La strana moda della resurrezione

Foto: Valerio De Rose / Imagoeconomica

Da Nietsche ai maestri del pensiero moderno: per arrivare alle incredibili resurrezioni in politica. Da Draghi e Conte (Casalino compreso). I risorti e chi vorrebbe risorgere. La beffa a D'Alema. E la resurrezione di Fiorito

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

“Non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità”. (1Cor 15)

Lo scriveva convinto San Paolo nelle sue lettere ai Corinzi. Parte tra le più pregiate del Nuovo Testamento. Ed oggi che è Pasqua non si può non pensare alla Resurrezione. Certamente a quella che ha segnato la storia della nostra civiltà, quella di Cristo.

Che si sia religiosi o meno, Cristiani o meno è innegabile che la potenza culturale del concetto di resurrezione ha cambiato i destini culturali e religiosi degli ultimi due millenni. Il fascino influente dell’immortalità, anzi mi correggo, della vita eterna ci affascina da secoli. Ci rapisce. Ed è trasversale alle culture ed alle religioni. Pervade, lo vedremo, anche la politica.

Un po’ di sano maschilismo…

Peter Von Cornelius – Le tre marie al sepolcro (1813)

Scriveva Jean Charles con una fragorosa dose di maschilismo: “Quando Gesù resuscitò si fece vedere prima dalle donne perché la notizia si spargesse più presto.”

Ma la battuta nasconde una enorme verità, donne o meno, l’immagine del Cristo che passa vita divina, risorgendo, è la più potente della storia. Senza dubbio è la più potente della storia. Ha superato fulmineamente tutti i confini e ci tiene da millenni incollati ad una cultura piena di fascino come quella cristiana. Tanto rapidamente quanto si diffuse nella civiltà dell’epoca e poi profondamente per millenni.

Insomma, nella storia quel concetto lo avevano espresso in molti. Lo stesso Cicerone nostro conterraneo arpinate lo scrisse con un centinaio di anni di vantaggio: “La morte non è un tramonto che cancella tutto, ma un passaggio, una migrazione e l’inizio di un’altra vita per ogni vita.” Ma oltre qualche cenno di apprezzamento il concetto non affascinò.

… e di anticristianesimo

Sarà per questo che Nietzsche ce l’aveva tanto col cristianesimo. Lo accusava quasi di aver barato. Era così adirato che profuse infinite forze per scrivere addirittura Der Antichrist. L’anticristo. Che titolo violento.

L’obiettivo polemico de “L’anticristo” nietzscheano però non è Cristo, per cui Nietzsche usa anzi parole lusinghiere,  ma Paolo di Tarso, considerato sia il fondatore della teologia cristiana,  il cui caposaldo è la resurrezione dei corpi gloriosi, inedita rispetto alla resurrezione dell’anima, che invece non era una novità per il mondo greco, sia il presunto mistificatore del messaggio del Nazzareno.

Nietzsche di Gustav-Adolf Schultze (d. 1897)

La teologia paolina segna pertanto l’inizio di un mondo sopramondano, o perlomeno di una distinzione tra un mondo, quello in cui viviamo, inferiore, peggiore, a cui se ne oppone un altro superiore, migliore.
La teoria dei due mondi, filosoficamente parlando, non è estranea al platonismo, che riconosce un mondo perfetto delle idee o Iperuranio e un mondo sbiadito delle copie tutt’altro che perfette. Perciò non è un caso se il platonismo viene creduto dai primissimi Padri della Chiesa come il cammino di preparazione al Cristianesimo.

A proposito del sopramondo prospettato dalla teologia cristiana, sarebbe meglio dire paolina, è come se Nietzsche rinfacciasse all’ex persecutore di cristiani Paolo , convertito alla causa della fede solo dopo la folgorazione sulla via di Damasco , di voler truccare le carte già in partenza, giocando al perenne rinvio delle promesse cristiane. Tra cui la più efficace di tutte è il trionfo sulla morte.

E vi sembra poco.

Dio è morto… secondo i Nomadi

Il cristianesimo ha dalla sua l’eternità, l’uomo invece dispone solo di un periodo limitato nel quale può affermare nietzscheanamente la propria volontà e può diventare ciò che. Questo il traguardo quasi irraggiungibile prospettato dal filosofo tedesco.

Quella cristiana è dunque una morale, contestava Nietzsche, che ha saputo produrre valori irrealizzabili, per questo vi è la necessità di trasmutare questi valori, andare al di là del bene e del male, o meglio di quello che la religione cristiana ha creduto essere “bene” e “male”.

La trasmutazione dei valori nietzscheana in questo concetto dovrà portare all’avvento dello Übermensch, sia che lo si traduca come Superuomo o  come Oltreuomo.

I Nomadi al Cantagiro del 1967

Dire che “Dio è morto”, affermazione contenuta nell’opera nietzscheana intitolata “La gaia scienza”, per Nietzsche equivale a dire che i vecchi valori sono defunti. Motivo per cui i tempi sono maturi per l’avvento del Superuomo, che altro non è se non il dio di se stesso.

Ma io, anche se appassionato,  non sono titolato ad addentrarmi in una discettazione filosofico  teologica di tale livello e più prosaicamente mi chiedo: “chissà cosa avrebbe pensato il filosofo della potenza tedesco della citazione dei Nomadi nella famosa canzone Dio è Morto”. Di Augusto Daolio che la plagiava alla causa di “un mondo nuovo ed una speranza appena nata”. E delle generazioni sociali e poi politiche che da quella cultura pro o contro alternativamente sono nate.

Insomma, chiosando,  il buon Nietzsche, seppur mente geniale, un po’ “rosicava” della potenza evocativa e comunicativa del Vangelo

Il concetto di resurrezione lo faceva impazzire perché era imbattibile. Insuperabile.

La resurrezione di Draghi (e Conte)

Ed è di questo che molto più banalmente vogliamo parlare della resurrezione applicata alla politica. Insomma non la resurrezione religiosa ma quella profana. Perché di morti viventi come in questo periodo non se ne vedevano dalla compianta prima serie di “The walking dead

Insomma guardiamo Mario Draghi. Con quella cera e quella faccia scavata, non promette bene. È vero che lo davamo per sepolto dopo l’esperienza alla Banca Centrale Europea, destinato alla sua pensione, ma anche lui è improvvisamente risorto assurgendo direttamente alla Presidenza del Consiglio. Una resurrezione dorata al pari della pensione.

Mario Draghi

Eppure la faccia non ci convince. Troppo somigliante a Mr. Burns il presidente della centrale nucleare dei Simpson.

Lo avrebbe descritto bene Nietzsche (giuro lo cito per l’ultima volta, ma è il mio filosofo preferito). Sosteneva acidamente: “Non è vero che Cristo è risorto, sennò i cristiani avrebbero un’altra faccia.” Ed in effetti a guardare la faccia di Draghi qualche sospetto rimane. E certamente la sua di resurrezione non sta ottenendo lo stesso successo. Sembra quasi un ircocervo con la testa di Draghi ed il corpo ed il programma di Conte e Casalino. Perché a dire il vero la politica di governo non è cambiata di una virgola.

Ma anche Conte è risorto. Proditoriamente trombato e passato da osannato premier a quisque de populo è stato indicato come nuovo capo politico del Movimento Cinque Stelle. Una resurrezione in piena regola.

La resurrezione di Salvini

Ma se Atene piange Sparta non ride. (Che tutti pensano sia un detto greco ma è tratto dall’ ”Aristodemo” di Vincenzo Monti).

Che vogliamo dire di Salvini e della lega che dopo essersi “autosuicidati”, come dice con tautologico rafforzativo il maestro Peppe Viti, nel passato agosto, sudaticci e con il mojito in spiaggia, furono turlupinati dal maramaldo Renzi attraverso il Conte Bis.

Viktor Orban con Matteo Salvini (Imagoeconomica)

Stavolta, come si è aperto uno spiraglio di rientrare nel governo Draghi, si sono presentati con maschia determinazione alle consultazioni dicendo che, pur di tornare al Governo, avrebbero accettato il programma di Draghi “senza se e senza ma” e non avevano “nessuna pregiudiziale”. Ricordavano un po’ Mariangela Melato in “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”, prima tutta trattenuta per poi concedersi, ripetutamente e lascivamente, senza condizione alcuna.

Fatto sta che dal limbo in cui era finito, o ci si era messo, oggi Salvini, risorto insperatamente, ha riconquistato spazio ed agibilità politica.

La resurrezione di Silvio

Vogliamo parlare di Silvio Berlusconi? Uno dato per morto una settantina di volte che oggi con colpo di schiena ben assestato ti piazza un tris di ministri in campo come Brunetta la Gelmini e la Carfagna. Roba da resuscitare pure “la taranta di centrodestra di Checco Zalone”. Il cavaliere è un campione mondiale di resurrezione. Un  highlander che ci riserverà ancora certamente sorprese.

E Renzi. Renzi che ogni volta lo danno per morto e rispunta perennemente con quella bocca piena di parole ad urlare “signoriii” ai malcapitati di turno. Lui non è resuscitato. È resuscitante. Al punto che si inizia a pensarlo un vampiro.

Foto Daniele Scudieri / Imagoeconomica

Tanto che Letta, resuscitato anch’egli come segretario del PD, nel prossimo incontro che ha annunciato farà anche con il leader di Italia Viva (anche il nome viva è rafforzativo del concetto) sembra porterà con sé aglio, crocifissi, un paletto di frassino ed una pistola col colpo d’argento.

Ad un certo punto, per interposta persona attraverso Oronzo Arcuri, era resuscitato pure Massimone D’Alema.

L’eterno D’Alema

Un grande. Ho di lui un ricordo meraviglioso di cui conservo ancora il video. Quando venne ad Anagni e tenne un comizio in piazza Giovanni Paolo II dove gli organizzatori poco avveduti direzionarono il palco con alle spalle le due finestre di un mio comitato elettorale.

In questo, un’ora prima, staccai le tende e misi il mio manifesto a copertura di tutte le finestre, che praticamente divennero lo sfondo del palco. E l’immagine di d’Alema, che per me, all’epoca, rappresentava il potere vero, che indispettito mi insultava in molteplici modi, senza mai citarmi per nome, ma solo indicando con il pollice alla sue spalle i manifesti che gli facevano da sfondo con scritto a caratteri cubitali “il futuro è Fiorito” ancora mi rende entusiasta.

Ha un piede fuori dal sepolcro pure Romano Prodi, dato come papabile per resuscitare da Presidente della Repubblica. Ma dovrà fare i conti con il redivivo Mattarella che in troppi danno prematuramente  per morto e sepolto nella corsa al Quirinale. 

Luigi Di Maio. (Foto: Saverio De Giglio / Imagoeconomica)

E che vogliamo dire dei danniferi ministri Luigi Di Maio e Roberto Speranza che, nonostante le non brillanti prestazioni, una volta morto il Conte Bis sono tra i pochi ad essere risorti come ministri tornando nello stesso dicastero da dove erano decaduti. Tornano sempre sul luogo del delitto.

La resurrezione di Giorgia

E della Meloni che, unica a non essere entrata nel governo Draghi, prima data per morta è invece risorta monopolizzando l’opposizione e risalendo ampiamente nei sondaggi.

Insomma non è solo la pasqua di resurrezione ma è una intera classe politica di risorti che certo non stanno lasciando nei contemporanei lo stesso straordinario giudizio del loro illustre predecessore.

Per commentarli mi viene in mente solo uno straordinario aforisma contenuto ne “Le minime” di Alessandro Morandotti che si sposa perfettamente col periodo attuale: “Forse siamo già risorti. Per punizione!”.

La Pasqua di Fiorito

La mia personale pasqua politica invece ha un sapore dolce.

Nel 2001 aprii la campagna da sindaco in coincidenza con la Santa Pasqua era il quindici aprile. Nottetempo affissi un manifesto che raffigurava un uovo di pasqua gigante il quale si stava come schiudendo e lasciava trasparire barbagli di luce dal suo interno con scritto sotto: “L’uovo oggi… la sorpresa il 13  Maggio”. Che era la data delle elezioni. Molti mi presero in giro. Ma poi maggio arrivò.

Franco Fiorito (Foto: Valerio De Rose / Imagoeconomica)

Nel 2005 invece fui eletto in Regione pochi giorni dopo Pasqua. Insomma la Pasqua di Resurrezione mi ha sempre portato fortuna ed io l’ho sempre amata per il suo profondo e potente messaggio che non può permettersi di ignorare né chi come me ha la fortuna di credere né chi non gode dello stesso privilegio. Perché quel giorno, quell’avvenimento ha cambiato la storia e la cultura occidentale più di ogni altro.

Certo sono un caso raro. Contemporaneamente credo in quella cristiana ed in quella nietzscheiana della volontà che egli stesso descriveva così: “Sì, c’è qualcosa di invulnerabile, d’inseppellibile in me, qualcosa che frantuma le rocce: si chiama la mia volontà. Silenziosa e immutata resta al passare degli anni. […] Sì, tu sei quella che trasforma tutti i sepolcri in rovine: salute a te, mia volontà! E soltanto dove ci sono sepolcri, ci sono resurrezioni”.

Ma sinceramente non vi trovo alcuna reciproca contraddizione reale.

In finale, lo avrete intuito, io credo profondamente nella Resurrezione. Che sia materiale, spirituale, terrena, ultraterrena o solo morale ed intellettuale non importa. Eterna o quotidiana che sia. Io sono certo che risorgerò.

Ed è per questo che come epitaffio preferito cito spesso quello che J.R.R. Tolkien descriveva attribuendolo ad un suo caro amico che voleva si scrivesse sulla sua tomba:

“Era profondamente religioso, ed aveva tanta fede nella resurrezione, che sulla sua lapide fece incidere solo due parole: ‘Torno subito!’.”

Buona Pasqua a tutti. Buona resurrezione.