I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 28 luglio 2023
Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 28 luglio 2023
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GIUSEPPE CONTE
L’ultimo giorno “lavorativo” del mese che introduce allo stop estivo dei lavori parlamentari ci riserva un Giuseppe Conte in gran spolvero. Ovviamente è spolvero partigiano, nel senso che lo si percepisce sul fronte di temi e battaglie che Conte privilegia, ma ci sta. E non solo ci sta perché tutti i leader politici fanno così – cioè vanno in recap dei loro totem – ma perché Conte ha una dote.
Si tratta di quella capacità innata di far apparire, nelle pieghe di un discorso apparentemente monotematico, tutti i punti caldi su cui la sua idea di M5S va a massa critica. Conte non fa mai elenchi, ma lo accovaccia negli spot chiave di quella che sembra una conversazione. E nell’ambito della stessa elenca le mancanze degli avversari lasciando intendere che la “contro ricetta” è migliore.
In questo il presidente dei Cinquestelle ho pochi rivali, forse Italo Bocchino dalla Gruber gli tiene testa. La prova? Ecco cosa aveva in agenda: “Due ordini del giorno alla Camera: uno per scongiurare di aumentare degli stipendi dei deputati e, anzi, per ottenerne la riduzione. L’altro per evitare che si ripeta alla Camera lo scempio sui vitalizi di qualche giorno fa al Senato”.
Poi il contrappunto: “Noi abbiamo un’altra idea della politica. Ad esempio quella che suscita la reazione soddisfatta di dirigenti scolastici e studenti che nelle scorse settimane, in un momento di grande difficoltà, hanno ricevuto 1 milione di euro”. In cosa? “In computer e attrezzature informatiche pagate con i soldi delle indennità a cui i parlamentari del M5S hanno rinunciato”. E
cco lo stacco magico che nell’elettorato medio di Conte fa ad accendere la lucina dell’indignazione e del favor per il M5S. “Il centrodestra di Giorgia Meloni si è precipitato a presentare in Commissione Lavoro un emendamento per bocciare la nostra proposta di salario minimo”. Una proposta “che migliorerebbe gli stipendi di quasi 4 milioni di lavoratori”.
Se qualcuno sperava che il de profundis al Reddito di Cittadinanza passasse in cavalleria ha fatto i suoi conti male. Anzi, ha fatto… i Conte malissimo.
Recap politicamente utile
MAURO BUSCHINI
Anche le teorie più evolute finiscono per scontrarsi con la realtà più concreta. Ci sono ragionamenti che hanno il loro fondamento, quasi nessuno copre tutta la gamma degli interrogativi. Non esiste una via migliore in assoluto: spesso dipende dal proprio personalissimo modo di vedere le cose e quindi disegnare ciò che ci sta intorno.
Tanto per fare un esempio: la Sanità regionale di Nicola Zingaretti era basata sugli ospedali pubblici che facevano rete tra loro, garantendo ai territori una serie di eccellenze con cui tenere i pazienti vicino casa evitandogli il più possibile il viaggio a Roma. La Sanità di Francesco Rocca punta allo stesso obiettivo di quella del centrosinistra e cioè curare bene i cittadini. Ma passa per un altro percorso che punta sul privato e le sue strutture già avviate.
Modelli diversi per visioni diverse. Così come è stato per gli Egato, gli enti territoriali chiamati a razionalizzare la raccolta dei rifiuti, centralizzandola anziché lasciare ad ogni comune la sua necessità di individuare, scegliere ed appaltare. Per il centrosinistra era la scelta più razionale, per il centrodestra un inutile spreco.
Nessuna risposta copre tutta la gamma degli interrogativi. Ma la realtà concreta dei fatti è un’evidenza. Come quella messa sul tavolo da Mauro Buschini, unico presidente dell’unico egato dei rifiuti attivato finora dalla Regione Lazio. Chi l’ha messo in discussione sostiene non serva. Nel frattempo però il consorzio nazionale imballaggi Conai ha approvato e soprattutto finanziato il progetto per stimolare la differenziata nei Comuni che sono più in difficoltà
Si chiama “Differenziata, una corsa contro il tempo”, coinvolge i comuni di Pontecorvo, Castelnuovo Parano, Pastena, Pescosolido, Santopadre, Guarcino, Trevi nel Lazio e Vallerotonda. Punta a mettere in campo azioni che possano aiutare ad elevare il livello e la qualità della raccolta differenziata nei singoli comuni. Sono previste attività di formazione nelle scuole, “convinti che una nuova generazione sia decisiva per il successo di politiche green che possano salvare il pianeta”.
A dire si non è stata una parte politica. Ma un Consorzio che si occupa del riciclo. In maniera concreta. Non in teoria.
La realtà e la teoria.
MARIA RITA GRIECO
Non è vero che il sogno americano sia possibile solo in un mondo a stelle e strisce. Dove arrivi da emigrante e diventi l’ideatore e fondatore del colosso mondiale identificato da una mela morsicata. Non è vero che il mondo a forma di stivale e segnato dal tricolore sia, per contro, la terra nella quale meno di tutte attecchisce il sogno secondo il quale entri come usciere in un’azienda e ne esci direttore. Lo dimostra la storia professionale della giornalista Maria Rita Grieco.
Sangue verolano, faceva la corrispondente da Frosinone per Il Messaggero nella redazione messa su dal mitico Luciano Di Domenico, uno capace di scendere all’inferno se fosse stato necessario intervistare Belzebù e di ottenere altrettanta dedizione verso la notizia, da chiunque lavorasse con lui; anche perché l’alternativa era la morte. Quella professionale.
Maria Rita tra le grinfie di quel caposervizio non muore ma si forma. E nel 1987 si infila nello spiraglio lasciato aperto da Rai Regione: papà Mario, storico corrispondente, va in pensione dopo oltre mezzo secolo di notizie. E lei ne prende il posto: sempre come corrispondente. Che è il gradino più basso della gerarchia. Ma spesso il più soddisfacente.
In Rai, come corrispondente ci resta 11 anni. E poi, alla prima finestra aperta, va a Roma: Tgr, Tg2, redattore, redattore esperto, vice caposervizio, capo servizio, e poi vice direttore del Tg2. Non finisce lì: il nuovo direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci l’ha chiamata a fare il suo vice. Annunciando la fine dei servizi ‘panino‘ e del pastone confezionato col bilancino per accontentare tutti: sul video tornano le notizie, la cronaca dei fatti. E solo uno come Chiocci poteva avere le spalle così larghe da imporre una linea simile. Con al fianco Maria Rita Grieco che quel mestiere e quell’ambiente li conosce dannatamente bene.
“Ci tengo a ribadire il mio attaccamento a questa terra” aveva detto lo scorso anno intervenendo come intervistatrice ad una delle puntate del Festival della Filosofia a Veroli. Spiegando la libertà di essere come ci si sente. È quella libertà che rende possibile inseguire i sogni e prendergli la coda. Anche se parti da corrispondente in provincia di Frosinone.
Razza scrivana.
FLOP
CARLO NORDIO
Per una volta è andato d’accordo con Marco Travaglio, ma a differenza del giornalista del Fatto ha sbagliato ad argomentare. Questo perché lui, Carlo Nordio, non è una penna prestata alla verità, ma un ministro appaltato al dovere istituzionale. La battaglia di Carlo Nordio sembra avere un tema unico ed una, cento facce. Il che sembra suggerire che la sua sia una battaglia poco funzionale all’andazzo tecnico della cosiddetta Giustizia (Legge, si dice, scrive e pensa Legge) e molto funzionale all’ideologia di settore.
La riprova? In principio fu l’abuso d’ufficio. Il senso era ed è che rallenta l’andamento produttivo dello Stato perché gli amministratori lo vedono come una spada di Damocle. Poi, a traino della vicenda Delmastro, era arrivata la crociata-bis. Era ed è quella contro l’imputazione coatta da parte del Gip. Il senso era ed è che una toga terza deve solo seguire il solco accusatorio tracciato dalla Procura e non decidere di suo se quel solco è troppo superficiale.
Il terzo step era stato quello del concorso esterno in associazione a delinquere. Si tratta di un profilo penale che del nostro Codice è appendice, appendice discussa da tempo. Solo che Nordio non si è giocato la matta della sua inopportunità, ma ha tirato fuori una spiegazione che sembra quella del padre di Lula Portokalos ne “Il mio grosso grasso matrimonio greco”. “Quello che mi dispiace è che le polemiche molto spesso, per non dire sempre, non sono fondate su argomenti razionali e su principi chiari e distinti ma generalmente su reazioni emotive o addirittura su preconcetti”.
“Non esiteremo nel portare avanti quella che era l’opera di Giuliano Vassalli. Il nostro e mio obiettivo in particolare, è quello di realizzare nel miglior modo possibile l’idea di questo grande giurista e patriota”. Poi il liscione è andato a crogiolo: “Aveva all’orizzonte un codice accusatorio modellato più o meno su quello anglosassone di cui ha trovato dei limiti politici e costituzionali. Perché un vero processo accusatorio di tipo anglosassone confligge con alcuni principi che sono radicati nella nostra Costituzione”.
E infine: “Insisto nel dire che la stessa parola ‘concorso esterno’ è un ossimoro. Un ossimoro così evidente che parte da una contraddizione lessicale della lingua italiana: concorrere deriva da concurrere, correre insieme, stare insieme, stare dentro. Mentre estraneo deriva da extra, stare fuori, quindi non ha senso mettere insieme chi sta dentro con chi sta fuori, o si sta dentro o si sta fuori”. Da sette più davanti ad una prof, magari da sei politico davanti agli italiani. Anche perché sul tema poi c’è stata retromarcia.
Etimologico.