Top e Flop, i protagonisti di venerdì 30 giugno 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 30 giugno 2023.

TOP

LA CONSULTA

La Corte Costituzionale Foto © Paola Onofri / Imagoeconomica

Non c’era giustezza nella prospettiva di avere quel denaro quando lo decidessero terzi e alla cosa serviva quindi una “botta di Giustizia”. E quando in Italia si parla di aggiustamento delle norme di massimo rango entra in gioco la Corte Costituzionale. Ancora una volta l’organo che nel nostro paese anticipa spesso i legiferati parlamentari e “laici” si è dovuto sostituire. Lo ha fatto in eccezionalità agli ambiti in cui la norma dovrebbe essere “partorita” dalla politica.

E la Consulta ha stabilito quindi una cosa seria. Che il differimento dei trattamenti di fine servizio ai dipendenti pubblici che “terminano l’impiego per raggiunti limiti di età o di servizio” è sbagliato. Lo è nel merito puro. Lo è perché esso “contrasta con il principio costituzionale della giusta retribuzione, di cui tali prestazioni costituiscono una componente”.

Ma quali sono i puntelli normativi che hanno messo in evidenza quel principio? Si tratta di roba forte e banale al contempo, che però necessitava del suggello delle toghe. Roba come la congruità dell’ammontare corrisposto o la sacrosanta tempestività della erogazione. E come sempre accade in questi casi (sul fine vita il vuoto normativo parlamentare è durato quattro anni) la Corte costituzionale ha detto la sua. Ed ha rivolto un pressante invito al Parlamento per rimuovere gradualmente ma attivamente il principio della “bontà” in punto di norma del differimento.

Un frame rende bene l’idea su cosa si stia prendendo in esame. Si tratta di un emolumento “volto a sopperire alle peculiari esigenze del lavoratore in una particolare e più vulnerabile stagione della esistenza umana. Perciò spetta al legislatore, avuto riguardo al rilevante impatto finanziario che il superamento del differimento comporta, individuare i mezzi”. Quelli e le “modalità di attuazione di un intervento riformatore. Che tenga conto anche degli impegni assunti nell’ambito della precedente programmazione economico-finanziaria”.

Tradotto? Sono soldi che vanno dati subito e per motivi evidenti.

Cartellino giallo alla politica.

ANGELO ALIQUO’

Angelo Aliquò

Il decoro e l’immagine di un’istituzione stanno anche nel modo in cui chi ha il compito di guidarle riesce poi a rappresentarle all’esterno. Perché puoi avere l’ufficio migliore del mondo e con i risultati superiori a chiunque altro ma se fuori lasci dire che è una realtà da quattro soldi è quella l’immagine che passa. Un rischio che non corre la Asl di Frosinone: non, almeno, stando alla fermezza ed alla dignità messe dal suo Direttore Generale Angelo Aliquò nella lettera inviata nelle ore scorse al sindaco di Alatri Maurizio Cianfrocca. E per conoscenza a tutta la catena di comando fino al governatore del Lazio Francesco Rocca.

Intanto la premessa: “Ancora una volta mi trovo a dover riscontrare una Sua nota anticipata al sottoscritto dagli organi di stampa, manifestandoLe stavolta tutto il mio disappunto per i modi usati”. Traduzione: se pensi di usare la Asl per rifarti il trucco sui giornali hai sbagliato indirizzo; tra istituzioni ci si scrive direttamente e non attraverso i giornali.

Ribadisce quanto già messo in chiaro nei giorni scorsi: “nella mia nota precedente Le ho già evidenziato che questa direzione strategica garantirà nel territorio della intera provincia i servizi sanitari previsti sulla base delle risorse umane disponibili e reclutabili”. Tradotto: se in Italia non ci sono medici non posso inventarmeli.

Aliquò mette tutti di fronte ai loro errori. Di fronte ai quali, lui come manager può solo cercare di mettere le toppe. Ed il problema è che da anni è stato sbagliato il numero di medici formati dalle università italiane. Non ce ne sono abbastanza. Ci vogliono almeno dieci anni per formarne uno: significa che anche se domani raddoppiamo gli studenti di medicina, per i prossimi dieci anni andremo sempre peggio. E lui può gestire con quello che ha.

ma qual è la situazione ad Alatri? “Al momento il sottoscritto ha ricevuto una proposta di rimodulazione (e non di chiusura del servizio), da parte del direttore dottor Nicola Apice. Una rimodulazione che comunque garantisce – come già accaduto negli anni precedenti – i servizi essenziali ed esclude solo il funzionamento del reparto nei fine settimana, assicurando una normale attività nei giorni feriali. Ma soprattutto garantendo la sicurezza di operatori e pazienti”.

In pratica, il problema è più sui giornali che nelle corsie. E andava detto. Con fermezza e dignità. Senza piegarsi a logiche politiche. Esattamente come ha fatto il Dg. 

Camice ed elmetto.

FLOP

CRISTINA ALMICI

Cristina Almici

La vicenda legata alle attività imprenditoriali della ministra del Turismo Daniela Santanchè tiene banco ormai da giorni. E come tutte le cose messe a giogaia della partigianeria invece che del buon senso, ha sviluppato una polarizzazione dei giudizi. Un dato che non fa molto bene alla ricerca della verità storica. Dando per assunto che ove ve ne fosse una giudiziaria, di verità, non è questo il momento di fomentarne il parto prematuro. Ma resta il dato di quanto si sono schierati.

E ovviamente gli schieramenti sono tutti legati a doppio filo all’appartenenza politica e partitica di chi dice la sua. Per certi versi è giusto, come pure è legittimo che ognuno esprima un parere personale. Che coniughi i fatti accertati e le specifica sensibilità del suo particolare vissuto. Tuttavia ci sono casi in cui la cosa, pur restando legittima e sacrosanta, prende quella grevità gratuita che appesantisce tutto il contesto.

Mettiamola meglio. Se a dire che la Santanchè non ha commesso errori, men che mai storture o reati, sono esponenti di vertice delle forze politiche che ne parlano, la cosa ci sta. Ma se a parlarne sono esponenti comunque di rango alto e con il solo scopo di incrementare un giudizio di comodo allora la cosa resta giusta. Tuttavia prende la ghisa delle azioni inutili.

La parlamentare Cristina Almici, ad esempio, non ha avuto problemi nel dichiarare una cosa. Di voler “esprimere la mia piena solidarietà a Daniela Santanchè per l’operazione di sciacallaggio politico messa in atto dalla sinistra”. Siamo già alla solidarietà e la Santanchè, che non è ancora una “furba” accertata, è già una “martire”? Per carità va benissimo ma in certe cose la partigianeria eccessiva tende a gustare il risultato.

Almici incalza: “Il ministro sta operando benissimo, come tutto il governo. Di fronte alle menzogne di una nota trasmissione televisiva che l’hanno costretta a ricorrere alla querela, la sinistra attacca e strumentalizza chiedendo le dimissioni. Un’operazione anche di scarso rilievo politico”.

La chiosa-spottone che sta in tutti i bignamini politici del destra-centro ovviamente non poteva mancare. “A sinistra non hanno capito che se continueranno ad agire in questo modo perderanno le elezioni all’infinito”. Ma chi è Cristina Almici? Tra le altre cose è stata, ma in anni passati, dal 2011 al 2014, presidente del collegio sindacale di Sincrotone Trieste Scpa. E’ una società di interesse nazionale che ha tra gli azionisti Invitalia, l’Agenzia nazionale per lo sviluppo, di proprietà del Ministero dell’Economia.

Il 30 gennaio scorso, tornando alla Santanchè ma senza alcuna velleità di nesso eziologico, era stata aperta una piattaforma. Questo per la misura del PNRR del Fondo Rotativo promossa dal Ministero del Turismo ed era stata gestita proprio da Invitalia, “con la partecipazione di ABI e CDP, per favorire la riqualificazione in chiave sostenibile e digitale”.

Ragione e bandiera.

MARIO COSTA

Mario Costa

È un pezzo della storia della sinistra della provincia di Frosinone. Con radici solide e profonde. Sia sul piano ideologico che su quello amministrativo: a Cassino è stato tra i collaboratori più fidati del primo sindaco di centrosinistra dopo mezzo secolo di democristiani in Sala Restagno. Proprio per questo le parole di Mario Costa pronunciate durante l’assemblea convocata per tracciare la rotta verso le elezioni 2024 non sono state scelte a caso. E non sono parole di unità e pace.

Ha detto: “La prima cosa da verificare è chi partecipa e chi no alla vita del Partito, altrimenti meglio sfoltire. Ci avviamo ad impegni molto importanti e noi abbiamo bisogno di ritrovare il contatto diretto con la gente  e ricercare il consenso sul campo“. Chiaro il riferimento ai tanti assenti tra i membri del Direttivo e del Consiglio comunale. Doveva essere un’assemblea aperta per ragionare sull’esito delle Primarie del Congresso regionale e per costruire un cammino verso le comunali di Cassino del prossimo anno. Invece è stata una riunione tra pochi intimi.(Leggi qui: Pessimi segnali dal Cantiere Aperto di Salera).

Legittimo che un dirigente politico come Costa rivendichi coerenza, attaccamento e partecipazione. Ma non sono più gli anni del glorioso Partito Comunista Italiano. Ed i Partiti non sono più né chiese né caserme. E se la gente non va alle riunioni politiche una ragine deve pur esserci. E va individuata. Perché, come insegnava Gramsci, il popolo ha sempre ragione.

E poi. In quei minuti, il Partito su scala regionale affidava all’ex assessore Arianna Volante un seggio nel Comitato di garanzia regionale del Pd. Un riconoscimento pubblico del suo valore e delle sue capacità messe in discussione dal sindaco togliendola dalla Giunta. La presidente del Consiglio comunale Barbara Di Rollo sottolinea l’importanza della nomina: “Viene oggi premiato l’impegno di Arianna”; lui ribatte “Il Pd neon è un bus dal quale si sale e si scende”.

Se la strategia punta a rompere con una parte del Pd è quella giusta. Se cerca il dialogo allora c’è qualcosa da rivedere.

Compagno Mario.