La cena di Fardelli, la tela di Pompeo, il fiume di Costanzo: la vera partita di Scalia

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Molta tattica, poca sostanza. La strategia di Francesco Scalia per le prossime elezioni è già in campo.

Ognuno è convinto che il senatore stia con lui e lo appoggi. In realtà, come sempre, nemmeno Scalia sa con chi starà Scalia. Perché, come i migliori tattici inglesi, lui è seduto a tutti i tavoli nello stesso momento. Solo alla fine decide con chi concludere l’alleanza. Sarà la più conveniente: per lui. E pure per l’altro contraente.

 

IL TAVOLO CON FARDELLI

Uno dei tavoli ai quali Francesco Scalia si è seduto nelle ore scorse è quello del ristorante da Mario. In apparenza ha benedetto la candidatura di Marino Fardelli alla Regione Lazio. Di fronte a tutti lo ha detto in maniera chiara. «Marino Fardelli è consigliere regionale uscente e sarà presente nella lista del Pd».

La tattica vuole che il Senatore tenga saldo il suo fronte Sud. Tra meno di un anno avrà bisogno dei voti che vengono da lì. Ed al momento, quello che può garantirgliene più di tutti è il fronte costituito da Marino Fardelli con l’ex sindaco Giuseppe Golini Petrarcone e l’ex assessore alle finanze Enzo Salera. Cioè quel gruppo che Scalia ha sposato politicamente nel pieno delle elezioni comunali di Cassino, quando convinse il consigliere regionale a ritirare la candidatura a sindaco per convergere su Petrarcone.

Su quel settore, Scalia non ha alternative. E nemmeno Fardelli ne ha: nei mesi scorsi ha respinto le avances di Nicola Zingaretti che avrebbe voluto portarlo nelle file degli Orlandiani. Ha detto no perchè il governatore non poteva garantirgli i voti del dal Nord Ciociaria. Scalia invece può assicurare quel supporto tramite il deputato Nazzareno Pilozzi ed il presidente del Pd Domenico Alfieri.

La sostanza però è meno dell’apparenza. Tra i tavoli da Mario non c’era il presidente della Provincia Antonio Pompeo. E cioè l’altro possibile pretendente ad una candidatura. Che finora non ha smentito di volerla.

Assente alla cena anche il segretario provinciale Simone Costanzo. Pure lui è un altro che reclama una candidatura: o per sé stesso o per qualcuno della sua componete (Astorre – Franceschini). Magari per Antonella Di Pucchio in quota rosa. Ma al momento nessuno  profila questo scenario.

Proprio per queste due assenze, quella dell’altra sera non può essere considerata la benedizione ufficiale di Francesco Scalia alla candidatura di Marino Fardelli. Perché mancavano due pezzi fondamentali dell’alleanza, quelli che potrebbero avere tutto l’interesse a non appoggiare Fardelli.

 

IL TAVOLO CON POMPEO

Il senatore Francesco Scalia ed il presidente della Provincia Antonio Pompeo sono amici da quando indossavano entrambi i calzoncini corti. Hanno condiviso tutto, successi e sconfitte. Come accade tra gli amici veri ogni tanto litigano e qualche volta «fanno pure a sediate». Ma perché il legame tra loro glielo consente. E ogni discussione, dopo poco, non lascia traccia.

Pompeo si è formato alla stessa scuola nella quale è cresciuto Scalia: non corre per principio ma solo per vincere. Se l’alleanza con i sindaci che sta intessendo poco alla volta, sotto traccia, senza clamori, raggiungerà quella massa critica di voti necessari per tentare il balzo, Antonio Pompeo si candiderà. A costo di far saltare il tavolo.

Il silenzio di queste settimane è dovuto proprio al fatto che è nel pieno del lavoro con cui aggregare quella massa critica di voti. La strategia del presidente Pompeo mira sul punto più debole di Marino Fardelli. E cioè sul fatto che cinque anni fa il consigliere regionale scese in campo  potendo contare sull’appoggio d’un caposaldo della politica Cassinate: Anna Teresa Formisano. Oggi la lady di ferro ha già mandato un segnale: alle primario Pd i suoi voti non sono finiti sul listone renziano (sostenuto da Fardelli) ma su quello per Emiliano. Altra debolezza: la volta scorsa Marino veniva preceduto da Cesare Fardelli. E’ (oltre che suo padre) l’uomo che ha costruito quasi tutte le elezioni di quasi tutti gli uomini vincenti della Democrazia Cristiana negli anni Ottanta. Ora Cesare fa il nonno  tempo pieno e Marino dovrà dimostrare d’averne raccolto tutta l’eredità.

 

IL TAVOLO CON COSTANZO

Simone Costanzo è stato finora l’ago della bilancia negli equilibri interni di una Federazione Provinciale Pd divisa quasi equamente tra Francesco De Angelis (maggioranza nel Partito) e Francesco Scalia (minoranza).

Oggi il Segretario sta seduto sulla sponda del fiume politico. Ed aspetta ottobre. Perché  fino a quella data Nicola Zingaretti ha suggerito un rallentamento nei lavori della I Commissione. E’ quella che sta scrivendo la nuova legge elettorale regionale: dovrà tenere conto delle quote rosa. Soprattutto dovrà stabilire come vanno assegnati i dieci seggi che fino a ieri sono stati assegnati in automatico al presidente vincitore delle elezioni. Potrebbe scattare un seggio in più sulle Province del Lazio. Ma anche no. E Costanzo aspetta di conoscere anche la nuova legge elettorale nazionale.

Simone Costanzo ha frequentato a lungo l’area di Francesco De Angelis. Sa benissimo che è un cannibale e se candiderà due persone alle Regionali (un uomo ed una donna) punterà come minimo ad eleggerne tre. Per lo stesso motivo sa benissimo che Marino Fardelli è il candidato ideale contro il quale De Angelis spera si debba misurare il suo pupillo Mauro Buschini.

Soprattutto, Costanzo aspetta che inizi a produrre conseguenze sul territorio la nuova alleanza regionale. Quella che vede insieme Zingaretti – Astorre – Scalia – Moscardelli. E’ nel combinato disposto tra quegli effetti e la nuova legge elettorale che intende infilarsi e rivendicare un ruolo per la sua area.

C’è stato un tempo in cui il Segretario Provinciale era un delfino del Senatore. Ruppero in occasione di un’elezione regionale. Il Segretario accusò il Senatore di avere diviso le sue forze tra troppi candidati, senza avere favorito – in realtà – nessuno di loro. E consentendo così l’elezione di Buschini.

Proprio perché ogni tanto ci si dimentica che Scalia siede a tutti i tavoli nello stesso momento e nemmeno Scalia sa con chi starà Scalia.

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