Il giocattolo che rischia di rompersi, cancellando un migliaio di posti

Il prefetto in fabbrica, gli investitori inglesi che per la prima volta vengono a vedere di persona: cosa c'è dietro all'operazione che porta Saxa Gres anche in Umbria. Le profonde differenze di approccio con la provincia di Frosinone. Perché il giocattolo rischia di saltare

Il punto finale: Gualdo Tadino, aprile 2018. Il punto d’inizio: Anagni, dicembre 2015. All’interno di quelle due coordinate rischiano di essere racchiuse troppe risposte che nessuno in questi anni ha voluto dare. A domande scomode, interrogativi lasciati in sospeso, quesiti ai quali non conviene indicare la soluzione.

Rispondere significherebbe dover dire perché in provincia di Frosinone gli investimenti stranieri non arrivano. E perché le fabbriche da queste parti stentano a riaprire, riaccendere i loro forni, spalancare di nuovo i loro cancelli, riassumere i lavoratori.

 

Il punto finale

Per cercare qualcuna di quelle risposte si può provare a percorrere il perimetro dal punto finale. Gualdo Tadino, aprile 2018. L’imprenditore Francesco Borgomeo con i suoi soci finanziatori inglesi rileva lo storico gruppo ceramico Tagina. (leggi qui Insaziabile Borgomeo: rileva anche la storica Tagina di Gualdo Tadino) Ventiquattrore dopo la sigla  sul preliminare d’acquisto, i consiglieri comunali di maggioranza ed opposizione del Comune di Gualdo firmano un documento congiunto. Tutti a sostegno dell’operazione: Pd, Forza Italia, Movimento 5 Stelle, Civiche.

Alla luce dei risultati, esprimono soddisfazione per la conclusione della vicenda, che pone fine a una situazione di grave incertezza per le famiglie coinvolte e per l’intero tessuto economico e sociale della città. Apprezzamento è opportuno esprimere anche per la condotta tenuta dalla compagine societaria, dalle maestranze e dalle organizzazione sindacali che hanno gestito responsabilmente i passaggi, assicurando l’epilogo positivo della vicenda. I gruppi si augurano, che la nuova proprietà possa quanto prima riprendere l’attività produttiva garantendo la continuità aziendale ed i livelli occupazionali.

 

Il punto di partenza

Il punto dal quale è iniziata l’operazione conclusa la settimana scorsa a Gualdo è ad Anagni. Risale a dicembre 2015. In quel periodo la stessa squadra formata da imprenditore e capitali esteri rileva lo stabilimento ex Ceramiche Marazzi.

Tutto fa perno sulla nuova società Saxa Gres ed un brevetto rivoluzionario: prevede di prendere le ceneri del termovalorizzatore Acea di San Vittore del Lazio, estrarne i metalli pesanti per poi rivenderli, utilizzare nell’impasto del gres porcellanato ciò che resta.

In attesa delle autorizzazioni necessarie si riparte con la produzione tradizionale. È un successo. Che in due anni porta alla riassunzione di tutti i dipendenti in servizio prima della crisi, all’allargamento della produzione anche al turno di notte.

 

Dentro il perimetro

La cenere non finisce più in discarica, diventa materia prima. L’ambiente ringrazia, l’economia pure. La burocrazia no. E stanno proprio qui le prime risposte contenute all’interno del perimetro tra i due punti.

Per trasferire la proprietà della cava d’argilla da ex Marazzi a Saxa Gres sono stati necessari due anni. Per una semplice voltura: 24 mesi. Durante i quali lo stabilimento di Anagni ha prodotto le sue ceramiche facendo arrivare la materia prima da Sassuolo. Con costi in più, non previsti. Lasciando increduli gli investitori londinesi.

L’autorizzazione a sperimentare le ceneri come materia prima? Di anni ne sono passati tre. Ma solo per il permesso a sperimentare: una giornata. Per il via libero definitivo non si sa quanto occorrerà ancora aspettare.

Nel frattempo. Saxa propone al Comune di Anagni di istituire insieme una commissione permanente per la verifica dei livelli d’inquinamento: la risposta è no.

Alle associazioni ambientaliste viene proposto di esaminare il progetto: la risposta è no.

Un’associazione denuncia che sulle auto nella zona circostante lo stabilimento si sono posate quantità ingenti di polveri: ma l’impianto era fermo.

Le segnalazioni all’Arpa si moltiplicano, le visite insieme ai Forestali sono puntuali, costanti e incessanti.

La strada per il polo logistico di Anagni è disseminata di crateri nei quali le ruote dei camion affondano, generando vibrazioni che possono rovinare le produzioni in ceramica. Nessuno le ripara, nessuno ha in programma di ripararle, nessuno sa se e quando verranno riparate.

Nessuna forza politica in questi tre anni ha espresso una sola parola a favore del salvataggio ex Marazzi. Ma per cercare di piazzare qualche assunzione, invece si.

 

Il biodigestore

Tra i punti centrali all’interno del perimetro c’è il costo dell’energia elettrica. Le produzioni di ceramiche sono ‘energivore‘. Cioè per alimentare i forni di cottura e portarli alle temperature di cottura occorre tantissima energia.

Il gruppo Borgomeo ha proposto di attuare un’altra iniziativa che si concilia con l’ambiente. Realizzare lo stesso biodigestore che ha ottenuto il premio ‘Bandiera Blu‘ di Legambiente e funziona ora in Trentino. Prevede di prendere tutti i sacchetti con i rifiuti organici (gli avanzi della cucina) dalle case della zona, farli ‘digerire’ dall’impianto producendo così biometano con cui alimentare a costo zero gli impianti. Ed abbassando la bolltta dei rifiuti ai cittadini: perché l’organico non lo deve più smaltire Saf o una sua associata ma se ne occuperebbe il biodigestire.

Proposta avanzata a Gualdo. Risposta dei sindacati:

“è anche fondamentale il fatto che il piano industriale preveda l’installazione di un atomizzatore e di un biodigestore per produzione di biometano, investimenti che potranno aumentare i livelli occupazionali e rendere il prodotto più competitivo in un’ottica di economia circolare”. “

Ad Anagni, appena nominata la parola ‘Biodigestore‘  è scattata la scomunica a divinis delle associazioni ambientaliste dalle associazioni ambientaliste locali. Mentre Legambiente nazionale incoraggia i biodigestori, specie al Centro Sud, nei suoi convegni.

 

 

Cosa vi occorre?

Cosa vi occorre per fare impresa? Ha chiesto il ministro Carlo Calenda all’imprenditore Francesco Borgomeo seduto un paio di mesi fa al tavolo del Ministero dello Sviluppo Economico per discutere un possibile salvataggio della Ideal Sandard di Roccasecca.

La risposta è stata feroce e disarmante: nulla. Non ci servono soldi, non ci servono favori, ci basta il rispetto delle leggi della Repubblica Italiana, soprattutto il rispetto dei tempi per le autorizzazioni.

Cosa vi occorre per far ripartire gli stabilimento Tagina? Il documento firmato in massa da maggioranza ed opposizione dall’amministrazione di Gualdo Tadino è un segnale: di compattezza di fronte al lavoro a prescindere dalle differenze politiche. Il segnale è: la pubblica amministrazione c’è. E di quei consiglieri, Borgomeo non ne conosceva nemmeno uno.

È il senso di attaccamento alle fabbriche che rappresentano il territorio, ne sono vanto, benessere e speranza per il futuro. È credere nell’economia circolare come strumento del futuro per evitare di inquinare la terra e sversare in giro qualcosa che prima o poi la terra ci ridarà indietro…

 

Il giocattolo che si rompe

L’università di Cassino lo ha capito e sta iniziando ad organizzare corsi sull’economia circolare: sia per gli ingegneri che per gli economisti.

La politica invece? Si è esibita in una delle parodie di se stessa più esilaranti: dopo che Borgomeo ha firmato l’acquisto di Ideal Standard, con capitali suoi e di investitori inglesi, la Politica ha fatto a gara a dire d’avere fatto la sua parte. 

Quale? Nessuno è stato in grado di dirlo, tranne Carlo Calenda e Nicola Zingaretti

Allora se è questo l’apporto che la politica locale può dare, meglio se tace. Se non è capace di fare come a Gualdo meglio se resta zitta. 

Perché lo stesso copione è stato recitato con i turchi che ad Anagni hanno comprato Siderpali ed hanno ripreso la produzione da pochi giorni. Le stesse scene e le stesse battute si sono viste con Fca quando è stato necessario riasfaltare le strade dell’area industriale per lo stabilimento di Cassino: si è dovuto muovere un prefetto della Repubblica per mettere un tappetino d’asfalto.

Nelle prossime ore gli investitori inglesi saranno a Roccasecca per esaminare di persona lo stato del loro investimento. L’indomani il prefetto sarà ad Anagni.

Se sia un buon segnale oppure un pessimo viatico, vista la differenza d’accoglienza tra Lazio ed Umbria, non è dato sapere.

Rischiamo di saperlo presto.