Top e Flop, i protagonisti del giorno: 14 maggio 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

MARIO DRAGHI

Non percepisce alcun compenso per la carica di Presidente del Consiglio che sta ricoprendo. Avrebbe diritto ad un’indennità di quasi 7.000 euro al mese. Il populismo becero e webete potrà cominciare a dire che non ne ha bisogno. Altri inquilini di Palazzo Chigi non ne avrebbero avuto bisogno. In realtà la scelta dell’ex Governatore della Bce è fortemente simbolica.

Intanto perché nel pieno della pandemia dà un segnale. Ma è la prospettiva futura che fa la differenza. Il nome di Mario Draghi circolava moltissimo come possibile nuovo inquilino del Quirinale. Si voterà all’inizio del prossimo anno, quando scadrà il mandato di Sergio Mattarella. Il fatto però è che dall’Unione Europea a tutte le altre realtà internazionali il messaggio è univoco: l’Italia lasci Draghi a Palazzo Chigi fino al termine della legislatura, dal momento che sta facendo benissimo.

In effetti sia per la campagna di vaccinazione sia per il Recovery Plan, Mario Draghi sta facendo la differenza. Nonostante sia sostenuto da una maggioranza rissosa e in perenne campagna elettorale. Il fatto che non percepisca indennità accentua il profilo del servizio della carica che sta ricoprendo.

Risorsa (aurea) della Repubblica.

FRANCESCO BORGOMEO

Francesco Borgomeo con i lavoratori Nalco

Ha incontrato i lavoratori dello stabilimento Nalco a Cisterna di Latina dove la produzione è cessata da alcune settimane e sono in corso le operazioni di chiusura. A loro il presidente del gruppo Saxa Gres ha spiegato che la loro fabbrica ha ancora un futuro e che lui è pronto ad accompagnarla in quella nuova dimensione. L’uomo che ha inventato i sampietrini Green vuole fare della Nalco un polo per la ricerca e produzione delle plastiche biodegradabili. Che rispettano l’ambiente. (Leggi qui Borgomeo annuncia: «Pronti ad acquisire la Nalco»).

Al di là dell’operazione industriale, al di là dell’operazione economica, andando oltre gli aspetti sociali ed i posti di lavoro che ancora una volta l’imprenditore specializzato nel risanamento delle aziende si appresta ad avviare: quello che Francesco Borgomeo sta mettendo sotto gli occhi di tutti è un nuovo modello di industria, nel quale i conti hanno la loro importanza ma non sono i soldi a determinare l’investimento bensì è la capacità del progetto di riuscire a migliorare il mondo. Sta dimostrando che i rifiuti non sono un problema ma sono una nuova materia prima che deve solo essere recuperata.

Di più ancora, sta dimostrando la totale assenza di idee, progetti e strategie politiche. Lo dimostra l’unica clausola che ha posto all’operazione Nalco: “il rispetto, da parte degli Enti, dei tempi di Legge per le autorizzazioni”. Perché tutte le operazioni realizzate in questi anni, da Saxa Gres a Grestone a Tagina, non hanno avuto alcuna agevolazione da parte di un apparato che in altri Paesi europei fa l’impossibile per spianare la strada verso la creazione di nuovi posti di lavoro; qui invece chi tenta di fare impresa viene lasciato solo, di fronte ad una burocrazia che è rimasta ai tempi di Bisanzio.

Il risanatore industriale

GIANFRANCO PIZZUTELLI

Presidente dell’Azienda di Servizi alla Persona di Frosinone, con sede a Ceprano. In quel posto ce l’ha messo il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Ma è evidente che il nome sia stato fatto e sostenuto da Francesco De Angelis, leader provinciale del Pd.

Gianfranco Pizzutelli è il leader del Polo Civico, il gruppo più numeroso che sostiene Nicola Ottaviani. È stato bravissimo a non entrare proprio nel tema di quelle che saranno le scelte politiche tra un anno, quando cioè si voterà a Frosinone. Si è concentrato sugli aspetti gestionali. Indovinando la comunicazione: questa carica, ha detto, non è un vessillo. Ma uno strumento per migliorare la vita delle persone agendo in settori come la sanità, l’assistenza, la scuola, il disagio sociale.

È perfettamente entrato in ruolo delicato ma dalle straordinarie potenzialità. Mostrando altresì una visione fuori dall’ordinario. Nel capoluogo da anni non sbaglia una mossa sul piano delle scelte politiche ed amministrative. Adesso può spiccare il volo definitivo. In un settore delicato e pieno di concretezza.

Direttore d’orchestra.

FLOP

ROBERTO GUALTIERI

Il suo nome doveva dare ben altra scossa, anche nei sondaggi. Invece non è successo e tutte le rilevazioni sulle intenzioni di voto danno una sola certezza: in queste condizioni l’unica certa di arrivare al ballottaggio è la sindaca Virginia Raggi.

Roberto Gualtieri (Pd) dovrebbe giocarsela con Carlo Calenda (Azione) e con il candidato del centrodestra. Intendiamoci: l’ex ministro dell’economia è un politico di primo livello e a Roma ha il sostegno di settori importanti. Non solo politici. Ma sono le pastoie burocratiche e politiche del Pd ad imbrigliare chiunque.

Tramontata l’ipotesi di Nicola Zingaretti, i Dem devono dare subito la sensazione di poter fare una campagna elettorale agile e penetrante. Invece si continua a parlare di come effettuare le primarie e di come garantire tutte le anime del Partito. Non è questa la strada per arrivare al  ballottaggio.

Così come, se ormai è evidente (e lo è) che l’alleanza con i Cinque Stelle non può esistere, è un errore madornale quello di far trapelare la possibilità di una convergenza sulla Raggi se al ballottaggio non dovesse arrivare Roberto Gualtieri. L’ex ministro ha una sola possibilità: prendere in mano la situazione, fregarsene dei bizantinismi del Partito e fare una campagna elettorale senza sconti a Virginia Raggi. Ma, almeno finora, non ha dato la sensazione di volerlo fare.

Frenatissimo.

GRILLO – RENZI

Beppe Grillo (Foto: Paolo Cerroni / Imagoeconomica)

Estate 2019. Beppe Grillo e Matteo Renzi si mettono d’accordo per estromettere dal Governo Matteo Salvini e dare vita ad una nuova maggioranza giallorossa. I due leader mettono in fila tutti e fanno ingoiare rospi giganteschi a Luigi Di Maio e a Nicola Zingaretti. Parte il Conte bis.

Pochi mesi fa Matteo Renzi ha mandato letteralmente in aria la maggioranza che sosteneva Giuseppe Conte, spianando la strada all’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi. Beppe Grillo placa in un attimo la rivolta del Movimento Cinque Stelle, inventandosi (letteralmente) il ministero della transizione ecologica. I pentastellati abbassano la testa e alzano la manina per il sì a Draghi.

A distanza di pochi mesi i protagonisti assoluti degli ultimi anni della politica italiana sono appaiati all’ultimo posto della classifica di gradimento dei leader politici italiani. Quella classifica ha un senso, perché evidentemente entrambi sono bravi a distruggere ma non a costruire. Beppe Grillo ha perso il controllo sui Cinque Stelle e l’addio di Davide Casaleggio è un trauma politico che non potrà essere superato. Giuseppe Conte non potrà mai guidare il Movimento ideato da Grillo. Potrà guidare un’altra cosa. Mentre il fallimento politico di Matteo Renzi è Italia Viva, progetto mai decollato. Mantengono un loro carisma, ma sul piano politico sono degli sconfitti.

Perdenti di successo.