Frusone, il parlamentare di Governo e non più di lotta (di C. Trento)

L'intervista di Corrado Trento al parlamentare del Cinque Stelle che ha rischiato di diventare Vice Presidente della Camera. «Il Governo ai Cinque Stelle. Lo hanno deciso in 11 milioni». «Di Maio premier condizione non trattabile». «Noi la nuova Dc? In provincia di Frosinone sarebbe un complimento, considerando le percentuali che aveva»

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Maglione dolcevita nero (tipo Andrea Scanzi), barba curata, l’onorevole Luca Frusone arriva nella redazione di Ciociaria Oggi a piedi. Meglio dell’autobus di Roberto Fico. Il deputato dei Cinque Stelle, unico dei parlamentari uscenti di questa provincia ad essere stato riconfermato, è al suo secondo mandato. Ma basta uno sguardo per rendersi conto che il Movimento di lotta, almeno in questa fase, ha ceduto il passo a quello di governo.

Lo stile di Luigi Di Maio va oltre la forma, è sostanza. Perché i pentastellati vogliono essere messi alla prova. A cominciare da Luca Frusone.

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Allora Frusone, a quando il governo?
«Ci vorrà tutto aprile».

 

Così poco?
«Anche altre volte non si è fatto subito».

 

Su Luigi Di Maio premier si può trattare?
«No. È una condizione inderogabile ».

 

Perché in questo modo il vostro popolo potrebbe accettare perfino il sostegno di Berlusconi? Insomma, se guida il capo, garantisce il capo…
«Non è per questo. Undici milioni di italiani hanno votato questa soluzione».

 

Il centrodestra come coalizione ha ottenuto più voti.
«Allora Matteo Salvini trovi i voti per governare. E poi il sistema è proporzionale. Noi siamo il primo partito, con il doppio dei voti della Lega».

 

Che succede con i Cinque Stelle fuori dal governo?
«Intanto arriveremo al 40% (minimo). Faremmo un’opposizione durissima e svolgere i lavori parlamentari sarebbe complicatissimo. Nelle commissioni la volta scorsa eravamo in 6, adesso saremo in 16. Gli altri, tutti insieme, dovrebbero essere sempre in 20. Lei ce lo vede Ghedini tutti i giorni in commissione?».

 

Sulle presidenze di Camera e Senato l’accordo anche con Berlusconi lo avete fatto però. Realpolitik?
«Il nome della Casellati al Senato lo ha fatto Salvini, leader della Lega».

 

Sembra un sofismo…
«È stato giusto riconoscere un ruolo istituzionale anche al centrodestra, che è comunque tra i vincitori delle elezioni. La volontà popolare va rispettata».

 

Quanto è possibile alla fine un governo formato da Cinque Stelle e centrodestra? Compresa Forza Italia di Berlusconi intendiamo…
«Non credo sia possibile un governo sostenuto anche da Berlusconi. Il Movimento Cinque Stelle ad un’ipotesi del genere non ci starà mai».

 

Avete blindato l’ufficio di presidenza della Camera perché volete approvare il taglio degli stipendi e dei vitalizi, nella speranza che si torni presto al voto? Insomma, siete ancora in campagna elettorale?
«Non mi sottraggo ad una domanda notevolmente “provocatoria”. Però giusta. È vero: il taglio degli stipendi e dei vitalizi si può approvare anche senza che ci sia un governo. Vogliamo vedere come voteranno gli altri partiti».

 

Nei Cinque Stelle c’è ancora il principio dell’uno vale uno?  Glielo chiedo perché Luigi Di Maio ha poteri enormi. Poi ci sono altre figure importanti, a cominciare da Davide Casaleggio. E naturalmente Beppe Grillo. Quanti sono i livelli di gestione del Movimento? «Il capo politico è Luigi Di Maio. Ma i probiviri hanno competenze importanti sugli aspetti disciplinari e su molti altri temi. La democrazia interna è ampiamente garantita e la trasparenza è assoluta. Ci sono stati dei cambiamenti, su questo non c’è dubbio. Però le radici del Movimento non sono cambiate».

 

È vero che lei è stato ad un soffio dall’essere indicato come vicepresidente della Camera?
«Sì, è vero».

 

Senta Frusone, l’opzione di un governo Cinque Stelle-Lega potrebbe starci, magari tra qualche mese?
«Vedremo, adesso nessuno può dirlo. Però noi intendiamo far nascere e sostenere un governo che abbia dei punti programmatici precisi, capaci di ridare centralità al Parlamento. L’approvazione di leggi importanti con il contributo di tutti sarebbe un salto in avanti sul piano democratico».

 

La sensazione è che qualche apertura da esponenti del Pd ci sia stata. Le consultazioni del Capo dello Stato potrebbero far emergere alcune disponibilità?
«Non nego che qualche apertura da parte di alcuni esponenti del Pd ci sia stata. Ma dipende tutto da Matteo Renzi. La presenza politica dell’ex rottamatore “incombe”, esattamente come quella di Silvio Berlusconi».

 

Onorevole Frusone, passiamo al piano provinciale. Il 10 giugno si vota in quindici Comuni. La sensazione è che i Cinque Stelle non puntino alle amministrative. È così?
«Allora, intanto presenteremo nostri candidati sindaco ad Anagni, Boville Ernica, Amaseno ed Arpino. E naturalmente concorriamo per vincere».

 

A Ferentino e Fiuggi, centri importanti e perfino strategici, no. Per quale motivo?
«Perché non intendiamo imporre delle scelte dall’alto. La filosofia del Movimento Cinque Stelle è questa: se non ci sono gruppi che si mettono in gioco dal basso, non è possibile intervenire calando delle situazioni prive di un reale radicamento. In questo modo la formazione di una lista per le comunali comporterebbe più problemi che benefici».

 

 Nel sud avete stravinto per la proposta del reddito di cittadinanza. Molti però hanno parlato di una misura di tipo assistenziale. Non teme che se una persona riceve un sussidio dallo Stato non sia incentivata a trovare un lavoro?
«Il reddito di cittadinanza c’è già da tempo in tanti Paesi considerati evoluti. Il ragionamento va ribaltato, perché si tratta di una questione di diritto. Secondo l’Istat 780 euro al mese è la soglia minima per vivere. Per noi è fondamentale che tutte le persone in difficoltà raggiungano quella soglia: dal pensionato a 500 euro al mese al lavoratore part time a 400 euro. La stella polare è l’articolo 3 della Costituzione. Accanto a questa impostazione, prevediamo una riforma copernicana dei centri per l’impiego. Infine, a chi percepisce il reddito di cittadinanza verranno fatte delle offerte di lavoro: dopo tre rifiuti il diritto si perde. Ma c’è dell’altro: a nostro giudizio il reddito di cittadinanza crea anche un circolo virtuoso, alimentando i consumi. Ma poi scusi, nel nostro Paese ci sono moltissime persone senza reddito in regime di povertà. Che facciamo, giriamo la testa dall’altra parte?».

 

La provincia di Frosinone ha tante emergenze: dal lavoro all’ ambiente. Ma come si inverte la tendenza?
«Guardi, a me è piaciuta molto l’apertura del presidente della Provincia Antonio Pompeo, che, all’indomani del 4 marzo, ha parlato della necessità di un dialogo tra i sindaci e i nuovi parlamentari. Credo che la strada giusta sia questa. Troppi tavoli si sono susseguiti nel recente passato, senza mai produrre nulla. Il collegamento, stretto e concreto, tra gli amministratori e le istituzioni può consentire una visione diversa. Più produttiva».

 

 Il sostegno al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti è una sorta di laboratorio politico a tempo?
«Noi ci misuriamo sui programmi. Vogliamo vedere se gli altri sono affidabili. Anche nel Lazio al centro del dibattito non ci sono le poltrone, ma le idee. Quelle buone non sono né di destra né di sinistra».

 

Senta Frusone, già nel 2013 Bersani diceva che i Cinque Stelle sono un partito di centro. Ora vi hanno paragonato anche alla Democrazia Cristiana…
«Rispondo con una battuta. In provincia di Frosinone sarebbe un grosso complimento, considerando le percentuali di voto che aveva la Dc».

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