è il governo”.

E ancora: “Incalzeremo il presidente del Senato Ignazio La Russa fino a quando non toglieremo i vitalizi a tutti gli ex parlamentari”. Gli eletti “devono godere di un trattamento economico legato al meccanismo contributivo. E’ tutto così maledettamente giusto, condivisibile e per certi versi sacrosanto che se però togli le questioni di soldi dall’equazione di Conte resta solo la larva.

E quando si cade nella trappola dei temi unici per uniche crociate non c’è il rischio che scompaiano quelle crociate e quei temi. C’è il rischio che scompaia tu stesso appena si andassero a combattere altre battaglie.

Demagogia spicciola.